30/05/2018, 11.36
IRAN - STATI UNITI
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Imprenditrice iraniana: le sanzioni di Trump colpiscono il popolo, non il governo

Leila Daneshvar, una delle prime donne manager del Paese, ha fondato un’azienda che produce supporti per disabili e anziani. L’accordo nucleare ha aperto la strada agli investimenti stranieri; raddoppiate le vendite, moltiplicati gli utili. La decisione della Casa Bianca ha cancellato tutti i benefici: operai licenziati, costi di produzione quintuplicati. Il futuro resta un’incognita. 

 

Teheran (AsiaNews) - La decisione del presidente Usa Donald Trump di cancellare l’accordo sul nucleare (Jcpoa ) e introdurre nuove sanzioni contro Teheran, le più dure della storia secondo il segretario di Stato Mike Pompeo, non sono solo scelte geopolitiche o strategiche. Si tratta di decisioni che comportano delle ripercussioni - spesso gravi e nefaste - sulla vita delle persone, soprattutto in Iran dove maggiori sono gli effetti “collaterali”. La storia dell’imprenditrice iraniana Leila Daneshvar - una delle prime donne a guidare un’azienda nella Repubblica islamica - è esemplare in questo senso. 

Per anni, come racconta a Middle East online, la donna ha combattuto in una società e in un mondo in prevalenza maschile, per affermare la propria impresa che produce supporti alla mobilità per anziani, disabili, usati da privati e negli ospedali pubblici. Fra le poche imprenditrici al femminile, Leila era riuscita a imporsi grazie ai finanziamenti degli investitori europei. 

Fino a poche settimane fa, quando la decisione di Trump le ha - di fatto - prosciugato le principali fonti della sua impresa che ha cullato fin dall’infanzia, quando osservava il padre “un meccanico” al lavoro nel suo garage. All’epoca in Iran non vi erano studi in materia, per questo “ho frequentato una università in India. E anche lì, ero l’unica donna”. 

Con la forza della volontà ha portato a compimento gli studi e oggi, a 37 anni, è a capo di una impresa. “Sono stata in Europa - racconta - e ho visto disabili vivere una vita felice, indipendente. Ho desiderato che anche persone del mio stesso popolo potessero beneficiare di questi attrezzi. Non è complicato, sono un ingegnere meccanico - si è detta - e posso farlo”. 

La svolta per la compagnia Ktma, che vende sotto il marchio di “Signore”, arriva nei primi mesi del 2016, poco dopo la firma dell’accordo nucleare voluto dalla precedente amministrazione Usa guidata da Barack Obama. L’allentamento delle sanzioni ha aperto la strada agli investitori stranieri; fra questi si è proposta una svedese, Anna Russberg, che ha acquisito il 25% dell’impresa e fornito capitale e conoscenze. 

“Alle persone è piaciuto - ricorda Anna - il nostro mix. Lavoravamo rispettando le competenze. Lei era l’ingegnere, la mente. Io la donna d’affari”. Insieme hanno saputo superare piccole e grandi sfide, come il dover indossare il velo obbligatorio (hijab) quando “sei alle prese con lavori manuali” spiega Leila con un sorriso. Il fatto di essere donna ha anche dei vantaggi: “Tutti - aggiunge - si ricordano di te”. 

Il blocco delle sanzioni aveva comportato un abbattimento dei costi di produzione; da qui la possibilità di realizzare articoli di qualità a un prezzo inferiore rispetto ai competitori stranieri. Prima il raddoppio delle vendite, poi la firma per una grossa fornitura agli ospedali del Qatar. Fino alla decisione di Trump, anche se gli effetti si erano già cominciati a sentire in precedenza, perché le minacce dell’inquilino della Casa Bianca nei mesi precedenti avevano già avuto ripercussioni negative sugli affari. 

Oggi è molto più difficile importare materiali per la produzione, soprattutto l’acciaio. “Ora devo scegliere - sottolinea Leila - se chiudere l’azienda o continuare a produrre a prezzi ben maggiori”. Il mese scorso “abbiamo dovuto licenziare cinque operai” perché “non eravamo in grado di pagare i salari. Roba da spezzare il cuore”. 

La donna ha ascoltato il discorso di Trump dell’8 maggio scorso con un mix di furia e orrore, in particolare quando ha affermato di essere vicino al popolo iraniano contro il suo governo. “Queste non sono sanzioni contro il governo - conclude - ma contro il popolo. Posso dare meno ai disabili, agli anziani. Cos’altro potrei fare? Non lo so”.

Nel frattempo gli investitori come Anna si allontanano.

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