02/10/2025, 09.06
KAZAKISTAN
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Il valzer della politica estera ad Astana

di Vladimir Rozanskij

L'ex ambasciatore a Mosca Eremek Košerbaev nominato come nuovo ministro degli Esteri, con l'intento di "recuperare" le relazioni con i russi dopo le aperture all'Occidente. Licenziato anche l’ambasciatore kazaco negli Stati Uniti, Eražan Ašikbaev, molto legato al precedente ministro Murat Nurtleu. Ma nelle scelte ha pesato anche l'eccesso di assistenti e consiglieri, da tagliare nell'ambito della lotta alla corruzione.

Astana (AsiaNews) - In Kazakistan è stato nominato il nuovo ministro degli esteri, nella persona del 60enne Eremek Košerbaev, al posto di Murat Nurtleu, divenuto consigliere del presidente per la collaborazione internazionale negli investimenti e nel commercio. Il primo compito assegnato al nuovo capo della diplomazia è la preparazione della visita del presidente Kasym-Žomart Tokaev a Mosca, che avrà luogo a novembre, l’ennesima giravolta di politica estera dei kazachi, per riequilibrare le relazioni con i vecchi padroni russi dopo “eccessi di aperture” nei confronti degli occidentali.

Il cambio al vertice del ministero ha infatti coinciso con una crescita della tensione con la Russia, evidente nelle complicazioni alle frontiere dei trasporti commerciali, di cui Košerbaev si è occupato da vicino già come dirigente del ministero. Migliaia di furgoni in arrivo dalla Cina rimangono fermi in code chilometriche alla dogana prima di entrare in Russia, dove vengono sottoposte a verifiche estremamente minuziose, e gli autisti parlano di settimane di ritardo e condizioni particolarmente disagevoli per l’attesa. Il servizio doganale della Russia spiega che non si tratta di restrizioni generalizzate, ma di prevenzione del traffico illegale.

Košerbaev è una figura ben conosciuta in Russia, dove ha svolto l’incarico di ambasciatore dal 2020 al 2023, e per molti altri incarichi da lui rivestiti durante la carriera politica e diplomatica. La redattrice capo di Orda.kz, Gulnar Bažkenova, considera la sua scelta, insieme ad altre sostituzioni ai vertici dell’amministrazione presidenziale, il segnale dei fallimenti nella politica estera del Kazakistan. Già a settembre, dopo il vertice cinese della Sco, si era diffusa la notizia dell’arresto di Nurtleu poi smentita senza spiegazioni, legata probabilmente agli scarsi risultati ottenuti a Tianjin, e per evitare ulteriori polemiche l’ex-ministro ha accompagnato il presidente Tokaev nella visita a New York per l’assemblea dell’Onu, dove pure il Kazakistan non è riuscito a concludere molti accordi vantaggiosi.

Nella circostanza ha fatto scalpore anche il licenziamento dell’ambasciatore kazaco negli Usa, Eražan Ašikbaev, persona molto legata a Nurtleu. La politica estera di Astana rimane di fatto in una condizione di instabilità e disorientamento, a partire dai dazi del 25% imposti da Donald Trump, allo squilibrio della bilancia commerciale con la Cina e al dilagare del contrabbando sulla direttrice tra Pechino e Mosca, e le scelte del presidente sembrano cercare affannosamente la giusta direzione per una svolta positiva. La carriera di Nurtleu potrebbe trovare una nuova crescita, se da consigliere del presidente riuscirà a trovare le soluzioni per districarsi tra le dipendenze orientali e occidentali, normalizzando i rapporti con la Russia.

Anche la sostituzione di Ašikbaev appare un tentativo di riorientare le relazioni con gli Stati Uniti, considerando che l’ambasciatore era stato inviato a quel ruolo nel 2021 sotto la presidenza di Joe Biden, e ora vanno trovate nuove possibilità di accordo con Donald Trump. Secondo il politologo Danijar Ašimbaev, le decisioni di scambio di ruoli di questi giorni indicano per lo più la necessità di una “ottimizzazione e ristabilimento dell’ordine” nell’apparato amministrativo di Astana, che era diventato troppo “ingombrante e sovraccarico”, con l’accumulo di oltre 15 assistenti e consiglieri per la politica estera, con sovrapposizioni e raddoppi di funzioni che ne limitavano l’efficacia.

In un’intervista a inbusiness.kz, Ašimbaev afferma che “si è voluto ridurre una squadra troppo affollata, non come reazione spontanea, ma in funzione della realizzazione di un progetto iniziato dopo l’ultimo messaggio del presidente alla nazione”, in cui si prometteva la trasparenza e la lotta alla corruzione. Le direttive fondamentali della politica interna ed estera rimangono comunque invariate, nella ricerca della stabilità nell’equilibrio delle influenze esterne, nella concordia sociale, il consolidamento dei risultati ottenuti e il sostegno alla “multivettorialità” a livello internazionale, come afferma l’esperto.

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