22/06/2006, 00.00
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Ha perseguitato giornalisti e intellettuali, rappresenterà l'Iran al Consiglio dei diritti umani

di Dariush Mirzai

Della delegazione iraniana fa parte Saeed Mortazavi, procuratore generale di Teheran, noto per aver chiuso giornali e perseguitato intellettuali riformisti. Il suo coinvolgimento nell'"affare Kazemi", la fotografa irano-canadese torturata, violentata e uccisa in prigione, provoca la protesta del ministro degli esteri di Ottawa.

Teheran (AsiaNews) – Ha chiuso giornali, perseguitato giornalisti ed intellettuali ed è coinvolto nell'assassinio di una fotografa. Farà parte della delegazione dell'Iran al nuovo Consiglio dei diritti umani dell'Onu, che in questi giorni comincia i suoi lavori a Ginevra. L'Iran fu tra i pochi Stati, con Israele e gli Stati Uniti, a non votare per la creazione di quest'istituzione che succede alla Commissione dei diritti umani. Però, la delegazione iraniana a Ginevra ha immediatamente fatto delle dichiarazioni melliflue, dicendo che i diritti umani sono "uno sviluppo maggiore per le nazioni del mondo", ingiungendo "i governi a sforzarsi di salvaguardare i diritti umani come una necessità dei nostri tempi". Sul Consiglio ONU affermava pure che "deve essere sostenuto con forza da tutti i paesi" e che "l'Iran intende collaborare strettamente" con quest'istituzione.

L'autore di queste dichiarazioni non è stato il capo delegazione Karimi-Rad, ministro iraniano della Giustizia (e allo stesso tempo portavoce del Potere giudiziario), ma il famoso Saeed Mortazavi, Procuratore generale di Teheran, noto per aver chiuso molti giornali iraniani sotto la presidenza Khatami, per aver perseguitato gli intellettuali riformisti e pure per aver giocato un ruolo di primo piano nell'"affare Kazemi", fotografa irano-canadese torturata, violentata e uccisa in prigione a Teheran. Perciò, la presenza di Mortazavi nella delegazione iraniana è considerata da molte organizzazioni non governative (Ong) come una provocazione e delle dimostrazioni di protesta sono previste oggi a Ginevra. E non solo Ong: il mnistro delle affari esteri canadese, Peter MacKay parla di "oltraggio" e condanna la presenza in quest'ambito di una persona accusata di aver falsificato documenti relativi alla morte di Zahra Kazemi.

Per lui, coloro che negano l'Olocausto esercitano il diritto di espressione, ma chi si oppone alle regole islamiche riguardanti l'abbigliamento, in particolare il velo per le donne, viola diritti umani! Mortazavi l'ha dichiarato, assieme con molte critiche contro le violazioni commesse dalla Cia e, prima di tutto, la strumentalizzazione dei diritti umani a scopi politici, commessa dall'Occidente. Colpevole di "islamofobia".

A Teheran, prima dalla partenza, l'uomo che a fatto arrestare decine di scrittori e di giornalisti dichiarava che "i diritti umani nel senso vero sono un concetto sacro". Qualche giorno prima, la Guida Suprema Khamenei lodava la libertà d'espressione in un discorso lirico. In Iran, di fronte a tali dichiarazioni, pochissimi sono coloro che credono a questa retorica e pure pochi le prestano attenzione. Ma nel mondo globale, come quello dell'Consiglio ONU dei diritti umani dove più di 100 delegazioni di alto livello sono presenti, è una nota discordante, se non uno scandalo. Una provocazione – con quale scopo? E difficile immaginare quale potrebbe essere il guadagno per gli interessi iraniani, ma ovviamente, la credibilità dell'ONU e dei Diritti umani è sotto attacco.

 

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