06/10/2008, 00.00
SRI LANKA
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Riprendono gli aiuti Onu, nel settentrione dilaniato dalla guerra

di Melani Manel Perera
Una bomba ha oggi ucciso 26 persone, tra cui un importante oppositore politico. L’Onu riprende l’invio di aiuti a 1,1 milioni di sfollati, privi di tutto, ma c’è preoccupazione per la sicurezza persino degli operatori umanitari.

Colombo (AsiaNews) – Almeno 26 morti e 80 feriti per un attentato suicida oggi nella città di Anuradhapura, antico centro turistico 200 chilometri a nord di Colombo. Intanto ambienti Onu lamentano che non c’è nemmeno sicurezza per gli operatori umanitari e sono abbandonati i profughi della guerra in atto.

Il governo accusa i ribelli Tigri Tamil per l’attentato, avvenuto durante l’inaugurazione di un nuovo ufficio del Partito d’opposizione United National (Unp). E’ anche morto il generale in pensione Janaka Perera, leader del partito.  Ma Tisas Attanayake, segretario Unp, risponde che Perera era stato minacciato sia dai ribelli che da ambienti del governo e che, comunque, “il governo ne ha favorito l’uccisione non provvedendo alla sua sicurezza, nonostante ripetute richieste”.

Intanto il 3 ottobre Tony Banbury, direttore per l’Asia del Programma alimentare mondiale (Wfp) delle Nazioni Unite, insiste che “non sono tollerabili né minacce agli operatori umanitari né interruzioni agli aiuti alimentari per le popolazioni colpite dal perdurante conflitto nel nord del Paese” tra Tigri ed esercito.

L’aumento delle violenze ha causato l’interruzione degli aiuti a circa 1,1 milioni di profughi, privi di riparo e di tutto. Ora il Wfp ha ripreso l’invio di un primo carico di cibo nella zona controllata dalle Tigri. Ambienti militari hanno criticato questi aiuti, perché ritengono che se ne approprino i ribelli. Ma Azeb Asrat, direttore esecutivo dell’Afp per lo Sri Lanka, commenta che “il cibo e gli altri aiuti per i civili sono essenziali, come pure è la sicurezza per gli operatori umanitari che li aiutano”. “Le vittime del conflitto mancano di ogni cosa”.

L’Onu e gruppi umanitari hanno lasciato la regione di Wanni il 16 settembre, obbedendo alla direttiva del governo di spostarsi fuori della zona controllata dai ribelli. Da allora solo gruppi cristiani hanno potuto continuare ad aiutare gli sfollati.

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