31/08/2023, 12.04
SINGAPORE
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Singapore al voto per le elezioni presidenziali: dopo anni tre candidati in corsa

di Steve Suwannarat

Oltre 2,5 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere il presidente, carica cerimoniale ma simbolicamente importante. Per la prima volta la corsa elettorale è stata aperta a candidati di ogni provenienza etnica. Ma secondo gli esperti il voto svelerà l'approvazione o meno dell'operato del principale partito al governo, il People's Action Party.

Singapore (AsiaNews) – Quella di oggi è la prima di due giornate di silenzio elettorale a Singapore in vista del voto di domani, quando 2,7 milioni di elettori saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente della città-Stato, che resterà in carica per sei anni. Le votazioni, per la prima volta aperte a candidati di ogni gruppo etnico, vengono lette come una conferma sull’operato del People’s Action Party, che ha finora dominato le vicende politiche del Paese.

La procedura di controllo che determina se i candidati presidenziali siano qualificati alla posizione è complessa e molto severa, al punto che, dalla nascita della repubblica di Singapore nell’agosto 1965, in sei consultazioni elettorali era stato indicato un solo candidato sufficientemente qualificato e i cittadini non erano quindi stati chiamati a votare. Il 22 agosto di quest’anno, invece, la Commissione elettorale ne ha individuati tre, permettendo ai singaporiani di eleggere direttamente il presidente per la terza volta nella storia del Paese. Il vincitore subentrerà ad Alimah Yakob, avvocata ed ex presidente del Parlamento, e diventerà il nono capo della Stato di Singapore, una carica simbolicamente importante ma in larga parte cerimoniale, in quanto la maggior parte del potere viene esercitato dal capo di governo.

A contendersi il ruolo saranno l’ex responsabile degli investimenti della Government of Singapore Investment Corporation, Ng Kok Song; l’ex vice-premier e ex ministro di origine indiana Tharman Shanmugaratnam; e l’uomo d’affari Tan Kin Lian, già tra i dirigenti dell’lntuc, Income National Trades Union Congress, primaria cooperativa assicurativa. Tan era già stato candidato alle elezioni del 2011 arrivando ultimo tra i quattro candidati in corsa.

Gli osservatori individuano nella chiamata alle urne di domani una sorta di referendum sul ruolo del principale partito di Singapore, il People’s Action Party (Pap), che per un sessantennio ha determinato gli orientamenti politici della città-Stato. Nonostante i candidati siano formalmente indipendenti dai partiti, Shanmugaratnam è considerato essere come il più vicino al Pap, e la sua esperienza e integrità potrebbero far passare in secondo piano i recenti scandali che hanno colpito il partito, accusato di corruzione e da cui ci sono state una serie di dimissioni importanti: uno shock in un Paese che ha sempre messo la stabilità al centro e le capacità e l’integrità dei propri politici come priorità assoluta.

Per la prima volta, inoltre, quest’anno le elezioni sono state aperte a candidati provenienti da tutti i gruppi etnici, un’innovazione che tiene conto dei delicati rapporti all’interno dell’elettorato, diviso per appartenenza etnica, fede e provenienza. Tre quarti dei tre milioni e mezzo di cittadini singaporiani sono di origine cinese, mentre il restante è composto principalmente da malesi, indiani ed eurasiatici. La politica ha finora evitato di giocare la carta etnica o religiosa, conscia che i rischi di destabilizzazione sarebbero più elevati dei possibili vantaggi elettorali.

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