19/01/2023, 10.49
ISRAELE
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Corte suprema boccia la nomina a ministro di un alleato chiave per Netanyahu

Secondo i supremi giudici il leader di Shas Aryeh Deri, condannato per frode e tangenti, deve dimettersi dal dicastero degli Interni e della Sanità. La maggioranza fa quadrato annunciando battaglia. Il partito parla di “sentenza politica”. Un nuovo fronte di scontro con la magistratura dopo la presentazione della controversa riforma della giustizia. 

Gerusalemme (AsiaNews) - In Israele si è aperto un nuovo fronte di scontro fra governo e magistratura, in una fase di profonde tensioni fra poteri istituzionali e proteste di piazza attorno alla controversa riforma della giustizia, fra le priorità del nuovo esecutivo. Ieri la Corte suprema ha stabilito che la nomina a ministro di Aryeh Deri, leader partito ultra-ortodosso Shas, è “estremamente irragionevole” per le condanne pendenti a suo carico, fra cui una recente per frode fiscale con pena sospesa. Secondo i giudici, l’esecutivo dovrebbe spingerlo alle dimissioni e nominare un sostituto, ipotesi già bocciata dallo stesso Deri e dal primo ministro Benjamin Netanyahu che lo considera alleato chiave all’interno della coalizione. 

Commentando la decisione, il ministro della Giustizia Yariv Levin parla di scelta “assurda”. I colleghi del partito Shas la definiscono una “sentenza politica” per indebolire il governo in una fase di tensione fra organi dello Stato. A proclamare il verdetto, emesso ieri, è stata la presidente della Corte suprema che ha deciso con una maggioranza schiacciante di 10 voti favorevoli e un solo contrario. Deri, ha sottolineato il magistrato, “è stato condannato tre volte” e “ha violato il dovere di servire” il Paese e i cittadini “in modo leale”. 

Nel suo intervento a seguito della sentenza la presidente della Corte suprema non ha risparmiato critiche allo stesso Netanyahu, il quale avrebbe dovuto considerare “il grave accumulo di reati” pendenti sul leader di Shas prima di assegnargli ministeri chiave come Interni e Sanità. In questo modo, ha concluso la giudice citata da Haaretz, “danneggia l’immagine e la reputazione dell’intero sistema giudiziario del Paese” ed è contro “i principi di condotta ispirati a etica e legalità”.

Ora la palla passa a Netanyahu, che dovrà accogliere - o no, come appare più probabile - la scelta dei giudici, che hanno evidenziato anche la forzatura fatta il mese scorso alla Knesset, dove è avvenuta una modifica alla legge che aveva permesso la nomina. Il leader di Shas è una colonna portante del governo, di cui lo stesso premier - anch’egli a processo per corruzione - non può fare a meno. Nel 1999 Deri è stato condannato a tre anni per frode e tangenti ed è stato rilasciato dopo 22 mesi, tornando in Parlamento nel 2013. Nel gennaio scorso ha patteggiato, sempre per corruzione, una condanna sospesa a un anno e una multa di oltre 50mila euro. 

In una nota il partito Shas ha confermato che non intende fare parte della coalizione di governo senza la presenza del suo capo fra i ministri. Una dichiarazione congiunta dei capi di maggioranza annuncia battaglia “con ogni mezzo consentito dalla legge e senza ulteriori perdite di tempo” per riparare “una ingiustizia”. Di tenore ben diverso il commento del leader dell’opposizione Yair Lapid, che mette in guardia il governo da evidenti violazioni della legge e del rischio di “una crisi costituzionale senza precedenti” se Deri non verrà cacciato. “Un governo che non rispetta la legge - ha detto l’ex premier - è un governo fuorilegge. E non può arrogarsi il diritto di chiedere ai cittadini di rispettare il diritto”. 

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