18/04/2007, 00.00
COREA DEL SUD - USA
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Seoul “sconvolta” dal massacro in Virginia, paura per i coreani negli Usa

di Joseph Yun Li-sun
Il presidente Roh invia le condoglianze alle famiglie delle 33 vittime ed al Paese intero, ma le comunità coreane degli Usa temono una ritorsione violenta. Alcuni pensano di lasciare il Paese.
Seoul (AsiaNews) – L’intera Corea del Sud è sconvolta dal massacro avvenuto due giorni fa nel campus del Virginia Tech ad opera di un ragazzo coreano. Il governo di Seoul ha inviato le più profonde condoglianze alle famiglie delle vittime ed all’America intera ed ha invitato tutti alla calma, ma ora si teme una ritorsione violenta contro le comunità coreane residenti negli Stati Uniti.
 
Il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun ha detto di aver provato “uno shock indescrivibile” quando ha saputo che l’autore del massacro del Virginia Tech era un suo concittadino. Roh, in un comunicato emesso dopo la strage, ha aggiunto: “La popolazione sudcoreana esprime le proprie condoglianze più profonde alle famiglie colpite, al presidente Bush ed a tutti gli americani”.
 
La stessa reazione è venuta dalle comunità coreane che vivono negli Stati Uniti. Da tutto il Paese è giunta infatti una unanime condanna per il gesto “orribile” compiuto da Cho Seung-hui, 23 anni, che ha ucciso 33 studenti per motivi ancora ignoti. Cho viveva nel campus, e frequentava l'ultimo anno della Facoltà d’inglese della Virginia Tech.
 
Alcuni suoi compagni di università lo descrivono come un ragazzo normale che “negli ultimi tempi” era divenuto violento mentre la famiglia, raggiunta da alcuni quotidiani coreani, si è rifiutata “per ora” di parlare.
 
Ora però i rappresentanti dei gruppi etnici asiatici residenti in America temono una ritorsione come quella del 1992, esplosa dopo gli scontri di Los Angeles. Alcuni pensano persino di lasciare il Paese.
 
Un ragazzo coreano che studia al Virginia Tech dice: “Sono stato sconvolto dal sapere che il killer era un coreano. Ora tutti noi [nel campus vivono circa 460 coreani ndr] ci sentiamo in qualche modo minacciati”. Un altro ragazzo, che viene da Seoul e studia alla Blacksburg University, spiega che “dopo l’identificazione dell’assassino, tutta la comunità coreana si è chiusa nei dormitori. Abbiamo paura di uscire e paura per il nostro futuro”.
 
Kwak Dong-hoon, di Saint Paul in Minnesota, dice di aver chiesto ai propri figli di “tenersi fuori da ogni possibile scontro o provocazione etnica”. Kim Joon-yeop, di Bloomington, è sicuro che il massacro “avrà serie ripercussioni per le comunità coreane in America”.
 
Persino l’ambasciatore coreano negli Stati Uniti, Lee Tae-shik, non ha nascosto le preoccupazioni ufficiali al riguardo. Dopo aver espresso condanna per il gesto di Cho ed aver inviato le proprie condoglianze alle famiglie, ha inviato una squadra speciale dall’ambasciata presso il Virginia Tech per “capire quali siano i danni possibili per gli altri ragazzi coreani che vivono lì”.
Proprio nel campus si è svolta ieri sera una veglia di preghiera per ricordare le vittime della strage. Erano presenti oltre 30mila persone, fra cui il presidente Bush, che ha ordinato bandiere a mezz'asta e lutto nazionale per tutta la prossima settimana.
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