08/02/2012, 00.00
PALESTINA-ISRAELE
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Patriarca latino di Gerusalemme favorevole all'accordo Fatah-Hamas

La riconciliazione risponde "alle aspirazioni dei palestinesi all’unità e bisogna esserne contenti”. Stupore per le critiche espresse dal premier israeliano Netanyahu. In ogni caso mons. Twal rimane impegnato a una "pace per tutti, una buona intesa con Israele e l’unione fra i fratelli palestinesi”.
Gerusalemme (AsiaNews) – Il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, ha commentato in modo positivo la notizia di un accordo raggiunto ieri a Doha fra il movimento Hamas e il movimento Fatah per affidare al presidente Mahmoud Abbas la guida di un governo di unione palestinese. “Vogliamo la pace con e fra tutti”, ha dichiarato il capo della Chiesa latina; fra palestinesi e fra i palestinesi e Israele. La “dichiarazione di Doha” è avvenuta nel quadro delle riunioni avvenute il 5 febbraio fra Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese e capo di Fatah, e Hamas Khaled Mechaal, responsabile di Hamas. Fra i due partiti le relazioni sono tese dal 2007 e dopo l’ascesa al potere di Hamas nella striscia di Gaza. L’accordo di ieri l’altro viene a rinforzare un “Accordo di riconciliazione” stipulato nel 2011. L’incontro si è svolto alla presenza dell’emiro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, e in seguito all’iniziativa del re Abdullah di Giordania.

L’accordo sarà confermato al Cairo il 18 febbraio. Il presidente dell’Autorità palestinese sarà alla guida di un governo di transizione, unico per la Cisgiordania e per la striscia di Gaza. Le parti hanno convenuto di “perseguire il processo di ristrutturazione dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) così da integrare Hamas e la Jihad islamica nel seno di questa istanza, che rappresenta tutti i palestinesi”. Il governo avrà anche il compito di “supervisionare la ricostruzione di Gaza” e di “preparare le elezioni” inizialmente previste per il 4 maggio 2012.

Il patriarca di Gerusalemme commenta che “non vede nessun ostacolo nel fatto che tutti i palestinesi si mettano ad aiutare Mahmoud Abbas per realizzare queste due iniziative”. Il presidente palestinese è “un uomo moderato, di apertura e cooperazione”. Grazie all’accordo, Mahmoud Abbas sarà sia presidente che Primo ministro, rimpiazzando l’economista Salam Fayyad, sostenuto dall’occidente. Il patriarca esprime rincrescimento per questo cambiamento, guardando al “grande lavoro effettuato con successo da Salam Fayyad per preparare con discrezione e serietà le infrastrutture di un futuro Stato palestinese”.

L’accordo di Doha è stato criticato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu: “Se Abu Mazen (Mahmoud Abbas, n.d.r) applica ciò che è stato firmato a Doha, sceglie di abbandonare la via della pace per unirsi ad Hamas”, ha dichiarato. “O è la pace con Hamas, o è la pace con Israele. Non si possono avere insieme”. “Non è così!”: il patriarca si stupisce di “questa reazione”, perché “questa riconciliazione risponde alle aspirazioni dei palestinesi all’unità e bisogna esserne contenti”. Mons. Fouad Twal aggiunge: “Vogliamo la pace per tutti, una buona intesa con Israele e l’unione fra i fratelli palestinesi in tutte le loro correnti di pensiero politico. D’altronde, chi non conosce nella propria famiglia punti di vista diversi o opposti?”. Il patriarca parla di una “reciprocità anormale” nei due campi, “in cui ci sono quelli che non vogliono riconoscere lo Stato di Israele come altri non vogliono riconoscere lo Stato di Palestina”.

Il patriarca spera che la riconciliazione “possa contribuire a mantenere i negoziati, che non sono mai cessati, direttamente o indirettamente. Ne sono prova la liberazione del soldato Shalit e di più di mille palestinesi. Il dialogo è fatto per persone che non vanno d’accordo. Non c’è nulla da guadagnare nel volerlo rompere. Bisogna lottare contro lo spirito di divisione, non è mai il modo migliore di lavorare per disegnare un cammino di pace”.

Mons. Twal chiede di pregare “per una pace giusta e conclusiva qui in Terrasanta e per i Paesi che la circondano" e afferma che i cambiamenti nel mondo arabo non devono essere ignorati.  Fra tutte. il patriarca afferma che "la crisi siriana ci preoccupa molto” e che egli comprende la paura dei responsabili religiosi in Siria, i quali temono di finire come un altro Iraq.
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