Siria: i tanti punti di domanda intorno alle elezioni
Fissate per metà settembre per dare un segnale di normalizzazione, ma un terzo dei parlamentari saranno comunque designati da al-Sharaa, non ci sono partiti e l'attuale Costituzione non prevede forme di autonomia per alcune province. Il nodi del Rojava, la regione a maggioranza curda, e del governato meridionale di Suwayda dove vivono i drusi. Intanto l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati denuncia gli abusi contro le donne alawite.
Damasco (AsiaNews) - Tra il 15 e il 20 settembre si terranno le elezioni parlamentari in Siria. Lo ha detto domenica 27 luglio il capo della commissione elettorale Mohamed Taha al-Ahmad all’agenzia di stampa statale SANA. Dopo decenni di dittatura i cittadini siriani potranno votare liberamente. O quasi. La Costituzione redatta dall’attuale presidente (ex jihadista) Ahmed al-Sharaa prevede che tramite elezione diretta vengano assegnai 150 seggi su 210, mentre poco meno di un terzo dell’Assemblea popolare sarà invece designato per nomina presidenziale. Il governo, composto prevalentemente da ex combattenti di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), il movimento che ha messo fine al regime di Bashar al-Asad, ha promesso che aprirà le porte agli osservatori internazionali e che le regioni che non sono ancora sotto il controllo governativo (come il nord-est controllato dai curdi, o il governatorato meridionale di Suwayda, da settimane teatro di scontri violenti tra la comunità drusa e altre milizie) continueranno ad avere seggi assegnati in base alla composizione etnica della popolazione.
Restano tuttavia una serie di problemi che è difficile immaginare possano essere risolti in poche settimane: mancano le infrastrutture e la disponibilità di documenti ufficiali necessari per tenere le elezioni. Milioni di siriani risultano ancora come rifugiati. Finora non è stata favorita la creazione di partiti e l’attuale Costituzione non prevede forme di autonomia per alcune province rispetto ad altre, rendendo poco chiaro soprattutto il destino del Rojava, la regione a maggioranza curda. In base ad alcuni precedenti annunci i combattenti curdi avrebbero dovuto entrare a far parte dell’esercito siriano, ma per il momento non è ancora stato raggiunto un accordo con Damasco.
Mentre a Suwayda la situazione non è ancora stata pacificata. Nelle scorse settimane gli scontri tra tribù druse e beduine, a cui poi si sono aggiunti gruppi di miliziani vicini al governo di al-Sharaa, sono degenerati in violenza diffusa. Israele era intervenuta in difesa dei drusi bombardando le aree meridionali della Siria e la capitale.
Secondo fonti locali che hanno preferito restare anonime, da due giorni non è possibile raggiungere l’area nemmeno ai giornalisti locali. Le Nazioni unite hanno registrato almeno 176mila sfollati e, in base alle informazioni circolate sui social, nei giorni scorsi la popolazione ha tenuto manifestazioni contro le autorità governative per protestare contro l’imposizione di blocchi al governatorato. Alcune organizzazioni sindacali si sono separate dalle sedi centrali di Damasco per denunciare il silenzio dell’attuale amministrazione sulle violenze e le atrocità commesse a Suwayda e dintorni.
Damasco si è difesa dicendo che che i corridoi umanitari sono pienamente operativi, con arrivi regolari di rifornimenti, tra cui carburante, cibo e medicine, e che semmai sono le fazioni pro-Hijri a monopolizzare gli aiuti umanitari. Il riferimento è al leader spirituale druso Hikmat al Hijri, legato al traffico di captagon (la droga il cui commercio era controllato dalla famiglia Assad) e ritenuto responsabile del prosieguo dei combattimenti contro i clan beduini e le milizie affiliate all’attuale governo, che a loro volta accusano le tribù druse di ospitare membri appartenenti all’ex regime di Bashar al-Assad.
Le decine di migliaia di persone sfollate, perlopiù appartenenti alle comunità beduine, per il momento si sono rifugiate in alloggi temporanei nel vicino governatorato di Daraa, ma ancora non è chiaro come (se) verrà risolta la situazione. Già a fine aprile si erano registrati scontri con le comunità druse in Siria, ma il governo aveva tentato di trovare un accordo dando la possibilità alle milizie locali di gestire la sicurezza nell’area di Suwayda al posto della nuova sicurezza generale, le forze dell’ordine istituite da Sharaa, spesso con combattenti provenienti dalle fila di HTS e altre milizie.
L’attuale governo non riesce a proteggere nemmeno i membri appartenenti alla minoranza degli alawiti, di cui faceva parte la famiglia Assad. Dopo gli scontri che si sono registrati a marzo lungo la costa, in cui oltre 1.000 persone hanno perso la vita, elementi estremisti hanno continuato a perpetrare abusi soprattutto contro le donne alawite. La settimana scorsa l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani ha espresso forte preoccupazione per le sparizioni e i rapimenti di donne e ragazze alawite: “Le vittime, di età compresa tra i 3 e i 40 anni, sarebbero state rapite in pieno giorno mentre si recavano a scuola, in visita a parenti o nelle loro case. In diversi casi, le famiglie hanno ricevuto minacce e sono state scoraggiate dal proseguire le indagini o dal parlare pubblicamente”, si legge nel comunicato.
Le denunce sono state confermate anche da Amnesty International, secondo cui vittime sono a rischio di matrimoni forzati, tratta di esseri umani e altre forme di abuso. “La comunità alawita, già devastata da precedenti massacri, è stata profondamente scossa da questa ondata di rapimenti. Donne e ragazze hanno paura di uscire di casa o di camminare da sole”, ha denunciato l’organizzazione per i diritti umani, che ha sottolineato che diversi casi erano già stati segnalati alle forze di polizia. Tuttavia, la maggior parte dei casi è stata archiviata e, in due casi, la polizia ha attribuito la responsabilità del rapimento alle ragazze stesse. In un altro caso, anche dopo il pagamento del riscatto da parte della famiglia, una donna non è stata rilasciata. In altri casi documentati è probabile che le ragazze siano state costrette a sposare i loro rapitori. Amnesty ha chiesto all’attuale governo di aprire un’indagine e perseguire i colpevoli.
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22/08/2022 12:28