09/06/2009, 00.00
SRI LANKA
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Cristiani e buddisti insieme per ricostruire lo Sri Lanka dopo la guerra

di Melani Manel Perera
In occasione della festa del Poson, che celebra l’inizio della diffusione del buddismo sull’isola, sacerdoti e religiose cristiani hanno promosso un’iniziativa per far riscoprire l’importanza della religione e la dottrina della non violenza caratteristica della tradizione buddista. P. Sarath Iddamalgoda: “Cristiani e buddisti hanno una responsabilità comune verso la vita della società srilankese”.
Kelaniya (AsiaNews) - “Cristiani e buddisti dovrebbero collaborare nel promuovere l’ahimsa, la dottrina della non violenza, e alleviare così le sofferenza di tutti quelli che hanno patito la brutalità della guerra”. P. Sarath Iddamalgoda, sacerdote impegnato nella difesa dei diritti umani, individua nella cooperazione tra le due comunità di fedeli una strada per ricostruire il Paese.
 
Il giorno in cui la comunità buddista dello Sri Lanka celebra la festa di Poson, l’inizio della diffusione della religione sull’isola, “è un’occasione ideale - dice p. Iddamalgoda - per buddisti e cristiani per riflettere sulla comune responsabilità verso la vita della società srilankese”.
 
Il sacerdote, animatore dell’associazione Sramabimani KendrayaVihara, caratterizzata da momenti di incontro e dialogo dedicati all’importanza della religione e della dottrina della non violenza. , ha promosso insieme ad altri religiosi cristiani un’iniziativa per testimoniare vicinanza e solidarietà verso la comunità buddista. Per tre giorni si sono uniti alla celebrazioni organizzando una Poson Bathi Gee,manifestazione per le strade di Ekala, Walana e Kelaniya, la città che ospita il tempio buddista di
 
P. Iddamalgoda spiega ad AsiaNews che il valore dell’ahimsa “è dimenticato da molti in questo momento di post-conflitto in cui è immerso il Paese. La popolazione si lascia ispirare dall’ideologia singalese-buddista piuttosto che dei valori centrali del buddismo”. Da questa constatazione è nata l’idea dei tre giorni di Poson Bathi Gee promossi da cristiani.
 
Sr. Noel Christine Fernando, coordinatrice della Sramabimani Kendraya, spiega che l’iniziativa è utile “per aiutare i fedeli buddisti a riscoprire l’importanza e la rilevanza della loro religione nella esistenza quotidiana” e così sottrarsi al rischio di “vivere una vita artificiale in un ambiente estraneo alla tradizione buddista, segnato dalla violenza sociale”.
 
Tra i vari incontri in programma, uno dei più significativi si è svolto il 7 giugno presso il Tulana Research Centre. P. Aloy Peiris, direttore del centro dedicato al dialogo interreligioso, ha colto l’occasione per raccontare ai partecipanti la testimonianza esemplare di una giovane donna buddista.
 

Racconta il sacerdote gesuita: “Subito dopo la notizia dell’uccisione del leader delle Tigri tamil, Prabhakaran, l’intero Paese ha cominciato a festeggiare la sua morte. Nelle principali città e nei villaggi la gente è scesa per le strade facendo esplodere fuochi d’artificio. Mentre l’intera popolazione celebrava la fine della guerra, Nadeeka Jayasekara, giovane ex-studente buddista della Ganewewa Purana Vihara Sunday school, ha visitato casa per casa gli abitanti del suo villaggio invitandoli ad andare al tempio ad offrire fiori e olio per le lampade in ricordo di tutti coloro che erano morti in guerra, amici e nemici. Tutti hanno risposto al suo invito ed erano lieti di aver compiuto un gesto simile”. 

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