27/01/2021, 14.36
CINA
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Wuhan, ‘Dire la verità’ in memoria di Li Wenliang

di Wang Zhicheng

Avvocati per i diritti umani spingono a emulare l’oculista che ha dato l’allarme sul coronavirus ed è stato silenziato dalla polizia e dalle autorità ospedaliere. Il silenzio imposto a Li Wenliang, a intellettuali, scrittori, giornalisti, pagato con l’epidemia che ne è seguita. Un suggerimento per l'Organizzazione mondiale della sanità.

Pechino (AsiaNews) – A pochi giorni dall’anniversario della morte di Li Wenliang - l’oculista che per primo ha lanciato l’allarme per la presenza di un’epidemia di coronavirus, ma è stato zittito da polizia e autorità – un gruppo di avvocati per i diritti umani ha lanciato una campagna sul web in suo onore.

Li Wenliang, 34 anni, padre di un figlio (e uno nato dopo la sua morte), dopo essere stato silenziato dalla polizia e minacciato dalle autorità dell’ospedale, si è ammalato di Covid-19 ed è morto il 6 febbraio dello scorso anno.

Il gruppo ha pubblicato una lettera aperta chiedendo a ogni persona o gruppo di persone di diffondere il racconto delle loro esperienze riguardo la loro vita per tutto l’anno scorso, e chiede loro di dire la verità come ha fatto Li Wenliang.

Una campagna simile era stata lanciata anche nel 2020, poco dopo la morte di Li.

Liu Shuqing, uno degli attivisti legati al gruppo – di circa 200 membri - sottolinea che il motivo della campagna non sta “nel criticare il governo, ma nell’ispirare la popolazione”. Vogliamo far crescere la consapevolezza – ha detto – sul significato del dire la verità, ricordando il prezzo che Li ha pagato e quello che il Paese ha pagato in questa epidemia, a causa della soppressione compiuta dalle autorità del governo sui primi allarmi”.

Li Wenliang aveva diffuso alcuni messaggi sui social già alla fine di dicembre. Ma le autorità e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno atteso fino al 23 gennaio a proclamare l’emergenza nazionale. L’Oms dichiarerà la pandemia mondiale l’11 marzo, ricevendo critiche perché troppo succube alla Cina.

Li Wenliang non è l’unico ad essere stato silenziato dalle autorità. La dottoressa Ai Fen, che aveva lanciato l’allarme sul coronavirus già a metà dicembre, è scomparsa per lungo tempo.

Anche la scrittrice Fang Fang, che ha tenuto un diario della vita a Wuhan durante il lockdown più aspro della storia, è stata costretta al silenzio.

Altri intellettuali sono spariti dopo aver attaccato il governo per la sua gestione dell’infezione polmonare. L’attivista per i diritti umani Xu Zhiyong è recluso in una prigione segreta per “incitamento alla sovversione contro il potere dello Stato”. Egli ha consigliato a Xi di dimettersi per i suoi fallimenti. Dal febbraio 2020 non si hanno notizie neanche di Xu Zhangrun e He Weifang, secondo i quali la mancanza di libertà di stampa ha favorito la propagazione del coronavirus.

Lo scorso dicembre, la giornalista Zhang Zhan, che aveva diffuso dei reportage su Wuhan, è stata condannata a 4 anni di prigione.

Altri tre “cittadini giornalisti” erano spariti a Wuhan in febbraio. Li Zehua,  che aveva parlato dei forni crematori cittadini aperti 19 ore al giorno, è riapparso il 22 aprile dopo un periodo agli arresti. Di Fang Bin e Chen Qiushi non si hanno invece ancora notizie.

La campagna potrebbe essere anche un suggerimento agli esperti internazionali dell'Oms, che domani finalmente cominciano la loro inchiesta sulle origini del virus a Wuhan.

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