29/10/2023, 13.32
VATICANO
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Gaza, Papa all’Angelus: spazi ad aiuti umanitari, liberate gli ostaggi, cessate il fuoco

Il pontefice alla messa conclusiva del Sinodo sulla sinodalità, oltre 5mila i fedeli presenti: "Abbiamo sperimentato la presenza del Signore. Con lungimiranza guardiamo all'orizzonte che si apre davanti a noi". A conclusione della preghiera mariana il ringraziamento a quanti si sono uniti lo scorso venerdì alla Giornata di digiuno, preghiera e penitenza: "Non desistiamo". Il papa con p. Ibrahim Faltas: "La guerra una sconfitta".

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Non desistiamo. Continuiamo a pregare per l’Ucraina, anche per la grave situazione in Palestina e Israele, e per le altre regioni in guerra”. È quanto ha sottolineato papa Francesco oggi all’Angelus, ringraziando quanti “in tanti luoghi e in diversi modi” si sono uniti il 27 ottobre scorso alla Giornata di digiuno, preghiera e penitenza, per implorare la pace nel mondo. Tornando sulla guerra a Gaza fra Israele e Hamas, il pontefice ha invocato “spazi per garantire gli aiuti umanitari" e chiesto che "siano liberati subito gli ostaggi. Che nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi”. Riferendosi poi alle parole del vicario della Custodia di Terra Santa, pronunciate durante il programma televisivo A Sua immagine, il papa ha detto: “Anche noi con padre Ibrahim [Faltas] diciamo cessate il fuoco! Fermatevi, fratelli e sorelle, la guerra è sempre una sconfitta!”. Dopo queste parole un lungo applauso si è levato da Piazza San Pietro.

In precedenza, nella basilica di san Pietro, papa Francesco ha presieduto la messa conclusiva della prima tappa - la seconda si terrà a ottobre 2024 - della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Assemblea alla quale il pontefice durante l’omelia ha fatto riferimento come “conversazione dello Spirito”. “Abbiamo potuto sperimentare la tenera presenza del Signore e scoprire la bellezza della fraternità”, ha detto ai 5mila fedeli presenti alla celebrazione.

“Ci siamo ascoltati reciprocamente e soprattutto, nella ricca varietà delle nostre storie e delle nostre sensibilità, ci siamo messi in ascolto dello Spirito Santo”, ha continuato, ammettendo che i risultati del lavoro svolto non si possono vedere nell’oggi, ma volgendo lo sguardo al divenire. “Con lungimiranza possiamo guardare all’orizzonte che si apre davanti a noi: il Signore ci guiderà e ci aiuterà ad essere Chiesa più sinodale e più missionaria, che adora Dio e serve le donne e gli uomini del nostro tempo, uscendo a portare a tutti la consolante gioia del Vangelo”.

Papa Francesco ha anche ringraziato i partecipanti alla sessione sinodale del 2023 per “il cammino fatto insieme, per l’ascolto e per il dialogo”, indirizzando loro un augurio: “Crescere nell’adorazione di Dio e nel servizio al prossimo”. Adorare e servire sono i due verbi su cui il Santo Padre si è soffermato durante il commento del Vangelo del giorno (Mt 22, 34-40). “A conclusione di questo tratto di cammino che abbiamo percorso, è importante guardare al principio e fondamento da cui tutto comincia e ricomincia: amare”, ha affermato. È proprio attraverso questi due verbi, “movimenti del cuore”, che è infatti possibile amare “non le nostre strategie, non i calcoli umani, non le mode del mondo”, ma “Dio e il prossimo”, “il cuore di tutto”, ha detto il Papa in riferimento alle parole che Gesù rivolge al fariseo che gli chiede: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”.

Parlando del primo verbo, adorare, Francesco ha detto: “Lo stupore dell’adorazione è essenziale nella Chiesa, soprattutto in questo momento in cui abbiamo perso l’abitudine dell’adorazione. Adorare, infatti, significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia”. Aggiungendo che è importante lottare contro le idolatrie e vigilare affinché “non ci succeda di mettere al centro noi invece che Lui”.

In riferimento, poi, al secondo verbo, servire, il Santo Padre ha aggiunto che “non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo, altrimenti si rischia il fariseismo”, e che “adorare Dio e amare i fratelli col suo amore, questa è la grande e perenne riforma”. Dedicando a questo punto un pensiero alle “vittime delle atrocità della guerra”: “È un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società. Noi, discepoli di Gesù, vogliamo portare - ha spiegato - nel mondo un altro lievito, quello del Vangelo”.

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