10/03/2007, 00.00
CINA
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Promesso un processo "pubblico" contro 17 “terroristi uighuri"

Arrestati a gennaio per sospetti legami con al-Qaeda, non sono ancora state rivelate le prove che li incriminano. Le autorità insistono sul pericolo del terrorismo, ma non forniscono spiegazioni circa le attività contro gli uighuri.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Saranno forse processati in modo pubblico i 17 presunti terroristi uighuri arrestati a gennaio durante un raid della polizia sull’altopiano del Pamir nello Xinjiang, vicino al confine pakistano. Le autorità insistono sul pericolo del terrorismo, ma non danno spiegazioni circa le loro attività contro la popolazione locale. 

Shi Dagang, segretario del Partito comunista del distretto di Kashgar (Xinjiang) non ha precisato né dove si farà il processo, né chi potrà attendervi, ma ha promesso che eso sarà "pubblico". Incontrando la stampa, Shi ha spiegato che i sospetti sono stati arrestati in un centro di addestramento del Movimento islamico del Turkestan orientale (Etim), erano istruiti dai talebani e in stretto contatto con al-Qaeda per compiere attentati terroristici in Cina. Tuttavia nessuno straniero è stato trovato al momento dell’incursione della polizia, che ha anche ucciso 18 presunti terroristi, perdendo un uomo. Secondo Shi, sono stati sequestrati oltre 1.500 granate assemblate solo in parte e una grande quantità di armi ed esplosivi. Pechino da tempo accusa l’Etim di avere legami con il terrorismo islamico.

Tuttavia Ismail Tiliwaldi, presidente della Regione autonoma dello Xinjiang, dice che nella zona c’è sempre meno spazio per i terroristi. Interpellato da cronisti del quotidiano South China Morning Post, non ha chiarito la sorte di Ablikim Abdiriyim, figlio della nota attivista Rebiya Kadeer, costretta all’esilio dopo essere stata detenuta per anni per la sua difesa dei diritti della popolazione uighuri. Amnesty International ha denunciato che l’uomo è detenuto in cattive condizioni di salute e senza cure mediche, dopo essere stato condannato per “sovversione” in un processo a porte chiuse.

Varie fonti, tra cui le Nazioni Unite, accusano Pechino di usare il pretesto del terrorismo per perseguitare l’etnia uighuri. Nella regione l’Ufficio Affari religiosi limita la pratica religiosa della popolazione e proibisce a donne e minori di entrare nelle moschee. Le scuole islamiche sono pure proibite. Secondo un quotidiano locale, nel 2005 la Cina ha arrestato 18.227 uighuri con l’accusa di “minacciare la sicurezza nazionale”.

 

 

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