22/10/2025, 12.45
VATICANO
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Papa: 'Resurrezione guarisce la tristezza, malattia del nostro tempo'

Leone XIV, all'udienza generale, nella catechesi giubilare, ha meditato sul Vangelo dei discepoli di Emmaus: "Il gesto del pane spezzato riapre gli occhi del cuore". Al termine, l'invito a rinnovare "la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa". Il ricordo di san Giovanni Paolo II nella sua festa liturgica: "47 anni fa esortava il mondo ad aprirsi a Cristo". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Maltempo e pioggia non hanno fermato migliaia di fedeli accorsi in piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì, con papa Leone XIV. Così, una distesa colorata di ombrelli ha assistito alla catechesi giubilare del pontefice sul tema La Risurrezione di Cristo, risposta alla tristezza dell’essere umano. “Oggi rifletteremo su come la risurrezione di Cristo può guarire una delle malattie del nostro tempo: la tristezza”, ha esordito Prevost. Al centro della riflessione odierna il Vangelo di Luca sui discepoli di Emmaus (24,13-29). 

Al termine dell’udienza, al momento dei saluti, Leone XIV ha ricordato che “il mese di ottobre ci invita a rinnovare la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa”. malate, sposi novelli, giovani e studenti, ha condiviso l’invito ad “essere missionari del Vangelo, offrendo […] concreto sostegno a quanti dedicano l’esistenza alla evangelizzazione dei popoli”. Proponendo di fare ciò “con la forza della preghiera, con le potenzialità della vita coniugale e con le fresche energie della giovinezza”. Ricordata anche la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II. “Esattamente 47 anni fa, in questa piazza, egli ha esortato il mondo ad aprirsi a Cristo. Questo appello è valido ancora oggi: tutti siamo chiamati a farlo nostro”, ha detto.

Nella catechesi, letta in apertura, Prevost ha parlato della resurrezione di Gesù come di “un’esplosione di vita e di gioia che ha cambiato il senso dell’intera realtà, da negativo a positivo”. Essa è avvenuta, nonostante i suoi dirompenti significati, in modo “mite, nascosto, si direbbe umile”, ha aggiunto il papa. E può portare sollievo alla tristezza, che è “una delle malattie del nostro tempo”, che “accompagna le giornate di tante persone”. Una ricaduta “interiore” che pare oscurare “ogni slancio di gioia”.

Infatti, la tristezza fa percepire la vita “un viaggio senza direzione e senza significato”. È la stessa esperienza che vivono i due discepoli di Emmaus. “Delusi e scoraggiati, se ne vanno da Gerusalemme, lasciandosi alle spalle le speranze riposte in Gesù, che è stato crocifisso e sepolto”, ha spiegato Prevost. Vi è un “paradosso” insito nel loro comportamento. “Questo triste viaggio di sconfitta e di ritorno all’ordinario si compie lo stesso giorno della vittoria della luce, della Pasqua”, ha sottolineato. Così, quando “tutto sembra perduto”, sono affiancati da un “viandante” che non riconoscono. “La tristezza annebbia il loro sguardo”, ha detto.

Ascoltandolo mentre li “rimprovera” per essere “stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” (v. 25), nei due discepoli di Emmaus “si riaccende il calore della speranza”. Lo riconoscono poi, quando il “viandante” - Gesù Risorto - prende il pane, lo spezza e lo offre. “Subito si riaccende la gioia, l’energia scorre di nuovo nelle membra stanche, la memoria torna a farsi grata”, in quanto “il gesto del pane spezzato riapre gli occhi del cuore”.

“Gesù non è risorto a parole, ma con i fatti”, ha continuato papa Leone XIV. “La gioia inattesa dei discepoli di Emmaus ci sia di dolce monito quando il cammino si fa duro”. Gesù Risolto cambia “radicalmente prospettiva”, riempiendo di speranza il vuoto causato dalla tristezza. “Nei sentieri del cuore, il Risorto cammina con noi e per noi”. Riconoscerlo significa “cambiare sguardo sul mondo: tornare alla luce per riconoscere la Verità che ci ha salvato e ci salva”. 

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