15/07/2008, 00.00
NEPAL
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Preghiera interreligiosa per onorare la memoria di p. Prakash, martire del Nepal

di Kalpit Parajuli
I leader delle principali fedi del Paese condannano l’assassinio del prete cattolico, il primo martire della Chiesa nepalese. Essi invitano i fedeli a proseguire nel solco tracciato dal missionario, lavorando per i più poveri e per promuovere il dialogo fra le religioni.

Kathmandu (AsiaNews) – Dolore e sconcerto, ma anche la profonda consapevolezza che l’opera tracciata dal sacerdote cattolico continuerà a dare i suoi frutti, con un’attenzione ai più bisognosi e nel confronto aperto e schietto fra le diverse fedi religiose. È con questo spirito che ieri, lunedì 14 luglio nell’auditorium della scuola di San Francesco Saverio a Jawalakhel, si è tenuta una cerimonia interconfessionale di commemorazione  per ricordare p. Prakash Moyalan, il sacerdote cattolico ucciso il primo luglio da una banda di quattro uomini armati.

Alla veglia di preghiera, organizzata dall’associazione Nepal Catholic Samaj, hanno partecipato i leader delle principali religioni presenti nel Paese (cattolici, protestanti, buddisti, indù e musulmani), alla presenza di oltre 800 fedeli che hanno voluto manifestare il proprio affetto e un sentito ringraziamento a p. Prakash per il suo lavoro instancabile a favore dell’intera comunità cristiana.

Durante la funzione essi hanno condannato l’assassinio del prete cattolico definendolo un “atto brutale”, e hanno innalzato una comune preghiera per onorarne la memoria. Mons. Anthony Sharma, vicario apostolico in Nepal, ha ricordato le “buone opere” compiute da p. Prakash, mentre p. Benjamin Pampackel, superiore dei Salesiani di Don Bosco nel Paese, ha sottolineato la costante “attenzione e il servizio a favore dei poveri, senza mai un lamento né un segno di stanchezza”. Indira Manandhar, membro del forum interreligioso nepalese, definisce “animale” il gesto compiuto dagli assassini; Keshav Chaulagain – segretario generale del forum – manifesta “solidarietà alla comunità cattolica, duramente provata da questa tragedia” e chiede a tutte le religioni “ di condannare senza sé e senza ma il gesto”. Il presidente della federazione indù, Damodar Gautam, invita a farsi “trascinare dall’opera instancabile del prete cattolico, perché si possa lavorare assieme” per il bene del Paese e della gente.

P. John Prakash, indiano del Kerala, si era stabilito In Nepal 10 anni fa. Era il preside della Don Bosco School, viveva con altri due salesiani nella residenza vicino alla scuola e aveva avviato attività e iniziative a favore dei poveri, delle donne e dei bambini. Lo scorso 1 luglio quattro uomini armati hanno fatto irruzione nella residenza del prete chiedendo del denaro. Egli ha dato loro tutto quello che aveva, ma ha ricevuto in cambio tre pallottole che lo hanno ferito a morte. Gli assassini – ancora oggi non identificati – hanno fatto esplodere un ordigno rudimentale prima di abbandonare l’edificio e far perdere le proprie tracce.

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