19/01/2022, 10.25
VATICANO
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Papa: la tenerezza è un modo inaspettato di fare giustizia

“Dio non è spaventato dai nostri peccati, dai nostri errori, dalle nostre cadute, mettiamocelo bene in testa ma è spaventato dalla chiusura del nostro cuore, dalla nostra mancanza di fede nel suo amore”. “È giusto che chi ha sbagliato paghi per il proprio errore, ma è altrettanto più giusto che chi ha sbagliato possa redimersi dal proprio errore. Non può esserci condanna senza finestra di speranza”.  “Preghiamo perché tutti i discepoli di Cristo perseverino nel cammino dell’unità”, 

Città del Vaticano (AsiaNews) – La tenerezza “è qualcosa di più grande della logica del mondo”, è “un modo inaspettato di fare giustizia”, è “l’esperienza di sentirsi amati e accolti proprio nella nostra povertà e nella nostra miseria, e quindi trasformati dall’amore di Dio”. La tenerezza anche verso “coloro che hanno sbagliato” è stata al centro del discorso di papa Francesco per l’udienza generale di oggi nella quale, continuando il ciclo di catechesi su San Giuseppe, ha parlato di “San Giuseppe padre nella tenerezza”.

Le cinquemila persone presenti nell’aula Paolo VI sono state ance invitate a pregare per gli abitanti delle isole colpite dall’eruzione del vulcano Tonga ai quali si è detto spiritualmente vicino.

Il Papa ha innanzi tutto ricordato che “anche se i Vangeli non ci danno particolari su come egli abbia esercitato la sua paternità, però possiamo stare certi che il suo essere uomo ‘giusto’ si sia tradotto anche nell’educazione data a Gesù”. Esempio della tenerezza paterna, ha aggiunto, è la parabola del Padre misericordioso. Il figliol prodigo “si aspettava una punizione, una giustizia che al massimo gli avrebbe potuto dare il posto di uno dei servi, ma si ritrova avvolto dall’abbraccio del padre”.

“La tenerezza è qualcosa di più grande della logica del mondo. È un modo inaspettato di fare giustizia. Ecco perché non dobbiamo mai dimenticare che Dio non è spaventato dai nostri peccati, dai nostri errori, dalle nostre cadute, mettiamocelo bene in testa ma è spaventato dalla chiusura del nostro cuore, dalla nostra mancanza di fede nel suo amore. C’è una grande tenerezza nell’esperienza dell’amore di Dio. Ed è bello pensare che il primo a trasmettere a Gesù questa realtà sia stato proprio Giuseppe. Infatti le cose di Dio ci giungono sempre attraverso la mediazione di esperienze umane”.

“Allora possiamo domandarci se noi stessi abbiamo fatto esperienza di questa tenerezza, e se a nostra volta ne siamo diventati testimoni. Infatti la tenerezza non è prima di tutto una questione emotiva o sentimentale: è l’esperienza di sentirsi amati e accolti proprio nella nostra povertà e nella nostra miseria, e quindi trasformati dall’amore di Dio. Dio non fa affidamento solo sui nostri talenti, ma anche sulla nostra debolezza redenta”.

“L’esperienza della tenerezza consiste nel vedere la potenza di Dio passare proprio attraverso ciò che ci rende più fragili; a patto però di convertirci dallo sguardo del Maligno che «ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità», mentre lo Spirito Santo «la porta alla luce con tenerezza» (Patris corde, 2). «È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. […]”. “Per questo è importante incontrare la Misericordia di Dio, specie nel Sacramento della Riconciliazione, facendo un’esperienza di verità e tenerezza. Paradossalmente anche il Maligno può dirci la verità, ma, se lo fa, è per condannarci. Noi sappiamo però che la Verità che viene da Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona» (Patris corde, 2). Dio perdona sempre, anche le cose più brutte, siamo noi che ci stanchiamo d chiedere perdono”. “La misericordia di Dio - ha ribadito - non si spaventa nostro passato, delle nostre coese brutte, soltanto si spaventa della chiusura. Tutti noi abbiamo conti da risolvere, ma fare i conti con Dio è una cosa bellissima, perché noi cominciamo parlare e lui ci abbraccia”.

“Ci fa bene allora specchiarci nella paternità di Giuseppe e domandarci se permettiamo al Signore di amarci con la sua tenerezza, trasformando ognuno di noi in uomini e donne capaci di amare così. Senza questa ‘rivoluzione della tenerezza’ rischiamo di rimanere imprigionati in una giustizia che non permette di rialzarsi facilmente e che confonde la redenzione con la punizione. Per questo, oggi voglio ricordare in modo particolare i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono in carcere. È giusto che chi ha sbagliato paghi per il proprio errore, ma è altrettanto più giusto che chi ha sbagliato possa redimersi dal proprio errore. Non può esserci condanna senza finestra di speranza”. E al termine del discorso, ha invitato a chiedere a “San Giuseppe, padre nella tenerezza, insegnaci ad accettare di essere amati proprio in ciò che in noi è più debole. Fa’ che non mettiamo nessun impedimento tra la nostra povertà e la grandezza dell’amore di Dio. Suscita in noi il desiderio di accostarci al Sacramento della Riconciliazione, per essere perdonati e anche resi capaci di amare con tenerezza i nostri fratelli e le nostre sorelle nella loro povertà. Sii vicino a coloro che hanno sbagliato e per questo ne pagano il prezzo; aiutali a trovare, insieme alla giustizia, anche la tenerezza per poter ricominciare. E insegna loro che il primo modo di ricominciare è domandare sinceramente perdono per sentire la carezza del Padre”.

Nei saluti ai diversi gruppi linguistici, Francesco ha anche ricordato che siamo nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “Preghiamo – ha detto agli inglesi - perché tutti i discepoli di Cristo perseverino nel cammino dell’unità”, “vi incoraggio – l’esortazione ai portoghesi - affinché, bandendo ogni forma di indifferenza, confusione e odiosa rivalità, collaboriate con tutti i cristiani per amore di Cristo. Uniamoci tutti nel suo Nome!”. Ai polacchi ha ricordato che “è compito di ogni battezzato impegnarsi per ciò che Gesù desiderava: che tutti siano uno. Vi invito a pregare affinché tutti i cristiani, scoprendo la tenerezza dell’amore di Dio, si amino reciprocamente” e infine agli italiani che “la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che è iniziata ieri, ci invita a chiedere al Signore con insistenza il dono della piena comunione tra i credenti”.

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