18/01/2010, 00.00
HONG KONG - CINA
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Il card. Zen per il “referendum” sulla democrazia ad Hong Kong

di Annie Lam
I partiti democratici useranno elezioni parziali in cinque zone del territorio come segnale per vedere quanto Hong Kong desidera il suffragio universale. Secondo inchieste, almeno il 60% delle persone del territorio vuole totale democrazia. Giorni fa, la Cina ha dichiarato che indire un referendum è contro la costituzione di Hong Kong e che un simile gesto non si può fare senza il suo permesso.
Hong Kong (AsiaNews) – Il card. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, chiede a tutti i cristiani del territorio di votare per il “referendum” sul suffragio universale, a pochi giorni da una dichiarazione di Pechino, secondo cui “Hong Kong non ha alcun diritto a lanciare un referendum senza il permesso della Cina”.
 
In realtà tale “referendum” avverrà nella forma di elezioni parziali, che si terranno alla fine di gennaio, per sostituire cinque parlamentari democratici che hanno deciso di dare le dimissioni a causa della lentezza del governo a garantire piena democrazia al territorio. Cinque candidati dei partiti democratici si candideranno nelle cinque zone del territorio. Il voto per loro sarà considerato una specie di referendum a favore della democrazia e del suffragio universale.
 
Partecipando ieri a un seminario voluto da cattolici e protestanti, il card. Zen ha spinto con decisione i fedeli a prendere parte al “referendum”: “Sono irato con il governo locale – ha detto – e con la sua proposta di riforme politiche, che non offre alcun progresso in nessuna direzione. Esso non dà alcuna scelta alle persone, costrette solo a dir di sì”.
 
Solo metà del parlamento di Hong Kong è votato con elezioni dirette; l’altra metà è costituita da rappresentanti di corporazioni (functional constituencies) e rappresentanti scelti dal governo. Da anni i partiti democratici e la popolazione chiedono l’elezione diretta di tutti i parlamentari, ma la Cina ha bloccato ogni sviluppo della democrazia rimandandola “forse” a dopo il 2017 e solo con la sua approvazione. Nelle scorse settimane i partiti democratici avevano chiesto di eliminare le functional constituencies come ingiuste, perché permettono a certi settori della società di votare due volte: nelle elezioni dirette e per le corporazioni. Ma il governo non ha accettato la loro mozione.
 
Proprio per questo, il card. Zen domanda a tutti di andare a votare per i candidati democratici come segno di sostegno al suffragio universale e per l’abolizione delle functional constituencies. Va detto che in tutti i sondaggi fatti nel territorio in questi anni, almeno il 60% della popolazione di Hong Kong è per il suffragio universale.
Al seminario ha partecipato anche Wong Yuk-man, parlamentare e sostenitore del “referendum”. Egli si dimetterà dalla sua carica il 27 gennaio e sosterrà le elezioni come “referendum” per la democrazia. Wong, membro di una chiesa protestante, ha detto lapidario: “Se non si cambia, non vi sarà alcun guadagno per la democrazia”.
 
Un altro partecipante al seminario, il prof. Kung Lap-yan, direttore ad interim dell’Hong Kong Christian Institute, ha sottolineato il valore della partecipazione alle elezioni per i cristiani. Come cristiani, ha detto, non bisogna demonizzare coloro che non ci piacciono, dato che ogni persona è a immagine di Dio. Inoltre, occorre ricordarsi che democrazia e benessere vanno di pari passo. E infine ha invitato i cristiani ad essere presenti nella politica verificando quanto i parlamentari e i partiti politici fanno.
 
Secondo il China State Council’s Hong Kong and Macau Affairs Office, una specie di rappresentanza di Pechino ad Hong Kong, l’idea di lanciare un referendum a Hong Kong è “contro la Basic Law”, la minicostituzione approvata da Cina e Gran Bretagna prima del passaggio di Hong Kong sotto la Cina.
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