06/04/2004, 00.00
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Pechino ha l'ultima parola sulla democrazia di Hong Kong

Hong Kong (AsiaNews) – Il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo ha decretato oggi che ogni riforma politica ad Hong Kong deve essere anzitutto sottomessa a Pechino per ricevere l'approvazione. I 176 membri, di cui solo 6 hanno diretta conoscenza dello stile di vita di Hong Kong, hanno in pratica riaffermato il potere della Cina sul presente e sul futuro del territorio. La decisione , già scontata per molti, sta facendo crescere critiche verso Pechino e verso il governatore di Hong Kong, l'armatore Tung Chee-hwa, da molti ritenuto troppo servile verso la madrepatria.

Tsang Hin-chi, l'unico delegato di Hong Kong nel Comitato Permanente, ha detto che decisione di Pechino "è molto vaga" e permette al sistema elettorale di Hong Kong di "cambiare" o "di restare lo stesso di prima". Organizzazione per i diritti umani vedono invece nella mossa della Cina un'affermazione di potere assoluto sul territorio. "Il  popolo di Hong Kong è stato derubato dei suoi diritti", ha detto Law Yuk-kai, dello Human Rights Monitor.

Hong Kong era passato alla Cina nel '97 sotto la formula "un paese, due sistemi", lasciando al territorio una "ampia autonomia", eccetto che nella politica estera e nella sicurezza nazionale. Negli ultimi anni i gruppi democratici hanno spinto per le riforme, chiedendo l'elezione diretta del governatore entro il 2007 e il suffragio universale entro il 2008.  La Basic Law, la mini costituzione che governa Hong Kong  - firmata da Pechino e Londra - ammette queste riforme politiche, ma non stabilisce nessuna agenda.

La decisione di Pechino di legiferare sulla "interpretazione" della Basic Law è venuta prima ancora che ad Hong Kong si preparasse una bozza per la riforma del sistema elettorale. E non era stata nemmeno richiesta dal governo della città. Secondo alcuni analisti, essa mina la distinzione fra i "due sistemi", mettendo anche Hong Kong sotto "il sistema" cinese. James To, parlamentare democratico di Hong Kong, ha detto che la decisione della Cina di "interpretare" la Basic Law è "illegale" perché coincide con un emendamento della costituzione fatto senza  le procedure specifiche.

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