24/05/2023, 14.59
HONG KONG-CINA
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Scuole da chiudere, l'ultima frontiera del bavaglio a Hong Kong

Negata dall'amministrazione pubblica ogni possibilità di salvataggio per la Po Yan Oblate Primary School, una storica scuola cattolica promossa dagli Oblati di Maria Immacolata: a settembre non partirà alcuna nuova classe, rischia di chiudere nel 2026. Il calo delle nascite unito alla fuga delle famiglie dopo l'introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale sta dimezzando i potenziali alunni. Il pericolo che a chiudere sia soprattutto chi è meno allineato alle direttive di Pechino.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - I responsabili del dipartimento dell’Istruzione a Hong Kong hanno rigettato ogni ipotesi di salvataggio per la Po Yan Oblate Primary School, una storica scuola cattolica promossa dagli Oblati di Maria Immacolata nel quartiere di Kowloon che figura tra le cinque alle quali non è stata autorizzata l’apertura di alcuna prima classe nel prossimo anno scolastico. La richiesta è stata rigettata perché erano state raccolte solo 15 pre-iscrizioni, una in meno rispetto alla soglia minima richiesta. La scuola rischia dunque di dover chiudere definitivamente nel settembre 2026.

Quella della Po Yan Oblate Primary School è una storia simbolo della situazione difficile in cui si trovano oggi le istituzioni educative di matrice cattolica, che sono state a lungo uno dei volti più importanti della presenza della Chiesa a Hong Kong. Negli anni del grande afflusso di profughi dalla Cina continentale - sotto il mandato britannico - la diocesi fu in prima linea nel rispondere ai bisogni educativi. E in quell'alveo nel 1965 nacque anche la Po Yan Oblate Primary School. Una realtà che è poi cresciuta negli anni con lo sviluppo di quest’area della metropoli: nel 2000 fu il card. Wu, allora vescovo di Hong Kong, a tagliare il nastro del nuovo grande edificio.

Oggi - però - il clima è profondamente cambiato e proprio il sistema educativo ne è lo specchio più evidente. Già all’inizio degli anni Duemila l’allora vescovo Zen aveva condotto una lunga battaglia contro la riforma scolastica - voluta dal governo locale dopo il passaggio alla Cina e introdotta nel 2004 - che introduceva pesantemente il controllo dell’amministrazione pubblica nella gestione degli istituti. Il resto, adesso, lo sta facendo la combinazione tra il calo delle nascite e la fuga di migliaia di famiglie da Hong Kong dopo la repressione delle manifestazioni del 2019 e l’introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale. I dati parlano chiaro: nel 2017 - l’anno di nascita dei bambini che inizieranno il loro percorso scolastico a settembre - a Hong Kong sono nati 56.500 bambini, contro i 60.900 dell’anno precedente. Ma se si guarda al 2022 i nuovi nati sono stati appena 32.500. È quindi facile immaginare che il piano di “razionalizzazione” delle scuole sia ancora solo all’inizio.

Ma con quali criteri l’amministrazione di Hong Kong decide chi salvare? Nel caso della Po Yan Oblate Primary School l’associazione degli ex alunni si era mobilitata per salvarla. Chiedevano il permesso di poter avviare almeno in forma privata una nuova classe prima e per farlo si impegnavano a raccogliere 3 milioni di dollari di Hong Kong (circa 355mila euro) per garantire la gestione. Lo facevano anche sottolineando un aspetto: l’attenzione particolare che da sempre questa scuola riserva ai bambini con disabilità. Ma è stato tutto inutile: sabato alcuni genitori e alunni hanno chiesto invano di poter parlare direttamente con il segretario per l'Educazione, Christine Choi Yuk-lin, a margine di un evento che si teneva presso un istituto di Lok Fu. L’amministrazione è stata irremovibile nel negare anche il permesso di avviare un’attività educativa privata per l’anno scolastico 2023/2024.

Non è evidentemente solo una questione di bilanci da far quadrare: le istituzioni educative sono uno dei terreni fondamentali su cui si gioca lo scontro sulla propaganda patriottica a Hong Kong. Non a caso le università sono state tra i luoghi maggiormente presi di mira nella repressione dei movimenti del 2019. In questo quadro la scelta di quali scuole continuare a sostenere e quali invece soffocare non è politicamente neutra.  

Pang Siu-fong, presidente dell'associazione degli ex alunni della Po Yan Oblate Primary School, ha raccontato al South China Morning Post di un'altra scuola vicina che ha mantenuto il sostegno del governo nonostante non sia riuscita a iscrivere un numero sufficiente di alunni. “È un’ingiustizia - ha denunciato - la nostra scuola serve con tutto il cuore gli studenti con bisogni educativi speciali”. Ma per chi governa oggi Hong Kong deve comunque chiudere.

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