16/07/2008, 00.00
FILIPPINE
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I vescovi filippini promettono battaglia sulla normativa “contro la vita”

di Santosh Digal
I promotori della legge sulla pianificazione familiare chiedono un confronto con la Chiesa per appianare le “questioni morali”. La conferenza episcopale ribadisce la contrarietà a politiche di pianificazione familiare e chiede politiche socio-economiche che promuovano lo sviluppo.

Manila (AsiaNews) – Dopo il monito dei vescovi filippini ai vertici politici del Paese, ieri i promotori della legge sui metodi di pianificazione familiare hanno chiesto un incontro con i prelati per discutere le questioni morali che la normativa comporta. E mentre i sostenitori della Reproductive Health (RH) – al vaglio della Camera dei deputati e in attesa di approvazione – sostengono che non si tratti di una norma “a favore dell’aborto”, la Chiesa cattolica filippina attraverso la conferenza episcopale ricorda il ruolo dei cattolici, che devono battersi per “promuovere una cultura della vita”.

Al momento le due posizioni appaiono distanti e difficilmente conciliabili, sebbene i promotori della RH auspichino un confronto aperto con i vertici della Chiesa locale, per garantire ai cittadini “tutte le informazioni necessarie e corrette sui metodi di pianificazione familiare”. La conferenza episcopale filippina (CBCP), dal canto suo, chiede ai membri del Parlamento di ripensare in piena coscienza “alla loro posizione sulla normativa in discussione”, facendo pressione in particolare su quanti hanno sottoscritto la RH e il piano di contenimento della popolazione.

La CBCP sottolinea che il problema povertà non è collegato al numero di abitanti nel Paese, quanto piuttosto a “inadeguate politiche sociali ed economiche” che favoriscono “sperequazioni e una cattiva distribuzione della popolazione sul territorio”. Una fetta consistente di filippini ha infatti abbandonato i villaggi d’origine per trasferirsi nelle grandi metropoli come Manila, aggravando la crisi socioeconomica. I vescovi hanno inoltre accolto la richiesta di colloqui, ciascuno nella propria diocesi di competenza, con i promotori della legge contestata; è stata inoltre avanzata l’ipotesi di proibire la comunione ai politici che “sosterranno la normativa contro la vita”.

Nel Paese si è formato un fronte compatto che ribadisce la contrarietà ai “metodi di pianificazione” delle famiglie, perché distruggono i valori sui quali si basa la vita della gente. Ciò si è visto già in altre nazioni industrializzate dell’Asia, mentre in Cina e India la politica del contenimento delle nascite e del figlio unico hanno innalzato le statistiche sugli aborti. Per questo la Chiesa ribadisce che solo “una politica sana, volta all’interesse della gente, che promuova iniziative socioeconomiche adeguate e pari opportunità per tutti” potrà garantire al Paese un “vero sviluppo”.

 

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