26/05/2009, 00.00
UZBEKISTAN
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Per i bambini uzbeki i compiti a casa sono produrre cotone

Nelle scuole della provincia di Ferghana gli studenti debono realizzare a casa 200 capsule di semi di cotone a testa. Il governo permette lo sfruttamento dei minori nell’industria che crea il principale indotto del commercio con l’estero.
Tashkent (AsiaNews/Agenzie) - Strano compito a casa per i bambini delle scuole uzbeke della provincia di Ferghana. Gli insegnanti hanno insegnato loro come produrre con la carta delle capsule che contengono il seme del cotone. A casa ne devono fare 200 a testa e poi consegnarle in classe.
 
È l’ultima trovata del governo di Tashkent per utilizzare i minori nell’industria del cotone che costituisce il principale prodotto di esportazione del Paese. Nei mesi della raccolta, da settembre sino a dicembre, scuole ed università restano chiuse perché bambini e ragazzi vengono impiegati nei campi.
 
Lo scorso anno alcuni dei principali gruppi occidentali della grande distribuzione hanno boicottato i prodotti contenenti cotone uzbeko. Colossi come Wal Mart e Marks & Spencer hanno cercato così di protestare contro lo sfruttamento dei minori nelle piantagioni. Ma le piogge ed il maltempo hanno rovinato i campi di cotone ed il governo di Tashkent è tornato a permettere l’uso della manodopera dei bambini per far fronte all’emergenza in risposta alle pressioni dei coltivatori.
 
Il Paese vieta di per sé il lavoro minorile, ma l’industria del cotone in Uzbeksitan, che è di proprietà statale, è portata avanti con modelli di lavorazione artigianale che richiedono un elevato impiego di manovalanza. I bambini hanno dei costi molto inferiori agli adulti che in media ricevono tra i 6 e i 7 dollari al giorno.
 
Karim Bozorboev, attivista per i diritti umani nella provincia di Sirdaryo, afferma che le autorità dichiarano alla comunità internazionale di voler combattere lo sfruttamento del lavoro minorile, ma poi nei fatti lo permettono o addirittura lo appoggiano. Afferma Bozorboev: “Durante la stagione della raccolta del 2008 abbiamo ricevuto informazioni che un rappresentante del governo provinciale, incaricato delle politiche agricole, ha detto alla gente che ‘se non avessero mandato i loro bambini nei campi, sarebbero stati dichiarati nemici della nazione’”.
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