15/09/2021, 13.12
VATICANO - SLOVACCHIA
Invia ad un amico

​Papa: non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita

I cristiani “sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella società ci si divide e si è ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte”.

Bratislava (AsiaNews) – “Non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. Gesù è segno di contraddizione” e perciò i cristiani non siano “ostili al mondo”, ma “segno di contraddizione”, aperti al dialogo, all’accoglienza e alla solidarietà, difensori della vita. E’ l’ultimo messaggio che papa Francesco lancia dalla Slovacchia: una esortazione e un monito sul come essere cristiani.

Il Santuario nazionale di Šaštín, dove Francesco celebra l’ultima messa del suo viaggio, è dedicato dal 1700 alla Madonna dei sette dolori (nella foto), patrona del Paese, della quale oggi è la festa. Davanti al santuario che ospita una Pietà lignea del XVI secolo – dichiarata miracolosa nel 1732, dopo l’esame di 726 casi e alla quale Francesco dona la rosa d’oro – sono raccolte oltre 60mila persone, tra le quali passa a lungo la papamobile. C’è anche la presidente della Repubblica, Zuzana Čaputová (nella foto).

All’omelia, il Papa parla di Maria “modello della fede” e quindi anche di come essere cristiani “profetici”. “Non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere ‘segni di contraddizione’ nel mondo. Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo. Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella società ci si divide e si è ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte”.

La celebrazione al santuario è cominciata poco dopo le 9 (ora locale) con un momento di preghiera del Papa con i vescovi che hanno recitato insieme la preghiera di affidamento alla Vergine dei sette dolori e a Maria Francesco dedica la sua riflessione. “Come Vergine Immacolata – dice - Maria è icona della nostra vocazione: come Lei, siamo chiamati a essere santi e immacolati nell’amore (cfr Ef 1,4), diventando immagine di Cristo”. In Maria, aggiunge, “riconosciamo tre caratteristiche della fede: il cammino, la profezia, la compassione”. “Anzitutto, la fede di Maria è una fede che si mette in cammino”, va dalla cugina. “Non ritenne un privilegio l’essere stata chiamata a diventare Madre del Salvatore; non perse la gioia semplice della sua umiltà per aver ricevuto la visita dell’Angelo; non rimase ferma a contemplare sé stessa, tra le quattro mura di casa sua. Al contrario, Ella ha vissuto quel dono ricevuto come missione da compiere; ha sentito l’esigenza di aprire la porta e uscire di casa; ha dato vita e corpo all’impazienza con cui Dio vuole raggiungere tutti gli uomini per salvarli con il suo amore. Per questo Maria si mette in cammino: alla comodità delle abitudini preferisce le incognite del viaggio, alla stabilità della casa la fatica della strada, alla sicurezza di una religiosità tranquilla il rischio di una fede che si mette in gioco, facendosi dono d’amore per l’altro”.

“Quella di Maria è anche una fede profetica”. Maria dimostra che “davanti a Gesù non si può restare tiepidi, con ‘il piede in due scarpe’. Accoglierlo significa accettare che Egli sveli le mie contraddizioni, i miei idoli, le suggestioni del male; e che diventi per me risurrezione, Colui che sempre mi rialza, che mi prende per mano e mi fa ricominciare”.

“Infine, Maria è la Madre della compassione”. Lei “sta sotto la croce. Non scappa, non tenta di salvare sé stessa, non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore. Questa è la prova della compassione: restare sotto la croce. Restare col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio Dio trasforma il dolore e vince la morte. E anche noi, guardando la Vergine Madre Addolorata, ci apriamo a una fede che si fa compassione, che diventa condivisione di vita verso chi è ferito, chi soffre e chi è costretto a portare croci pesanti sulle spalle. Una fede che non rimane astratta, ma ci fa entrare nella carne e ci fa solidali con chi è nel bisogno. Questa fede, con lo stile di Dio, umilmente e senza clamori, solleva il dolore del mondo e irriga di salvezza i solchi della storia”.

“Vi porto tutti nel cuore”, è il suo saluto finale. Dal Santuario Francesco va direttamente all’aeroporto. Una breve cerimonia di commiato e la ripartenza per Roma, dove è previsto arrivi alle 15.30. (FP)

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
​Papa in Slovacchia: società e Chiesa offrano condivisione e integrazione
13/09/2021 12:39
​Papa: Dio non vuole esclusi e i giovani non si facciano omologare
14/09/2021 18:23
​Papa in Slovacchia: la croce non è simbolo politico, ma sorgente di un modo nuovo di vivere
14/09/2021 12:26
Papa: se ispirata al Vangelo la cultura costruisce ponti e abbatte barriere
22/03/2019 11:24
Papa: rispettare il nome di Dio significa che ‘ci affidiamo a Lui con tutto quello che siamo’
22/08/2018 10:41


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”