08/07/2020, 12.20
CINA-HONG KONG
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Hong Kong, legge sulla sicurezza: I giganti del web non collaborano (per ora)

Microsoft, Zoom, Facebook, Google e Twitter valutano le implicazioni della nuova normativa per i loro utenti. Il provvedimento li obbliga a collaborare nelle investigazioni. Analisti: I colossi tecnologici prendono tempo, ma in passato hanno già collaborato con Pechino. Il quadro cambierebbe con l’intervento dell’amministrazione Trump.

 

Hong Kong (AsiaNews) – Si allunga la lista dei colossi dell’hi tech che per ora non forniranno alle autorità di Hong Kong informazioni sui propri utenti. Microsoft e Zoom si sono aggiunte ieri a Facebook, Google e Twitter. Esse hanno dichiarato di voler valutare le implicazioni della nuova legge sulla sicurezza nazionale per la città, comprese eventuali violazioni dei diritti umani, prima di prendere una decisione definitiva.

Finora le grandi compagnie tecnologiche Usa hanno operato senza restrizioni a Hong Kong, ricevendo un numero limitato di richieste riguardo alle attività dei propri utenti. Il nuovo provvedimento, che introduce i reati di separatismo, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere, obbliga invece i giganti delle telecomunicazioni a collaborare con la polizia dell’ex colonia britannica. Per non violare a loro volta le norme sulla sicurezza, esse potrebbero essere forzate a chiudere gli account personali di persone sotto investigazione, condividere i loro dati o cancellare i loro post e commenti.

Per gli analisti, le multinazionali del web stanno prendendo tempo, schiacciate dal dilemma se salvare il proprio business compiacendo la Cina o tutelare i diritti dei propri utenti come richiesto dal governo degli Stati Uniti. Già nel passato, aziende come Apple, Yahoo e Cisco hanno ceduto alle richieste di Pechino, condividendo dati e informazioni dei propri clienti o collaborando alla costruzione del grande “Firewall”, che permette alle autorità cinesi di controllare il traffico internet. In alcuni casi, ciò ha portato all’arresto di attivisti politici e giornalisti.

In giugno, la piattaforma di video-chiamate Zoom ha sospeso gli account di alcuni attivisti che commemoravano il massacro di Tiananmen del 1989. La compagnia Usa sta studiando anche il modo di escludere – su richiesta del governo cinese – da una video-chat singoli partecipanti che risiedono in Cina.

Secondo diversi osservatori, il quadro potrebbe cambiare se l’amministrazione Trump prenderà la decisione di sanzionare le imprese tecnologiche Usa che collaborano con il governo cinese nell’attuare la legge sulla sicurezza. Il predominio tecnologico è un aspetto chiave del grande conflitto geopolitico in corso tra le due superpotenze.

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