26/10/2011, 00.00
INDONESIA
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Indonesia: I politici cattolici e la sfida della moralità

di Mathias Hariyadi
Un seminario della Conferenza episcopale sottolinea la necessità per i laici in politica di marcare con un comportamento eticamente irreprensibile la loro “diversità”. “Praticare una vita cattolica include la preghiera, e andare a messa regolarmente, ma anche impegnarsi a non manipolare e a non essere manipolati”.
Jakarta (AsiaNews) – Essere cattolico significa adottare valori morali cristiani e metterli in pratica nella vita quotidiana. E se sei un politico, o un funzionario di governo, non dimenticarti della tua cattolicità, e di esercitare l’etica della moralità da sempre predicata dalla Chiesa. Sono questi i consigli che un analista politico “veterano” Harry Tjan Silalahi, e un noto esperto criminologo, il prof. Adrianus Meliala hanno raccomandato durante un seminario della Conferenza episcopale indonesiana che si è svolto il 23 ottobre nella capitale.

Harry Silalahi ha espresso il suo personale disappunto nell’apprendere che parecchi politici cattolici hanno “trascurato” il loro impegno morale a essere”puliti”, dal momento che con troppa facilità si sono prestati a essere corrotti finanziariamente, e a prestarsi alla politica dei soldi. “Quando mi vengono a trovare, hanno la faccia di bronzo di dichiararsi buoni cattolici. Praticare una vita cattolica include la preghiera, e andare a messa regolarmente, ma anche impegnarsi a non manipolare e a non essere manipolati”, ha dichiarato l’analista.

Silalahi è direttore del Centro strategico internazionale di studio (Csis). Ha aggiunto: “Temo di non poter dire che ogni politico cattolico non è coinvolto in comportamenti inappropriati, corruzione compresa”. Il Csis è un think-tank di alto profilo ed è stato considerato una delle istituzioni più influenti durante il regime del presidente Suharto (1967-1998). Il Csis è stato anche il punto di formazione del Golkar, il partito politico più potente in quel periodo.

Il direttore del Csis ha spiegato che prima che Suharto giungesse al potere nel 1967 un buon numero di figure cattoliche sia nel governo che nel Parlamento praticavano rigorosamente la morale cattolica. Un modello esemplare era il ministro I.J. Kasimo, capo dell’allora partito cattolico, “che come chiunque altro avrebbe potuto manipolare le situazioni, ma era legato all’impegno di restare pulito”. E per questa ragione la Chiesa dovrebbe prendere sul serio questo problema, e istruire i politici cattolici a praticare il loro impegno alla moralità. Nella sua opinione la Commissione episcopale indonesiana per i Laici è “obbligata” moralmente e politicamente a provvedere un’istruzione adeguata in questo senso ai laici, e soprattutto ai laici in politica.

Ha preso poi la parola il prof. Adrianus Meliala, un noto criminologo dell’università di Indonesia. Il professore ha dichiarato che le organizzazioni socio-politiche cattoliche dovrebbe riuscire a dare “un mano di aiuto” agli altri. Se pensano solo ad arricchirsi, o prepongono il proprio interesse a quello altrui, perdono forza e incidenza. “Dobbiamo avere organizzazioni socio-politiche che abbiano un impatto forte sulla società. Un impatto forte si può ottenere se ci sono programmi concreti per creare benefici alla società. Se così non è, chiudiamole”, ha dichiarato il professore. Per entrambi gli oratori essere cattolici vuole dire sottolineare la nostra differenza con l’essere buoni cittadini indonesiani che si impegnano a lavorare per una vita comune migliore. Al seminario hanno partecipato numerosi gruppi sociali cattolici, fra cui la Bhumiksara Foundation, la gioventù cattolica, l’Associazione cattolica delle donne indonesiane e singole personalità di varie organizzazioni.
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