26/09/2008, 00.00
FILIPPINE
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Vescovi filippini: “produce frutti” la campagna pro-vita

di Santosh Digal
La conferenza episcopale sottolinea il numero “crescente” di deputati contrari alla legge sulla salute riproduttiva. La battaglia dei vescovi è appoggiata da una parte del movimento universitario: gli studenti invitano a il governo a “investire nella scuola e nell’istruzione”, non nei “contraccettivi”.

Manila (AsiaNews) – La campagna a favore della vita promossa dalla Chiesa cattolica filippina comincia a dare “i frutti sperati”, visto che un numero “sempre maggiore” di deputati è “contrario alla legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health (Rh)”. Lo afferma p. Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, che ha presenziato lo scorso mercoledì 24 settembre a una seduta della Camera bassa filippina assieme a mons. Gabriel Reyes, vescovo di Antipolo.

P. Castro sottolinea inoltre le difficoltà che attraversa il principale promotore della legge, il deputato Edcel Lagman, che dice di godere del “sostegno di 100 colleghi” ma, da quattro giorni, non riesce a raggiungere “il quorum per procedere alle votazioni”. Una ulteriore testimonianza che la “campagna promossa dai vescovi” comincia a “produrre frutti”.

La battaglia dei vescovi e dei deputati a favore della vita ha incassato anche l’appoggio di una parte del mondo universitario: ieri gli studenti della Xavier University a Cagayan de Oro, nel sud delle Filippine, hanno espresso dubbi sulla Rh che appare “poco trasparente” e che non ha tenuto conto del “parere dei giovani”. “Siamo una delle categorie maggiormente interessate dalla normativa – denuncia Arbie Llesis, presidente del locale movimento studentesco – ma non ci hanno nemmeno interpellato durante la fase di stesura”. La ragazza invita inoltre il governo a spendere “meno soldi in contraccettivi” e stanziare “più fondi per la scuola, i libri, le strutture” che appaiono in molti casi deficitarie. Riprendendo la posizione dei vescovi, Arbie Llesis conclude ricordando che “è la corruzione endemica negli apparati governativi” la ragione vera della “povertà” nelle Filippine, non certo la paventata “sovrappopolazione” che andrebbe controllata grazie alla Rh come vuole una parte del Paese.

L’arcivescovo di Manila, card Gaudencio Rosales, denuncia infine il continuo aumento di feti morti gettati nella spazzatura, nei bagni pubblici, nelle discariche, addirittura – in quello che è l’episodio più cruento – in un vasetto di vetro contenuto in una cesta per frutti, offerto una domenica durante la messa del mattino alla Basilica minore, nel distretto di Quiapo a Manila. Secondo le stime ufficiali nel Paese si effettuano oltre 400mila aborti all’anno; nel 2000 vi sono stati 473.400 casi di interruzioni indotte della gravidanza, nel 90% dei casi volute da donne sposate. Il 60% delle ragazze che fanno uso di contraccettivi, dipendono da forniture e sovvenzioni che arrivano dal governo e dagli apparati sociali.

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