17/04/2023, 14.39
MYANMAR
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Yangon: 170 le vittime dell'ultimo bombardamento, reso possibile dalle armi russe e cinesi

Gli attacchi aerei sono diventati un evento quotidiano per la popolazione del Myanmar. Diversi dati confermano che Mosca e Pechino hanno proseguito con l'export militare anche dopo il golpe del febbraio 2021. Le milizie locali rispondono armando droni commerciali.

Yangon (AsiaNews) - Il bilancio delle vittime del bombardamento da parte della giunta golpista birmana nel villaggio di Pa Zi Gyi nel Sagaing è salito ad almeno 170 persone, tra cui decine di civili e bambini. Si tratta di uno degli eventi più sanguinosi verificatisi dall'inizio della guerra civile, ma gli attacchi aerei sono diventati dallo scorso anno un evento quotidiano in Myanmar grazie ai rifornimenti d’armi da parte di Russia e Cina in violazione del diritto internazionale.

Dopo il colpo civile del primo febbraio 2021 con cui l’esercito ha deposto il precedente governo guidato da Aung San Suu Kyi, in Myanmar si combatte un tassello della terza guerra mondiale a pezzi di cui più volte ha parlato papa Francesco.

"Gli stessi tipi di armi che stanno uccidendo gli ucraini stanno uccidendo anche il popolo del Myanmar", ha sottolineato nei mesi scorsi Tom Andrews, relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Myanmar. L’anno scorso il funzionario aveva presentato un rapporto, intitolato “Enabling Atrocities: UN Member States’ Arms Transfers to the Myanmar Military” sull’invio di armi da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite alla giunta birmana a partire dal 2018 e in base al quale era emerso che dopo il colpo di Stato di due anni fa Cina, Russia e Serbia (alleata di Mosca) hanno proseguito con le spedizioni di armamenti permettendo alla giunta di compiere attacchi contro la popolazione civile.

Il rapporto afferma che a settembre 2021 l’Aviazione birmana era in possesso di almeno sette velivoli JF-17 prodotti e riforniti di missili dalla Cina e a dicembre dello stesso anno i militari hanno commissionato e poi ricevuto quattro jet da combattimento e quattro aerei per trasporto militare. Secondo i dati del Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), che utilizza una propria unità di misura per valutare il trasferimento d’armi da un Paese all’altro, il valore delle spedizioni dalla Cina al Myanmar nel 2022 è quasi raddoppiato rispetto al 2021. 

Ma il primo fornitore d’armi della giunta birmana continua ad essere la Federazione russa, alleata dei militari per motivi storici ed economici. Il valore delle esportazioni russe verso il Myanmar nel 2022 è più del doppio rispetto al valore dell’export cinese nello stesso anno, sostengono i dati del Sipri. L’organizzazione indipendente Myanmar Witness, che ha condotto uno studio sugli attacchi aerei dell’esercito negli ultimi sei mesi del 2022, ha affermato che il mezzo militare più avvistato durante le indagini sono stati gli elicotteri d'attacco Mi-35 di fabbricazione russa.

Mosca ha in più occasioni sottolineato l’importanza di rafforzare i legami militari con il Myanmar, rassicurando l’esercito birmano che avrebbe evaso gli ordini di armi che erano già stati effettuati prima del febbraio 2021. A giugno di due anni fa una delegazione birmana si era recata in Russia per seguire il processo di produzione del sistema missilistico di difesa Panstir S-1. Pochi mesi dopo, ad agosto, Mosca aveva annunciato che il Myanmar rientrava, insieme ad altri Paesi, in un accordo del valore di 2 miliardi di euro per il trasferimento d’armi, mentre a dicembre era stata autorizzata l’esportazione di altri sei jet Yak-130. Un export che le immagini satellitari hanno continuato a documentare anche per tutto il 2022, secondo il rapporto del relatore speciale Tom Andrews.

La maggior parte di bombardamenti si concentrano contro le aree sotto il controllo dello organizzazioni etniche armate, le milizie formatesi ai tempi dell’indipendenza del Paese nel 1948 e che da allora hanno continuato a combattere contro il governo centrale. Dopo lo scoppio della guerra civile si sono alleate con le Forze di difesa del popolo, il braccio armato del Governo di unità nazionale in esilio, composto perlopiù da ex deputati della Lega nazionale per la democrazia, il partito da cui proviene Aung San Suu Kyi.

A differenza dell’esercito, la resistenza usa armi di fabbricazione artigianale, tra cui i droni commerciali, che vengono ordinati in internet oppure fabbricati con stampanti 3D e poi armati. Gli attacchi della resistenza con i droni sono ancora sporadici e limitati ma in alcuni casi sono riusciti a dare un importante sostegno alle truppe di terra. In almeno un caso, per esempio, i militari birmani sono stati costretti a rifugiarsi nella foresta per ripararsi dagli attacchi con i droni delle milizie.

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