14/01/2011, 00.00
CINA
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Pechino: intere famiglie cacciate da casa, senza preavviso e senza tutela

Polizia e funzionari urbanistici hanno guidato la “cacciata” forzosa di centinaia di residenti. Le loro cose gettate in strada. Il tribunale rifiuta di ricevere le denunce e la gente commenta: non abbiamo nessuna tutela.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità cacciano da casa le famiglie di interi edifici della zona est di Pechino, gettando i loro beni in strada. Al posto delle vecchie case sorgeranno con probabilità nuovi moderni grattacieli, strade e centri commerciali, con grande guadagno per ditte edili e leader locali. Ma i residenti lamentano che le case erano loro e che il governo dà indennizzi troppo miseri per trovare un’altra abitazione.

Il 6 gennaio verso mezzogiorno, nei villaggi di Guojiacun e Xiaohongmen, nel distretto orientale di Chaoyang, sono arrivati un veicolo senza targa e un minibus da cui sono scesi operai edili.

“Erano presenti circa 100-200 persone - dice Wu Lihong, un residente, all’agenzia Radio Free Asia – che sono salite nelle loro case… Sono state cacciate fuori dalle loro case. E’ stato davvero orribile”.

“C’era la polizia e personale dell’ufficio urbanistico cittadino – aggiunge Zhan Jiang, attivista per i diritti umani che ha cercato di opporsi – e tante altre persone che non si capiva chi fossero. Hanno cacciato fuori [i residenti], poi è venuta una ditta di traslochi e ha portato tutte le loro cose fuori di casa”. “Poi hanno demolito le case. C’erano tanti operai, con picconi e asce, bulldozer e scavatori meccanici”.

I residenti hanno protestato presso le autorità che l’esproprio è immotivato, ma il Tribunale distrettuale di Chaoyang ha rifiutato 6 volte di ricevere le denunce.

L’elevato valore degli immobili in Cina, specie nelle grandi città, spesso spinge le autorità locali a simili espropri coatti, per rivendere i terreni con grande guadagno. I residenti ricevono indennizzi del tutto inadeguati e insufficienti per comprare un’altra abitazione, o vengono loro assegnati alloggi lontani anche chilometri. Nel dicembre 2007,  il Centro per i diritti sull’abitazione e gli espropri, ong che vigila sulle violazioni dei diritti sull’abitazione, con base a Ginevra, ha accusato il Governo di Pechino e il Comitato per la preparazione dei Giochi Olimpici di Pechino di un “abissale disprezzo” per i diritti di circa 1,25 milioni di persone cacciate da casa per le opere legate ai Giochi Olimpici. Ancora nei primi mesi del 2008 sono state “sfrattate” 13mila persone ogni settimana per le opere per i Giochi.

Wu dice che chi ha rifiutato di sottoscrivere un accordo con le autorità potrebbe chiedere un indennizzo di 6mila yuan per metro quadrato, “ma il prezzo di mercato più basso per simili immobili è di 30mila yuan al metro”.

La residente Han Oifang lamenta che i cittadini non hanno tutela, perché “funzionari, costruttori, tribunali e persino gruppi criminali sono tutti insieme” per cacciarli via.

Nel Paese ci sono ogni anno oltre 87mila proteste per ragioni economiche, spesso per espropri forzati di case o terre agricole, appetibili per ditte edili e funzionari locali.

(nella foto: un momento dell’esproprio “coatto”)

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