09/12/2009, 00.00
COREA DEL NORD
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Pyongyang, la popolazione insorge contro la povertà generata dalla nuova moneta

di Joseph Yun Li-sun
La decisione improvvisa di cambiare valuta ha distrutto i risparmi di tutta la popolazione, che per le prima volta manifesta pubblicamente contro un decreto preso dal regime di Kim Jong-il.

Pyongyang (AsiaNews) – La decisione di cambiare d’imperio la moneta nordcoreana, presa improvvisamente dal governo di Pyongyang lo scorso 1° dicembre, ha scatenato una rarissima protesta popolare in uno dei Paesi più repressivi al mondo. La popolazione, infatti, ha ammonticchiato piccoli cumuli della vecchia valuta e ne ha fatto dei piccoli roghi, nella capitale e in alcune cittadine di campagna.

Secondo una fonte locale, citata dal Korean Daily, “è il modo con cui i cittadini hanno dimostrato la propria frustrazione per una decisione, non annunciata, che ha di fatto trasformato i loro risparmi in carta straccia. Anche perché il cambio è di 100 a 1”. Ufficialmente, il regime ha ordinato il cambio per combattere coloro che accumulano  denaro in modo illegale mediante affari sporchi. In realtà, dicono sempre le fonti locali, “è un tentativo di calmierare i prezzi dopo l’ennesima carestia”.

In ogni caso, il governo ha ordinato all’esercito di sparare a vista contro chi cerca di passare in Cina o nella parte sud della penisola. La decisione è stata annunciata dal Comitato nazionale difesa, presieduto dal ‘Caro Leader’ Kim Jong-il, che teme la fuga di capitali all’estero.

Tuttavia, secondo le stime degli osservatori internazionali, la cancellazione dei risparmi della popolazione imporrà ai nordcoreani tagli alimentari pari a circa il 50 per cento delle calorie. I contadini della zona di Sinuiju, contattati dall’Organizzazione non governativa sudocoreana Good Friends, dicono: “Abbiamo lavorato come cani per mesi per sopravvivere all’inverno e ora siamo rimasti con le tasche piene di carta straccia”.

La misura del ‘Caro Leader’ tranquillizza invece i generali che, a causa dei commerci clandestini, avevano visto assottigliarsi le risorse da sottrarre ai magazzini di Stato e investire nei loro privatissimi commerci. Incapaci di stroncare i traffici privati fioriti tra campagne e città i capi d’esercito e polizia hanno cercato in questi anni di recuperare i proventi perduti ordinando prima l’arresto di tutti i mercanti clandestini e poi imponendo un sistema di mazzette per consentirne la liberazione dai centri di detenzione.

Secondo un recente rapporto di East West, un centro studi sponsorizzato al Congresso americano, nelle province del nord le forze di sicurezza hanno l’autorizzazione ad arrestare chiunque sia trovato a vendere o acquistare nei mercatini privati. Il pagamento di una congrua tangente, dicono le fonti, “garantisce però la quasi immediata scarcerazione e la continuazione degli affari”. Secondo Scott Snyder, direttore del Centro per le politiche fra Usa e Corea, aggiunge: “Tutto questo impoverirà ancora di più la popolazione. È una mossa che un governo prende solo quando è disperato”.

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