07/02/2009, 00.00
SRI LANKA
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Si aggrava la situazione dei civili nella zona di Vanni

di Melani Manel Perera
Circa 250mila profughi non hanno nulla ed è quasi impossibile portare loro il cibo. Bombardato l’unico ospedale ancora in funzione, i pazienti sono portati all’esterno.

Colombo (AsiaNews) – “Circa 250mila persone mancano del cibo nella regione settentrionale di Vanni (Sri Lanka) per la guerra in atto e gli scarsi raccolti causati dalle inondazioni”. La denuncia di ieri del Programma Alimentare Mondiale (Wfp), rilancia l’allarme della Caritas che “è terribile la situazione dei civili [nella zona di guerra], con numerosi morti e feriti e penuria di cibo, ripari, medicine”.

Il Wfp denuncia che ormai “è quasi del tutto venuto meno qualsiasi struttura vitale, cosa che rende più acuta la generale insicurezza alimentare… Per la sopravvivenza la gente dipende quasi del tutto dagli aiuti alimentari umanitari”.

Anche Paul Castella del Comitato Internazionale della Croce Rossa spiega che “i profughi civili dipendono del tutto dagli aiuti umanitari, anche per il cibo, non possono nemmeno coltivarlo”.

Sarasi Wijerathne, portavoce della Croce Rossa, spiega che sono in corso trattative con le parti in guerra per concordare un corridoio per portare i feriti fuori dalla zona di battaglia. Vuole portare via almeno 500 feriti e malati. I pazienti sono stati evacuati dall’ospedale di Puthokuddyruppu, l’unico ancora funzionante nella zona, dopo che è stato bombardato almeno 4 volte tra il 1° e il 3 febbraio.

La guerra tra esercito e ribelli delle Tigri Tamil ha costretto la popolazione a lasciare le case e ogni attività. Gli stessi operatori del Wfp non hanno quasi nessun accesso alla zona di Vanni, da quando nel settembre 2008 il governo ha chiesto all’Onu di lasciare la zona, prima di scagliare un’offensiva maggiore. Da allora il Wfp è riuscito a inviare nella zona solo 11 convogli con circa 7.400 tonnellate di aiuti alimentari e non. Ma l’11mo convoglio è rimasto intrappolato per giorni negli scontri il 16 gennaio e solo con difficoltà è riuscito a tornare indietro dopo giorni. Il Wfp ha quindi sospeso i convogli e solo il 29 gennaio il governo ha inviato un convoglio di aiuti, che ha raggiunto la città di Puthokuddyruppu.

Solo sacerdoti e suore sono ancora presenti nella zona di guerra e la Caritas denuncia che un suo ufficio e diversi veicoli sono stati colpiti da granate.

L’ultima stima del Segretario alla Difesa, sulla base dei dati del governo, parla di meno di 100mila civili ancora intrappolati a Vanni, ma organismi umanitari dicono che sono 250mila.

Patrick Nicholson, portavoce della Caritas, ripete che “non possiamo abbandonare questa gente nel bisogno” e invita le parti in conflitto a rispettare le regole internazionali per la protezione dei civili.

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