12/10/2022, 11.38
COREA DEL SUD
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Seoul: i democratici danno del 'collaborazionista' al presidente Yoon

di Guido Alberto Casanova

La politica internazionale accende il dibattito interno. L'opposizione critica il governo per le operazioni militari congiunte con Stati Uniti e Giappone, accusando i conservatori di favorire il ritorno di Tokyo sulla penisola. Il capo ad interim del Partito conservatore al contrattacco: dichiarazioni che fanno eco a quelle di Pyongyang.

Seoul (AsiaNews) - Mentre la Corea del Nord si cimentava in una serie di lanci missilistici, Seoul ha cercato di controbattere rinforzando le partnership militari: la settimana scorsa i sudcoreani hanno effettuato esercitazioni militari congiunte assieme al tradizionale alleato Usa e alla marina giapponese con l’obiettivo di migliorare la propria deterrenza. “Le nostre forze armate si stanno concentrando sulle capacità di rispondere ai missili e alle minacce nucleari della Corea del Nord” ha detto il capo di Stato maggiore sudcoreano. Il Partito democratico, oggi all’opposizione, non la vede però allo stesso modo e ha criticato il presidente definendolo un "collaborazionista" del Giappone.

Alcuni rappresentanti democratici hanno accusato i militari e il governo di Yoon Suk-yeol di voler innescare una spirale di tensioni: la risposta congiunta con le Forze armate di Usa e Giappone, la prima in 5 anni, sarebbe stata infatti eccessivamente aggressiva secondo l'opposizione democratica. Tra questi ha alzato la propria voce anche il presidente del partito, Lee Jae-myung.

Proprio le parole di Lee, che ha chiamato l’esercitazione congiunta un “disastro della difesa”, negli ultimi giorni hanno infiammato il dibattito politico. Il presidente dei democratici ha rincarato la dose il 10 ottobre, quando durante una diretta su YouTube ha tacciato il governo di Yoon si essere “pro-Giappone” usando un epiteto dispregiativo di solito riservato ai collaborazionisti durante la colonizzazione giapponese della Corea tra il 1910 e il 1945.

“Sembra che si stiano facendo i preparativi per formare un’alleanza militare tra Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone” ha affermato Lee durante la diretta. Si tratta di un’idea impopolare sul piano politico in Corea, data la diffusa diffidenza verso Tokyo. Il capo dei democratici ha detto di temere un ritorno dei militari giapponesi nella penisola in caso di emergenza.

Inoltre - ha osservato Lee - l’esercitazione congiunta avrebbe in modo implicito riconosciuto la legittimità della Marina giapponese. Secondo la Costituzione pacifista imposta a Tokyo dopo la Seconda guerra mondiale, il Paese non può possedere forze armate e quelle oggi esistenti sono tecnicamente forze di autodifesa, anche se le funzioni che svolgono sono in tutto e per tutto militari.

I timori proclamati da Lee sono un chiaro pretesto politico, considerato che l’ultima esercitazione congiunta tra i tre Paesi era avvenuta nel 2017 quando al governo c’era il democratico Moon Jae-in. Il governo si è subito scagliato contro le parole di Lee. L’ufficio del presidente ha fatto notare che la più grave minaccia che la regione deve affrontare è il programma nucleare e missilistico della Corea del Nord, non il Giappone.

Il contrattacco del leader ad interim dei conservatori Chung Jin-suk non si è fatto attendere: egli ha sbeffeggiato Lee, dicendo che le sue dichiarazioni fanno da eco all’ostilità di Kim Jong-un contro la collaborazione trilaterale Seul-Tokyo-Washington. Cercando di trasformare una polemica anti-giapponese in una controversia sul presunto filo-nordismo dell’opposizione, Chung ha detto che il presunto spiegamento di militari giapponesi in Corea è tanto assurdo quando la promessa del Nord di rinunciare al proprio programma nucleare. “Spero che nessuno venga accecato da una interpretazione superficiale della storia”, ha commentato.

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