24/10/2025, 12.01
PAKISTAN - AFGHANISTAN
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Prezzi alle stelle e beni che scarseggiano per la chiusura dei confini fra Islamabad e Kabul

Il blocco in atto da 12 giorni ha innescato una “crisi dei prezzi” nei generi di prima necessità. Il costo dei pomodori aumentato di cinque volte da inizio mese. Un funzionario ammette: “Non abbiamo notizie” sulla riapertura della frontiera. Attesa per l’incontro tra le parti del 26 ottobre.

Islamabad (AsiaNews) - La chiusura dei confini tra Islamabad e kabul, che dura ormai da oltre 12 giorni e le inevitabili ripercussioni diplomatiche, ha anche innescato la cosiddetta “crisi dei prezzi” in entrambi i Paesi con aumenti diffusi, in particolare dei beni di prima necessità: fra i molti esempi quello dei pomodori che ora costano cinque volte di più in Pakistan da che, a inizio mese, sono divampati i combattimenti fra le due nazioni vicine col commercio, e i transiti trans-frontalieri, che si sono bruscamente interrotti. I valichi sono chiusi dall’11 ottobre, a seguito dei combattimenti terrestri e dei raid aerei pakistani lungo i 2.600 km di frontiera che hanno causato decine di vittime da entrambe le parti. 

Le relazioni tra i due Paesi sono instabili da quando nell’agosto 2021 i talebani sono tornati al potere dopo il ritiro del contingente NATO a guida statunitense. Da anni Islamabad accusa Kabul di proteggere e sostenere economicamente i talebani pakistani, che puntano a istituire anche in Pakistan un Emirato islamico su modello di quello afghano prendendo di mira principalmente le infrastrutture statali.

Anche se l’anno non si è ancora concluso ed è stata raggiunta una fragile tregua la scorsa settimana, è probabile che il 2025 segnerà il maggior numero di perdite tra le forze di sicurezza pakistane mai registrate finora. Negli ultimi quattro anni il Pakistan, sotto la guida dell’ex premier Imran Khan, ha tentato (invano) di siglare degli accordi di cessate il fuoco coi Tehrik-i Taliban Paksitan (Ttp), su cui i talebani afghani dicono di non avere controllo.

“Non abbiamo informazioni su quando verrà riaperto il confine con l’Afghanistan” ha dichiarato un alto funzionario dell’amministrazione di Chaman, in Pakistan. Egli ha inoltre aggiunto che, nonostante i commercianti e le persone coinvolte nell’importazione e nell’esportazione stiano chiedendo la riapertura del confine, finora non è stata presa alcuna decisione. Tutti gli scambi commerciali e il transito dei mezzi e delle persone sono stati bloccati dallo scoppio dei combattimenti, ha confermato ieri alla Reuters Khan Jan Alokozay, capo della Camera di commercio pakistano-afghana a Kabul. “Ogni giorno che passa, entrambe le parti - aggiunge - perdono circa un milione di dollari”.

Frutta fresca, verdura, minerali, medicinali, grano, riso, zucchero, carne e latticini costituiscono la maggior parte del volume commerciale annuale fra i due Paesi, per un valore complessivo di circa 2,3 miliardi di dollari. I prezzi dei pomodori, ampiamente utilizzati nella cucina pakistana, sono aumentati di oltre il 400% fino a raggiungere circa 600 rupie al kg. Anche le mele, che provengono principalmente dall’Afghanistan, stanno subendo un aumento dei prezzi. “Circa 5mila container di merci sono bloccati su entrambi i lati del confine” riferisce un membro dell’amministrazione pakistana al principale valico di frontiera di Torkham, con “carenze sul mercato di pomodori, mele e uva”. Le flebili speranze di riapertura sono rivolte all’incontro, in programma il 26 ottobre, fra Islamabad e Kabul, durante il quale le parti decideranno i piani futuri alla luce dei recenti scontri.

“Le attività commerciali e imprenditoriali tra Pakistan e Afghanistan saranno ripristinate in base all’esito dell’incontro di Istanbul” ha dichiarato al quotidiano Dawn Imran Khan Kakar, un importante uomo d’affari della zona. Le autorità hanno aperto il Friendship Gate per un periodo di tempo limitato per il rimpatrio dei rifugiati afghani, che stavano raggiungendo Chaman da diverse zone del Balochistan e di Karachi. Anche le attività della sezione immigrazione della Federal Investigation Agency (Fia) sono state sospese e coloro che si recavano in Afghanistan con visti e passaporti sono rimasti bloccati a Chaman a causa della chiusura del confine. “Oltre 5mila pakistani sono bloccati a Spin Boldak, dove si recano quotidianamente oltre a Vesh, per svolgere le loro piccole attività commerciali” ha dichiarato un funzionario Fia.

Secondo i responsabili della dogana pakistani, più di 1.009 camion che trasportano merci in transito, esportazioni e importazioni sono bloccati a causa della sospensione dello sdoganamento dovuta a una “aggressione immotivata” da parte di Kabul. L’interruzione segue la sospensione delle operazioni nei principali valichi di frontiera - tra cui Tor­k­ham, Ghulam Khan, Kha­rlachi e Angoor Adda - a partire dal 12 ottobre e al confine di Chaman dal 15 ottobre. Infine, sul fronte del commercio bilaterale, la congestione rimane grave al confine di Torkham, dove 255 veicoli di esportazione e 24 veicoli di importazione sono attualmente bloccati al terminal. Altri 200 camion, bloccati lungo la strada Jamrud-Landi Kotal, sono in attesa di sdoganamento. Di contro, il confine di Chaman ha un traffico relativamente più leggero con 255 veicoli di esportazione e cinque veicoli di importazione ancora in attesa di essere sdoganati. Per mitigare i disagi e garantire la continua disponibilità di beni essenziali, le autorità di frontiera della regione a nord hanno sdoganato in modo pro-attivo le spedizioni arrivate prima della chiusura delle frontiere.

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