29/02/2008, 00.00
MALAYSIA
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Per cambiare, la Malaysia ha bisogno di alternanza politica

di JC Tansen*
Ad una settimana dalle elezioni generali, uno scrittore malaysiano invita la popolazione a smettere di sognare ed iniziare a “far crescere un vero sistema multipartitico, unica garanzia di una sana democrazia”. L’8 marzo alle urne; si dà per scontata la vittoria della coalizione guidata dall’Umno (United Malays National Organisation), al potere dal 1959.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – L’8 marzo ci saranno le elezioni generali in Malaysia. Per molti si tratta di una stagione per cominciare a sognare. Sognare una Malaysia dove il sole splende di nuovo per tutti, riscaldando in egual modo ogni cittadino; dove esistano opportunità e privilegi senza discriminazioni di credo, razza o rango sociale; una Malaysia che si prende cura dei bisognosi e apprezzi il valore della vita. Sognare un primo ministro, il quale creda che la presenza di così tante etnie e popolazioni indigene e religioni, l’abbondanza della flora e della fauna siano la più grande risorsa e forza del Paese e che vada fatto di tutto per fare in modo che questo universo variegato fiorisca. Questa Malaysia è un focolaio di idee dove diversi punti di vista sono ben accetti e possono essere sollevati dubbi e perplessità. Un primo ministro che dia voce a questo tipo di visione e prenda iniziative efficaci per concretizzarla farebbe notizia ogni giorno in tutto il mondo!
 
Invece ci troviamo sotto i riflettori dei media internazionali, perché da noi vengono confiscate Bibbie all’aeroporto, perché si ritirano dalle librerie volumi non musulmani che parlano del Profeta, perché ai cristiani non è permesso usare la parola “Allah”, perché si impongono funerali musulmani anche a chi in vita si era convertito dall’islam o perché ci sono manifestazioni di massa e malcontento popolare tra le minoranze etniche i cui leader vengono arrestati senza processo.
Questi episodi rendono il nostro Paese mediocre agli occhi del mondo intero.
 
Intanto la quintessenza della Malaysia, cara a molti cuori, un paradiso naturale per piante e animali, fatta di paesaggi mistici e di gente energica e compassionevole, fatica a venire fuori.
 
Queste elezioni generali devono mettere fine alla lunga stagione delle denunce di ciò che il governo ha fatto o ha mancato di fare. Il governo e il Paese che abbiamo ha molto a che fare con il modo con cui votiamo. Fin dall’inizio, la Malaysia ha votato non “per scuotere la barca” o per cambiarne la direzione, ma per perpetuare lo stato delle cose, giustificando il suo voto con un “ancora una volta lo stesso” come il prezzo da pagare per la pace.
 
Portando avanti questo modo di pensare, non possiamo immaginare una Malaysia che goda di una solida stabilità, ma sia anche grande e invidiata dal mondo civile. Quando un elettorato accorda per decenni ad un partito una maggioranza di due terzi, il messaggio chiaro che arriva a quel partito è “state governando bene, continuate così”. Senza preoccuparsi di come ha agito, il governo si aspetta di essere rieletto alla prossima consultazione generale e se sente lamentele, le respinge come rumori di sottofondo in una classe scolastica. Diversi malaysiani sono soddisfatti, perché i loro sogni si sono realizzati: hanno una bella auto o due, i loro figli frequentano scuole private, hanno donne delle pulizie a casa, il loro conto in banca è consistente e si sentono liberi di praticare la loro fede. La Malaysia dei privilegiati si realizza con la sofferenza dei ceti sociali più bassi e ai danni dell’ambiente. Grazie ad opportunità e benefici dispari tra i cittadini, lavoro di migranti sottopagati, disoccupazione e inquinamento.
 
Per iniziare ad occuparci di questi e altri problemi, l’elettorato malaysiano deve imparare a far crescere e nutrire i partiti politici. La possibile alternanza non solo metterà in luce le questioni più urgenti, ma motiverà il partito al governo ad essere più attento, i media ad essere più onesti e il sistema giudiziario più equo. Quando il partito al potere è onnipotente, i mezzi di comunicazione e la magistratura si preoccupano solo di compiacerlo e diventano parziali. I media e la Giustizia svolgono un ruolo vitale per mantenere sana una democrazia. Controllano e bilanciano la tendenza umana ad abusare del potere quando è concentrato nelle mani di pochi. Un’altra Malaysia non può nascere da un giorno all’altro è vero. Ma possiamo gettare ora il seme, votando per “non più lo stesso”.
 
*Tansen è uno scrittore cattolico impegnato nella difesa del patrimonio culturale e ambientale
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