20/02/2022, 12.29
VATICANO
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Papa: com'è triste quando i cristiani pensano a farsi la guerra

Rivolgendosi ai fedeli durante la preghiera dell'Angelus Francesco ha commentato l'invito evangelico a porgere l'altra guancia: "Non è il ripiego del perdente, ma l’azione di chi ha una forza interiore più grande, che vince il male col bene, che apre una breccia nel cuore del nemico". Il pensiero a medici, infermieri e volontari negli ospedali: eroi di tutti i giorni, anche dopo la pandemia.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra”. Mentre il mondo è col fiato sospeso per le notizie dall’Ucraina papa Francesco è tornato oggi a ripetere il suo invito alla pace rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus.

Occasione per questa riflessione è stato il commento al brano di Vangelo della liturgia di oggi con l’invito di Gesù "Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano", seguito dall’immagine ancora più concreta "A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra" (Lc. 6,27-29). “Il Signore - ha commentato papa Francesco - sembra chiedere l’impossibile. E poi, perché amare i nemici? Se non si reagisce ai prepotenti, ogni sopruso ha via libera, e questo non è giusto. Ma davvero il Signore ci chiede cose impossibili, anzi ingiuste?”.

Il pontefice ha invitato a rileggere questo invito alla luce delle parole rivolte da Gesù alla guardia che lo aveva schiaffeggiato durante la Passione: "Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" (Gv 18,23). “Porgere l’altra guancia - ha spiegato Francesco - non significa subire in silenzio, cedere all’ingiustizia. Gesù con la sua domanda denuncia ciò che è ingiusto. Però lo fa senza ira né violenza, anzi con gentilezza. Non vuole innescare una discussione, ma disinnescare il rancore: spegnere insieme l’odio e l’ingiustizia, cercando di recuperare il fratello colpevole”. La mitezza di Gesù è dunque una risposta più forte: “Porgere l’altra guancia – ha proseguito il papa - non è il ripiego del perdente, ma l’azione di chi ha una forza interiore più grande, che vince il male col bene, che apre una breccia nel cuore del nemico, smascherando l’assurdità del suo odio. Non è dettata dal calcolo, ma dall’amore”. 

Ma è possibile amare così anche i propri nemici? “Se dipendesse solo da noi – ha risposto Francesco - sarebbe impossibile. Ma ricordiamoci che, quando il Signore chiede qualcosa, vuole donarla. Quando mi dice di amare i nemici, vuole darmi la capacità di farlo”. È dunque grazie allo Spirito di Gesù che “possiamo rispondere al male con il bene, amare chi ci fa del male. Così fanno i cristiani”.

Vale per la vergogna delle guerre, ma anche per le tante situazioni più quotidiane in cui coviamo rancore verso chi ci ha fatto del male. “Pregare per chi ci ha trattato male – ha concluso il papa - è la prima cosa per trasformare il male in bene. La Vergine Maria ci aiuti a essere operatori di pace verso tutti, soprattutto verso chi ci è ostile e non ci piace”.

Dopo la preghiera mariana, salutando i gruppi presenti, Francesco ha voluto esprimere la sua vicinanza alle popolazioni colpite da calamità naturali nel Sud Est del Madagascar e nella zona di Petropolis in Brasile. Infine ha ricordato la Giornata nazionale del personale sanitario che si celebra oggi in Italia. “Dobbiamo ricordare - ha commentato - tanti medici, infermieri, volontari che stanno vicino agli ammalati, li curano, li aiutano. Lo hanno mostrato con il loro comportamento eroico nel tempo del Covid, ma questa eroicità rimane tutti i giorni”.

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