15/09/2014, 00.00
INDONESIA - TURCHIA
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Indonesia, arrestati quattro cittadini turchi per "legami" con lo Stato islamico

di Mathias Hariyadi

Nell’operazione sono stati fermati anche estremisti indonesiani; secondo le autorità potrebbero essere attivi nella formazione di cellule islamiste locali. Per la squadra anti-terrorismo che li ha fermati cercavano di contattare Santoso, ricercato numero uno nel Paese. Almeno 66 cittadini indonesiani sono attivi nel jihad in Medio oriente.

Jakarta (AsiaNews) - Le squadre dell'anti-terrorismo indonesiano hanno fermato quattro cittadini turchi e alcuni "elementi" locali, affiliati a movimenti terroristi islamici, nel corso di una operazione che si è svolta a Poso, nella provincia delle Sulawesi centrali. Il gruppo combattente era diretto a Palu, capoluogo della provincia. I quattro cittadini turchi fermati sono A. Basyit, A. Bozoghlan, A. Bayram e  A. Zubaidan; insieme a loro sono in stato di fermo gli indonesiani Saiful Priatna alias Ipul, Yudit Chandra alias Ichan e Irfan, tutti nativi di Palu. 

Il gruppo locale ha prelevato gli stranieri a Makassar, capoluogo delle South Sulawesi. Nel loro viaggio dalla Turchia essi hanno toccato la Thailandia, dove hanno recuperato alcuni passaporti falsi, quindi si sono diretti alla volta di Kuala Lumpur. Ultima tappa, dalla capitale della Malaysia sino a Makassar; da qui, a bordo di un minivan, essi hanno viaggiato sino a Palu, quindi a Poso dove sono stati catturati dalle forze speciali. Boy Rafli Amar, vice-portavoce della polizia, conferma che le forze dell'ordine hanno aperto un'inchiesta sui quattro cittadini turchi arrestati, e i loro possibili legami con le milizie dello Stato islamico. Il sospetto è che stessero cercando di mettersi in contatto con il terrorista indonesiano Santoso, "ricercato numero uno" in Indonesia, che sarebbe nascosto un una zona remota e montagnosa fra le foreste che circondano la cittadina. 

La presenza di cittadini stranieri attivi nella lotta islamista e i loro contatti diretti con estremisti locali - da poco usciti di prigione dopo aver scontato la pena - sono fonte di estrema preoccupazione per i vertici a Jakarta. Il timore è che i gruppi siano impegnati nella formazione di cellule locali dello Stato islamico, pronti a reclutare elementi per il jihad in Siria e Iraq o per colpire obiettivi sensibili in patria. Fonti della polizia affermano infatti che almeno 66 cittadini indonesiani sarebbero operativi in Medio oriente, due dei quali protagonisti di attacchi suicidi. 

Come riferito di recente da AsiaNews, movimenti fondamentalisti e leader islamici locali hanno trovato ispirazione nelle gesta dei combattenti sunniti e intendono sostenere la lotta per la creazione del Califfato islamico, che ormai si è esteso anche all'Asia. Cellule estremiste e membri attivi nel reclutamento sono presenti tanto in Indonesia, quanto nella vicina Malaysia; i suoi membri sono già operativi sul territorio nella preparazione di attentati e attacchi mirati contro pub, disco e birrerie "sognando il califfato islamico".

Da tempo la città portuale di Poso è teatro di episodi di violenza a sfondo confessionale: fra questi vi sono stati attacchi contro edifici cristiani, tra cui luoghi di culto, e l'omicidio avvenuto in circostanze misteriose di due appartenenti alle forze dell'ordine. I poliziotti stavano indagando su un attentato ai danni di un esponente di primo piano della comunità cristiana. I loro cadaveri sono stati ritrovati a distanza di otto giorni, ai margini di una strada poco distante un centro di addestramento di un gruppo legato al fondamentalismo islamico.

Dal 1997 al 2001 l'isola di Sulawesi e le vicine Molucche sono state teatro di un conflitto sanguinoso fra cristiani e musulmani. Migliaia le vittime delle violenze; centinaia le chiese e le moschee distrutte; migliaia le case rase al suolo; quasi mezzo milione i profughi, di cui 25mila nella sola Poso. Il 20 dicembre 2001 è stata sottoscritta una tregua fra i due fronti - nella zona cristiani e musulmani si equivalgono - firmata a Malino, nelle Sulawesi del Sud, attraverso un piano di pace favorito dal governo. Tuttavia, la tregua non ha fermato episodi sporadici di terrore che hanno colpito pure vittime innocenti; fra i vari casi ha sollevato scalpore e indignazione in tutto il mondo la decapitazione di tre ragazzine mentre si recavano a scuola, per mano di estremisti islamici nell'ottobre 2005.

 

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