Gaza, armi, diplomazia ed energia: Baku partner strategico per Israele
Fra i Paesi parte della forza internazionale di stabilizzazione secondo il piano di pace di Trump vi sarebbe anche l’Azerbaijan. Da 30 anni la nazione musulmana del Caucaso è uno degli alleati chiave dello Stato ebraico oltre a rappresentare un canale di comunicazione con la Turchia. A favorire le relazioni la lotta comune contro estremismo e terrorismo islamico.
Gerusalemme (AsiaNews) - All’ombra della guerra di Gaza e delle tensioni mai del tutto sopite nel Caucaso fra Baku ed Erevan, con Mosca ma soprattutto Teheran attori dietro le quinte, in questi anni si è andata consolidando la relazione fra Israele e Azerbaigian: non un “semplice” alleato nello scacchiere regionale, quanto piuttosto il partner più importante in Medio oriente e il secondo su scala globale pur non avendo una frontiera in comune, o un retroterra etnico e religioso che li unisce. Ciononostante, le due realtà hanno consolidato un legame improntato al rispetto comune e all’amicizia, che è stata di beneficio per entrambi, con un valore unico e che non deve essere sottostimato come avvertono analisti ed esperti del settore. Una unione di intenti che nemmeno le ultime vicende di politica interna azera, con il clamoroso arresto di Ramiz Mekhtiev, meglio noto come il “cardinale Richelieu” di Baku, sono riuscite a scalfire.
Le relazioni hanno registrato un deciso rafforzamento circa 30 anni fa, in occasione di un incontro a New York fra l’allora primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il presidente dell’Azerbaijian Heydar Aliyev. I due leader hanno parlato in privato, senza intermediari o consiglieri, discutendo di ciò che ciascun Paese aveva bisogno dall’altro: Israele di una fonte di petrolio stabile e affidabile, mentre Baku cercava i sistemi di difesa militare. Da quel giorno, l’alleanza di Israele con gli azeri è diventata una delle più stabili e affidabili tanto da diventare, come afferma Joseph Epstein, direttore di ricerca presso l'Endowment for Middle East Truth, “il secondo alleato più stretto”.
La differenza fondamentale tra l’Azerbaigian e gli altri alleati di Israele, in particolare quelli occidentali, è il modo in cui Baku vede il conflitto israelo-palestinese. Quasi tutti i Paesi occidentali permettono che questo conflitto influenzi le loro relazioni con Israele, anche nei casi in cui Israele risponde alle azioni terroristiche dei palestinesi, come è avvenuto anche in seguito al devastante attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas. Al contrario, l’Azerbaijan non ha mai permesso a guerre e divisioni in Terra Santa di influenzare le relazioni con lo stato ebraico, proprio perché - secondo alcuni - conosce il fondamentalismo islamico ed è contrario al terrorismo ad esso associato, e quindi non giudica pubblicamente Israele. Ne è prova il fatto che dal 7 ottobre 2023 Baku ha aumentato le sue esportazioni di energia verso Israele, sebbene anche prima della guerra vendesse fino al 50% della produzione petrolifera interna secondo statistiche ufficiali.
Parlando del petrolio azero, dall’inizio degli anni ‘90 l'Azerbaigian è diventato un attore chiave nella stabilizzazione della sicurezza energetica dello Stato ebraico, oltre a essere l’unico Paese musulmano a mantenere relazioni cordiali con Israele. Rapporti, anche di natura commerciale, che sono proseguiti senza interruzioni pure durante la fase drammatica della Seconda Intifada. Baku è anche un cliente abituale dei prodotti israeliani e, dalla fine degli anni 2000, è diventato il più grande importatore di armi di Israele (quasi il 70% degli acquisti in spesa militare dell’ultimo decennio proveniva da Israele). Nel settembre dello scorso anno, i due Paesi hanno firmato un altro accordo sulle armi, garantendo ulteriori affari alle aziende israeliane di alta tecnologia e sostenendo l’economia della nazione mediorientale.
L’Azerbaigian si è dimostrato prezioso per Israele anche in un altro ambito: quello di mediatore con Ankara, pur a fronte di attriti e fasi alterne di tensione che si sono verificate anche nell’ultima fase, in particolare fra il premier Benjamin Netanyahu e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Del resto i popoli turco e azero si considerano un’unica nazione che vive in due Paesi, e la Turchia è il più grande alleato di Baku, proprio come gli Stati Uniti sono il più grande alleato di Israele. Le strette relazioni dell’Azerbaigian sia con Israele che con la Turchia lo rendono l’intermediario perfetto. Ilham Aliyev, l'attuale presidente, si è speso più volte tra Israele e Turchia negli ultimi decenni. La capacità di Aliyev di colmare il divario potrebbe rivelarsi estremamente preziosa nel prossimo futuro, soprattutto dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria e l’ascesa al potere della nuova leadership guidata da Ahmad al-Shara'a, islamista integralista fedele ad Ankara.
Infine, un risvolto attuale della collaborazione fra i due Paesi è il coinvolgimento di Baku nella forza internazionale di stabilizzazione chiamata a controllare - e far rispettare - la tregua a Gaza fra Israele e Hamas in base al piano in 20 punti elaborato dal presidente Usa Donald Trump. Secondo funzionari Usa, in prima fila fra le nazioni che dovrebbero partecipare alla futura forza internazionale di stabilizzazione nella Striscia vi sono Indonesia, Pakistan e l’Azerbaijan. Le discussioni sulla composizione sono ancora in corso e non sono stati ancora assunti impegni ufficiali da parte degli Stati interessati; tuttavia, queste tre nazioni avrebbero espresso il massimo interesse a contribuire alla missione, un pilastro essenziale dell’intero processo di pace per la fine del conflitto fra Israele e Hamas e l’inizio della ricostruzione, pur a fronte di dubbi di fattibilità.
Di questo ne ha parlato anche il Jerusalem Post in un articolo intitolato: “Il ruolo dell’Azerbaigian nella stabilizzazione di Gaza potrebbe rafforzare Israele, dicono gli esperti”. Secondo la pubblicazione, che cita fonti straniere, Baku è tra i Paesi che potrebbero unirsi agli sforzi internazionali. Gli esperti notano che un suo coinvolgimento - un Paese musulmano ma laico, con capacità militari ed economiche avanzate - potrebbe rafforzare la posizione di Israele e dare alla missione una maggiore legittimità agli occhi del mondo islamico.
24/09/2021 08:49





