07/06/2017, 11.20
VATICANO
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Papa: il mondo ha bisogno delle preghiera per la pace di cristiani, ebrei e musulmani

All’udienza generale Francesco ricorda l’incontro in Vaticano con Peres e Abbas. Dio non ci lascia mai soli. “Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci ‘senza Dio’”, ma il Vangelo ci rivela che “Dio non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio ‘senza l’uomo’”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Dio non ci lascia mai soli. “Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci ‘senza Dio’”, ma il Vangelo ci rivela che “Dio non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio ‘senza l’uomo’. Questa certezza è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro. “La paternità di Dio sorgente della nostra speranza” (cfr Lc 11, 1-4) è stato il tema del quale papa Francesco ha parlato all’udienza generale di oggi, al termine della quale ha invitato a pregare per la pace unendosi alla iniziativa “Un minuto per la pace”, che in vari Paesi del mondo ricorda “l’incontro in Vaticano tra me, il compianto Presidente israeliano Peres e il Presidente palestinese Abbas (8 giugno 21014, ndr). Nel nostro tempo – ha sottolineato - c’è tanto bisogno di pregare – cristiani, ebrei e musulmani – per la pace”.

In precedenza, nel discorso rivolto alle 25mila persone presenti in piazza san Pietro, Francesco aveva sottolineato il “Padre” della preghiera di Gesù. “Tutto il mistero della preghiera cristiana –ha detto - si riassume qui, in questa parola: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre. Lo afferma anche la liturgia quando, invitandoci alla recita comunitaria della preghiera di Gesù, utilizza l’espressione «osiamo dire». Infatti, chiamare Dio col nome di ‘Padre’ non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come ‘Padre’ ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui. Questa è la grande rivoluzione che il cristianesimo imprime nella psicologia religiosa dell’uomo. Il mistero di Dio, che sempre ci affascina e ci fa sentire piccoli, però non fa più paura, non ci schiaccia, non ci angoscia. Questa è una rivoluzione difficile da accogliere nel nostro animo umano; tant’è vero che perfino nei racconti della Risurrezione si dice che le donne, dopo aver visto la tomba vuota e l’angelo, «fuggirono via […], perché erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8). Ma Gesù ci rivela che Dio è Padre buono, e ci dice: ‘Non abbiate paura!’.

“Pensiamo alla parabola del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32). Gesù racconta di un padre che sa essere solo amore per i suoi figli. Un padre che non punisce il figlio per la sua arroganza e che è capace perfino di affidargli la sua parte di eredità e lasciarlo andar via di casa. Dio è Padre, dice Gesù, ma non alla maniera umana, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come il protagonista di questa parabola. Dio è Padre alla sua maniera: buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo ‘amare’. Quando il figlio ribelle, dopo aver sperperato tutto, ritorna finalmente alla casa natale, quel padre non applica criteri di giustizia umana, ma sente anzitutto il bisogno di perdonare, e con il suo abbraccio fa capire al figlio che in tutto quel lungo tempo di assenza gli è mancato, è dolorosamente mancato al suo amore di padre. Che mistero insondabile è un Dio che nutre questo tipo di amore nei confronti dei suoi figli!”.

“Forse è per questa ragione che, evocando il centro del mistero cristiano, l’apostolo Paolo non se la sente di tradurre in greco una parola che Gesù, in aramaico, pronunciava ‘abbà’. Per due volte san Paolo, nel suo epistolario (cfr Rm 8,15; Gal 4,6), tocca questo tema, e per due volte lascia quella parola non tradotta, nella stessa forma in cui è fiorita sulle labbra di Gesù, ‘abbà’, un termine ancora più intimo rispetto a ‘padre’, e che qualcuno traduce ‘papà, babbo’”.

“Cari fratelli e sorelle, non siamo mai soli. Possiamo essere lontani, ostili, potremmo anche professarci ‘senza Dio’. Ma il Vangelo di Gesù Cristo ci rivela che Dio che non può stare senza di noi: Lui non sarà mai un Dio ‘senza l’uomo’. Questa certezza è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro. Quando abbiamo bisogno di aiuto, Gesù non ci dice di rassegnarci e chiuderci in noi stessi, ma di rivolgerci al Padre e chiedere a Lui con fiducia. Tutte le nostre necessità, da quelle più evidenti e quotidiane, come il cibo, la salute, il lavoro, fino a quella di essere perdonati e sostenuti nelle tentazioni, non sono lo specchio della nostra solitudine: c’è invece un Padre che sempre ci guarda con amore, e che sicuramente non ci abbandona”.

Di preghiera per la pace il Papa ha parlato anche nel saluto ai fedeli polacchi, quando ha ricordato che l’associazione Comunità Regina della Pace di Radom, “ispirandosi alle 12 stelle nella corona di Maria, Regina della Pace sta realizzando 12 centri di Adorazione Eucaristica e preghiera perpetua per la pace nei punti più infuocati del mondo. Su loro richiesta, ho benedetto oggi l’altare Adoratio Domini in unitate et pace, destinato al santuario della Madonna del Rosario a Namyang in Corea del Sud. In questo mese di giugno, dedicato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù – ha concluso - non manchi la preghiera di ciascuno per la pace”.

 

 

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