09/04/2010, 00.00
SRI LANKA
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Parlamentari in Sri Lanka, trionfa l'astensionismo e la coalizione di governo

di Melani Manel Perera
Il partito di Rajapaksa si aggiudica un’ampia maggioranza dei seggi. Difficile, tuttavia, la conquista dei due terzi necessari per la modifica unilaterale della Costituzione voluta dal presidente. Astensionismo record con punte del 50%. Leader cattolici e buddisti lanciano appelli alla concordia e al “lavoro comune” per il bene del Paese.
Colombo (AsiaNews) – Per il partito del presidente Mahinda Rajapaksa si profila una larga vittoria alle elezioni generali, tenute ieri in Sri Lanka per il rinnovo dei 225 seggi del Parlamento. Lo scrutinio delle schede è tuttora in corso e i risultati verranno diffusi con un margine di ritardo rispetto alle previsioni, per la denuncia di brogli avvenuti in due distretti del Paese. Tuttavia, non è sicuro che lo United People Freedom Alliance (Upfa) riesca a conquistare i due terzi dei seggi, chiesti dal capo di Stato per modificare la Costituzione senza il contributo dell’opposizione. Elevato il dato relativo all’astensione, con un crollo fra il 45 e il 50% dei votanti.
 
Le operazioni di voto si sono svolte in modo pacifico nella maggioranza del Paese, con qualche episodio di propaganda illecita, negligenze e abusi denunciati con tempismo dalle due commissioni elettorali. Essi hanno riguardato la città di Nawalapitiya, dove l’organismo di controllo ha imposto una nuova conta dei voti. Il partito di governo primeggia in quasi tutti i distretti sinora scrutinati; il movimento di opposizione Tamil National Alliance vince a Vanni e Batticaloa.
 
Dullas Alahaperuma, portavoce Upfa e Ministro dei trasporti, afferma che il partito di governo potrebbe aggiudicarsi più di 136 seggi parlamentari su 225 in totale. Ma non è sicuro che si arrivi ai due terzi auspicati da Rajapaksa. Tuttavia, il dato più significativo sembra essere quello relativo all’astensionismo. Metà della popolazione, infatti, ha deciso di non esprimere preferenze, manifestando in modo palese la disaffezione ai partiti, ai candidati e al sistema elettorale.
 
Un leader cattolico di origine singalese, che chiede l’anonimato, denuncia ad AsiaNews le evidenti “debolezze” nel sistema politico, che vanno “corrette”. Egli invita però ad “accettare i risultati finali” e a rispettare il verdetto delle urne.
 
P. Victor Soosai, vicario generale della diocesi di Mannar, conferma lo svolgimento “pacifico” delle operazioni di voto e la bassa affluenza. Egli ricorda i problemi che, ancora oggi, gravano sulle spalle dei tamil, vittime di una guerra civile che per tre decenni ha visto contrapposti l’esercito governativo e le Tigri Tamil (Ltte).
 
Mons. Winton Fernando, vescovo di Badulla, spiega che “i risultati sono espressione del verdetto popolare” e lancia un appello alla popolazione perché accetti il responso delle urne “da comunità matura”. Weligama Dhammissara Thero, monaco buddista e leader del movimento Kollonnawa Senevirathnaramaya, sottolinea che “a prescindere dalla maggioranza dei due terzi dei seggi parlamentari, il presidente deve mantenere fede alle promesse fatte” in campagna elettorale. “Vi sono ancora molti problemi – aggiunge – che gravano sul Paese e vanno risolti”.
 
Mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, invita i vincitori a “tendere la mano agli sconfitti” in un gesto simbolico di “amicizia”; gli sconfitti, di contro, devono mantenere uno spirito di “magnanimità” tale da riconoscere la sconfitta e lavorare con i vincitori “per rendere lo Sri Lanka un Paese migliore”.
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