12/11/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: nel mondo di oggi “la più grande carestia è quella della carità”

"In tanti può sorgere anche il dubbio che Dio, pur essendo Padre, sia anche padrone. Allora sembra meglio non affidarsi a Lui fino in fondo, perché potrebbe chiedere qualcosa di troppo impegnativo o persino mandare qualche prova. Ma questo è un grande inganno: è l’inganno antico del nemico di Dio e dell’uomo, che camuffa la realtà e traveste il bene da male".

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nel mondo di oggi “la più grande carestia è quella della carità: servono soprattutto persone con occhi rinnovati dall’amore e sguardi che infondano speranza”, sguardi che vedano chi ci è vicino, soprattutto se povero, perché, come diceva don Luigi Guanella, “la miseria non può aspettare”.

“Fidarsi, guardare e affrettarsi” sono i tre verbi pensati da papa Francesco come pensiero che san Luigi potrebbe usare per confermare la Famiglia Guanelliana nella fede, nella speranza e nella carità.

Al pellegrinaggio della Famiglia Guanelliana, ricevuta questa mattina, il Papa ha detto che “fidarsi” è “la certezza che Dio è Padre misericordioso e provvidente”. “Dio – ha proseguito - è padre e non riesce a non amarci. Nemmeno è capace di stare lontano dai suoi figli. Se siamo distanti da Lui, veniamo attesi; quando ci avviciniamo, siamo abbracciati; se cadiamo, ci rialza; se siamo pentiti, ci perdona. E desidera sempre venirci incontro. San Luigi ha tanto creduto in questo amore concreto e provvidente del Padre, da avere spesso il coraggio di superare i limiti della prudenza umana, pur di mettere in pratica il Vangelo. Per lui la Provvidenza non era una ‘poesia’, ma la realtà. Dio ha cura di noi e vuole che ci fidiamo di Lui”.

“Penso – ha detto ancora - che il Padre celeste sia molto dispiaciuto, quando vede che i suoi figli non si fidano pienamente di Lui: credono forse a un Dio lontano, più che nel Padre misericordioso. In tanti può sorgere anche il dubbio che Dio, pur essendo Padre, sia anche padrone. Allora sembra meglio non affidarsi a Lui fino in fondo, perché potrebbe chiedere qualcosa di troppo impegnativo o persino mandare qualche prova. Ma questo è un grande inganno: è l’inganno antico del nemico di Dio e dell’uomo, che camuffa la realtà e traveste il bene da male. È la prima tentazione: prendere le distanze da Dio, intimoriti dal sospetto che la sua paternità non sia davvero provvidente e buona. Dio è invece soltanto amore, puro amore provvidente. Egli ci ama più di quanto amiamo noi stessi e sa qual è il nostro vero bene. Per questo desidera che nel corso della vita diventiamo quello che siamo dal momento del Battesimo: dei figli amati, che sono in grado di vincere la paura e di non cadere nel lamento, perché il Padre ha cura di noi”.

Il secondo verbo è “guardare”. “Il Padre creatore suscita anche la creatività in coloro che vivono come suoi figli. Allora essi imparano a guardare il mondo con occhi nuovi, resi più luminosi dall’amore e dalla speranza. Sono occhi che permettono di guardarsi dentro con verità e di vedere lontano nella carità. A questo sguardo gli altri non appaiono come ostacoli da superare, ma come fratelli e sorelle da accogliere. Si scopre così, come disse Don Guanella, che ‘l’amore del prossimo è il conforto della vita’. Nel mondo non mancano mai i problemi e il nostro tempo conosce purtroppo nuove povertà e tante ingiustizie. Ma la più grande carestia è quella della carità: servono soprattutto persone con occhi rinnovati dall’amore e sguardi che infondano speranza. Perché ‘l’amore farà trovare modi e discorsi per confortare chi è debole’, diceva ancora il vostro fondatore.  A volte la nostra vista spirituale è miope, perché non riusciamo a guardare al di là del nostro io. Altre volte siamo presbiti: ci piace aiutare chi è lontano, ma non siamo capaci di chinarci verso chi vive accanto a noi. Talvolta, invece, preferiamo chiudere gli occhi, perché siamo stanchi, sopraffatti dal pessimismo. Don Guanella, che raccomandava di guardare Gesù a partire dal suo cuore, ci invita ad avere lo stesso sguardo del Signore: uno sguardo che infonde speranza e gioia, capace al tempo stesso di provare un ‘vivo senso di compatimento’ nei confronti di chi soffre”.

“E infine, affrettarsi. ‘I poveri sono i figli prediletti’ del Padre, diceva san Luigi, che amava ripetere: ‘chi dà ai poveri, presta a Dio’. Come il Padre è delicato e concreto nei riguardi dei figli più piccoli e deboli, così anche noi non possiamo far attendere i fratelli e le sorelle in difficoltà, perché – sono sempre parole di Don Guanella – ‘la miseria non può aspettare. E noi non possiamo fermarci fino a quando ci sono poveri da soccorrere!’. La Madonna si affrettò per raggiungere la cugina Elisabetta (cfr Lc 1,39). Anche noi ascoltiamo l’invito dello Spirito ad andare subito incontro a chi ha bisogno delle nostre cure e del nostro affetto, perché, come insegnava san Luigi, ‘un cuore cristiano che crede e che sente non può passare davanti alle indigenze del povero senza soccorrervi’”.

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