20/12/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: Per celebrare davvero il Natale, soffermiamoci sui “luoghi dello stupore”

L’altro, dice Francesco, è uno di questi luoghi: “In lui dobbiamo riconoscere un fratello, perché dalla nascita di Gesù ogni volto porta impresse le Sue sembianze”. Poi vengono “la Storia, nella quale Cristo scombina le carte” e la Chiesa “una Madre che, pur tra macchie e rughe, lascia trasparire i lineamenti della Sposa amata e purificata da Cristo Signore”. Un appello per il processo per la pace in Siria e Nicaragua, una preghiera per le popolazioni indiane colpite dall’alluvione. E la tradizionale benedizione dei Bambinelli.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L’altro, la Storia e la Chiesa: sono i “luoghi dello stupore”, sui quali il cristiano si deve soffermare se vuole celebrare in maniera proficua il Natale. Lo ha detto papa Francesco prima della preghiera mariana dell’Angelus, che oggi coincide con il Giubileo dei bambini degli oratori romani. Francesco benedice i Bambinelli portati in piazza dai più piccoli: “Cari bambini, quando pregherete davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi ringrazio, e buon Natale!”.

Prima della preghiera, Francesco commenta il Vangelo della quarta domenica di Avvento, la visita di Maria a Elisabetta: “Nell’incontro tra le due donne, immaginatele, una anziana e l’altra giovane, è la giovane Maria, che per prima saluta: «Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta» (Lc 1,40). E, dopo quel saluto, Elisabetta si sente avvolta da grande stupore, non dimenticatevi di questa parola, lo stupore. Elisabetta si sente avvolta da grande stupore, che risuona nelle sue parole: «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?»”. E si abbracciano, si baciano, gioiose queste due donne: l’anziana e la giovane, ambedue incinte.

Per celebrare in modo proficuo il Natale, sottolinea il pontefice, “siamo chiamati a soffermarci sui ‘luoghi’ dello stupore. E quali sono questi luoghi dello stupore nella vita quotidiana? Ce ne sono tre. Il primo luogo è l’altro, nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale di Gesù, ogni volto porta impresse le sembianze del Figlio di Dio. Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare”.

Un altro luogo dello stupore in cui, se guardiamo con fede, proviamo proprio stupore è la storia: “Tante volte crediamo di vederla per il verso giusto, e invece rischiamo di leggerla alla rovescia. Succede quando essa ci sembra determinata dall’economia di mercato, regolata dalla finanza e dagli affari, dominata dai potenti di turno. Il Dio del Natale è invece un Dio che ‘scombina le carte’: gli piace farlo. Come canta Maria nel Magnificat, è il Signore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote”.

Un terzo luogo dello stupore “è la Chiesa: guardarla con lo stupore della fede significa non limitarsi a considerarla soltanto come istituzione religiosa, ma sentirla come una Madre che, pur tra macchie e rughe, e ne abbiamo tante, lascia trasparire i lineamenti della Sposa amata e purificata da Cristo Signore. Una Chiesa che sa riconoscere i molti segni di amore fedele che Dio continuamente le invia. Una Chiesa per la quale il Signore Gesù non sarà mai un possesso da difendere gelosamente: quelli che fanno questo sono sbagliati. Ma sempre Colui che le viene incontro e che essa sa attendere con fiducia e gioia, dando voce alla speranza del mondo. La Chiesa che chiama il Signore: ‘Vieni, Signore Gesù!’. La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti, anzi la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani, e portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale”.

A Natale, conclude Francesco prima della preghiera, “Dio ci dona tutto Sé stesso donando il suo Figlio, l’Unico, che è tutta la sua gioia. E solo con il cuore di Maria, l’umile e povera figlia di Sion, diventata Madre del Figlio dell’Altissimo, è possibile esultare e rallegrarsi per il grande dono di Dio e per la sua imprevedibile sorpresa. Ci aiuti Lei a percepire lo stupore per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza ci farà anche noi sentire questo grande stupore dell’incontro con Gesù. Ma non possiamo fare questa esperienza se non Lo incontriamo negli altri, nella Storia e nella Chiesa”.

Subito dopo la preghiera, il papa lancia un appello per la pace in Siria: “Anche quest’oggi mi è caro rivolgere un pensiero all’amata Siria, esprimendo vivo apprezzamento per l’intesa appena raggiunta dalla Comunità internazionale. Incoraggio tutti a proseguire con generoso slancio il cammino verso la cessazione delle violenze ed una soluzione negoziata che porti alla pace. Parimenti penso alla vicina Libia, dove il recente impegno assunto tra le Parti per un Governo di unità nazionale invita alla speranza per il futuro”.

Allo stesso modo, Francesco desidera anche “sostenere l’impegno di collaborazione cui sono chiamati il Costa Rica ed il Nicaragua. Auspico che un rinnovato spirito di fraternità rafforzi ulteriormente il dialogo e la cooperazione reciproca, come anche tra tutti i Paesi della Regione. Il mio pensiero va in questo momento alle care popolazioni dell’India, colpite recentemente da una grave alluvione. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, che soffrono a causa di tale calamità, e affidiamo le anime dei defunti alla misericordia di Dio. Preghiamo per tutti questi fratelli dell’India una Ave Maria alla Madonna”. La piazza si unisce e recita con il papa la preghiera.

Subito dopo i saluti: “Oggi il primo saluto è riservato ai bambini di Roma. Ma questi bambini sanno fare rumore eh? Sono venuti per la tradizionale benedizione dei ‘Bambinelli’, organizzata dal Centro Oratori Romani. Cari bambini, sentite bene: quando pregherete davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi ringrazio, e buon Natale!”.

Infine un saluto per le famiglie della comunità “Figli in Cielo” e quelle legate, nella speranza e nel dolore, all’Ospedale Bambino Gesù: “Cari genitori, vi assicuro la mia vicinanza spirituale e vi incoraggio a continuare il vostro cammino di fede e di fraternità”.

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