03/10/2023, 14.05
HONG KONG
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Via libera dal comitato tecnico, Hong Kong a un passo dalla sua Università cattolica

Riconosciuti al Caritas Insitute of Higher Education i requisiti per diventare un ateneo privato. Ormai per la nascita dell'Università San Francesco manca solo la ratifica politica dell'esecutivo di Hong Kong. Un progetto fortemente voluto dal neo-cardinale Stephen Chow. Che commentando sul settimanale diocesano le parole di papa Francesco alla Cina dice: "Dobbiamo essere pazienti, sinceri e coerenti e mantenere la nostra speranza nell'amore indefettibile di Dio".

Hong Kong (AsiaNews) - A Hong Kong potrebbe essere ormai vicina l’approvazione ufficiale da parte delle autorità al progetto della diocesi di un’Università cattolica, un’idea più volte annunciata dal vescovo Stephen Chow, creato cardinale da papa Francesco nel Concistoro di sabato 30 settembre.

Secondo quanto pubblicato dall’Headline Daily - un popolare quotidiano di Hong Kong - il Caritas Institute of Higher Education, l’istituzione formativa promossa dalla Chiesa cattolica di Hong Kong e conosciuta soprattutto per la formazione degli infermieri, avrebbe ottenuto il via libera dall’apposito Consiglio per l'accreditamento delle qualifiche accademiche e professionali. L’ente preposto avrebbe dunque certificato la presenza di tutti i requisiti necessari per elevare una scuola di alta formazione al rango di un’università. Mancherebbe, dunque, solo l’ultimo passaggio - quello politico - con l’approvazione formale da parte del governo, guidato dal capo dell’esecutivo John Lee.

Se questo permesso dovesse arrivare nascerebbe una nuova università privata a Hong Kong, la terza accanto a quelle di Shue Yan e Hang Seng. Si tratterebbe della prima università cattolica che - secondo quanto annunciato da tempo dalla diocesi - assumerebbe il nome di Università San Francesco, andando oltre il perimetro delle professioni sanitarie. Voluto dall’allora vescovo Francis Hsu negli anni Settanta, già ora il Caritas Institute of Higher Education - insieme al Caritas Bianchi College of Careers (intitolato a mons. Lorenzo Bianchi, missionario del Pime che fu vescovo fino al 1969 a Hong Kong dopo la prigionia in Cina) - offre come collegio di formazione post-secondaria corsi su 35 diverse discipline che abbracciano anche le scienze sociali, le tecnologie e l’economia ed è frequentato da circa 2500 studenti.

La nascita di un’Università cattolica a Hong Kong è un progetto a cui l’oggi card. Stephen Chow aveva già lavorato quando - prima di diventare vescovo – era il superiore locale dei gesuiti. L’idea iniziale era quella di costruire ex novo un ateneo a Fanling, in un’area vicina al confine con la terraferma, ma era stata bocciata dalle autorità ufficialmente per ragioni urbanistiche. Di qui, una volta divenuto vescovo di Hong Kong, di rilanciare il progetto chiedendo la trasformazione in Università del Caritas Institute of Higher Education.
Intanto - proprio in concomitanza con la cerimonia in cui Chow sabato riceveva la berretta cardinalizia a Roma - il settimanale diocesano di Hong Kong ha pubblicato un suo articolo in cui torna sul viaggio di papa Francesco in Mongolia e sulle parole dedicate alla Cina al termine della Messa a Ulan Bator.

“La stretta di mano sarebbe stata migliore se fosse stato incluso mons. Stephen Lee, il vescovo di Macao” scrive ricordando il momento in cui Francesco ha chiamato vicino a sé lui e il card. John Tong e citando un altro vescovo cinese presente alla celebrazione. “Ma il gesto – prosegue - è abbastanza chiaro: il nostro Papa ama molto la Cina e il popolo cinese. E non c'è alcuna contraddizione per chiunque sia un buon cristiano e un buon cittadino. Fondamentalmente, entrambe le identità dovrebbero essere in grado di coesistere in armonia”.

“Sia Papa Francesco sia il suo predecessore, Benedetto XVI, hanno chiarito che l'evangelizzazione non implica proselitismo - continua -. Evangelizzare significa testimoniare l'amore di Dio, che veglia su di noi e ci solleva quando siamo a terra. Affinché la Chiesa cresca, dobbiamo attirare gli altri con la nostra testimonianza di vita, in modo che capiscano chi siamo e siano disposti a collaborare con noi o a permetterci di collaborare con loro per il bene comune”.

Pur ribadendo che “Francesco e i suoi predecessori hanno cercato seriamente di rassicurare il governo cinese sulla missione d'amore della Chiesa”, invita a non dimenticare le ferite storiche degli anni in cui la Cina “è stata sfruttata e aggredita da potenze straniere” e che in queste ferite “anche alcuni missionari” possono aver avuto un ruolo. Come pure le difficoltà create dalla “burocrazia governativa che esiste in tutti i Paesi”. “Per questo - conclude il card. Chow - dobbiamo pregare seriamente, essere pazienti, sinceri e coerenti, e mantenere la nostra speranza nell'amore indefettibile di Dio”.

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