12/09/2025, 14.12
VATICANO - ASIA
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Timor Est, in 300mila ricordano Bergoglio. Un anno dopo, il viaggio in Asia è memoria viva

A Dili migliaia fedeli hanno celebrato il primo anniversario dell'incontro con papa Francesco, in occasione del suo 45esimo viaggio apostolico in Asia. In Indonesia, segnata oggi da violente tensioni sociali, i vescovi chiedono "conversione" e "ascolto". A Singapore l’arcidiocesi lancia il Piano Pastorale 2025-2035 ispirato alla sinodalità.

Roma (AsiaNews/Agenzie) - Mercoledì 10 settembre 2025 circa 300mila anime si sono radunate nella Spianata di Taci Tol, a Dili, Timor Est. Per celebrare con una messa, presieduta dal card. Virgilio do Carmo da Silva, il primo anniversario del raduno con papa Francesco nello stesso luogo, durante il suo storico viaggio apostolico in Asia, il 45esimo, dal 2 al 13 settembre 2024, tra Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Oltre 600mila fedeli incontrarono allora Bergoglio, che, adesso, un anno dopo la visita, e dopo la sua morte, viene ricordato con immutato affetto. La sua voce sembra ancora riecheggiare. “Siete un Paese giovane in cui in ogni angolo si sente pulsare, esplodere la vita”, diceva alla nazione cattolica, che ottenne l’indipendenza nel 2002.

La messa di ringraziamento a distanza di dodici mesi dalla visita papale - la seconda, dopo quella di San Giovanni Paolo II nel 1989 - è stata organizzata dalla Conferenza Episcopale Timorese (Cet). Vi hanno preso parte Leandro Maria Alves, vescovo di Baucau, mons. Marcel Smejkal, della nunziatura apostolica, oltre a numerosi sacerdoti e religiosi. Dopo la messa, celebrata alle ore 18, il programma della serata ha incluso un momento di condivisione comunitaria, e un concerto. Le persone timoresi, che già accolsero papa Francesco un anno fa con grande trasporto ed entusiasmo, si radunarono commosse nello stesso luogo anche lo scorso aprile, sempre in centinaia di migliaia, il giorno del funerale, in concomitanza con il lutto nazionale indetto dal governo.

Due giorni fa il card. Virgilio do Carmo da Silva, arcivescovo di Dili, ha ricordato la visita di Bergoglio con queste parole: “Ripristina la nostra fede e la nostra speranza, lascia un segno indelebile nei nostri cuori”. Dalla spianata di Taci Tol - che continua a radunare moltitudini della popolazione cattolica del Timor Est - il porporato ha evocato i “due grandi eventi storici” ospitati nello stesso luogo, e radicati nei cuori dei timoresi. Con la visita di Giovanni Paolo II, prima, e di Francesco, poi, il Timor Est, è stato capace di collocarsi “sulla mappa del mondo”, ha affermato. La visita del 1989 mostrò al mondo che “il popolo timorese è fedele, un popolo unito che sa come lottare insieme per la propria autodeterminazione”. Essa si realizzò grazie all’impegno del popolo e delle autorità cattoliche. Sulla visita di Bergoglio nel settembre 2024, ha aggiunto: “La presenza di papa Francesco lo scorso anno ha rafforzato la fede del popolo timorese e ha rafforzato la cultura, per apprezzare i valori del Vangelo come credenti”. 

In questi giorni in cui cade il primo anniversario del più lungo viaggio apostolico del pontificato di Francesco, anche in Indonesia il ricordo è ancora vivo. Vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e catechisti incontrarono il papa argentino il 4 settembre 2024 a Giacarta, nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione. Bergoglio, allo stadio “Gelora Bung Karno”, il 5, invitava i presenti a fare “chiasso” per predicare il Vangelo. Un anno dopo, l’Indonesia è caduta in un violento conflitto sociale, a cui anche la Chiesa indonesiana - minoranza nel Paese con la più ampia popolazione musulmana al mondo - ha assistito. Ampie proteste stanno scuotendo il Paese, contro la disuguaglianza e i privilegi governativi. Represse anche con la forza dalla forze armate, a seguito dell’ordine del presidente Prabowo Subianto.

A inizio mese il card. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Giacarta, ha auspicato una “conversione nazionale”, evitando una “negazione” dei problemi, per affrontare le questioni che hanno accesso le mobilitazioni e la rabbia sociale. Una conversione a partire dall’ascolto, di “pensieri”, “idee”, e “proposte”, del popolo, ma anzitutto di “studiosi ed esperti” che hanno a cuore il futuro dell’Indonesia. “Prima ascoltare, perché tutto nasce dall’ascolto”, diceva anche papa Francesco a Giacarta. Nell’omelia della messa allo stadio “Gelora Bung Karno”, parlò di due atteggiamenti che “l’incontro con Gesù ci chiama a vivere”: ascoltare e vivere la Parola. “La Parola che ci viene donata e che ascoltiamo chiede di diventare vita, di trasformare la vita, di incarnarsi nella nostra vita”.

Anche la piccola presenza cattolica di Singapore mantiene vivo il ricordo della visita di papa Bergoglio, continuando il proprio cammino sui passi del Vangelo. È stato infatti diffuso dall’Arcidiocesi di Singapore il Piano Pastorale 2025-2035, un documento “frutto di un percorso sinodale”, viene comunicato, e “sviluppato attraverso ampie consultazioni che hanno coinvolto oltre 1.000 membri del clero”. Vuole rappresentare “un appello all'unità in tutta la Chiesa per realizzare la missione che Cristo ci ha affidato”. “Come il resto del mondo, stiamo diffondendo il Vangelo in situazioni sempre più complesse e divisive. Come Chiesa, i nostri tempi attuali sono segnati da profonde divisioni e polarizzazioni, che a volte sembrano inconciliabili. Tali lotte intestine causano scandalo agli altri e ci distraggono dal compimento della missione che Cristo ci ha affidato: andare e fare discepoli di tutte le nazioni”, afferma il card. William Goh Seng Chye. 

Il Piano definisce cinque priorità pastorali: Formazione permanente; Costruire comunità di fede; Rafforzare la corresponsabilità differenziata; Costruire l'unità nella diversità; Abbracciare la sinodalità. Esse costituiscono un quadro comune per l'azione pastorale, affinché si possa “proclamare il Vangelo di Cristo nel nostro tempo”. A ispirarlo anche le parole di papa Bergoglio. “Papa Francesco ci invita a camminare insieme, come fecero i discepoli sulla strada per Emmaus, esortandoci a ‘camminare insieme. Interrogarsi insieme. Assumersi insieme la responsabilità del discernimento comunitario, che per noi è preghiera, come fecero i primi Apostoli: questa è la sinodalità, che vorremmo rendere un'abitudine quotidiana in tutte le sue espressioni’”, si legge nel documento. Un impegno comunitario che anima anche quelle le comunità “periferiche” che Francesco riuscì e volle incontrare, anche recandosi in Asia, esattamente un anno fa. 

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