L'Asia Centrale tra Putin e Xi
La somma degli affari di Pechino nella regione - cresciuti esponenzialmente con la guerra in Ucraina - supera ormai i 90 miliardi di dollari, cioè il doppio rispetto a quelli di Mosca. La Cina sostiene il commercio con la convinzione che il miglioramento del livello di vita può allontanare ogni pericolo di conflitto, come si è visto con gli accordi di confine tra Kirghizistan e Tagikistan
Mosca (AsiaNews) - La Russia sta perdendo progressivamente la sua influenza sul “cortile posteriore” dell’Asia centrale, sia nelle relazioni economiche e commerciali, sia negli altri campi politici, sociali e culturali, e la sinologa Marina Rudjak dell’università di Heidelberg riflette su queste circostanze in un servizio del canale televisivo Currentime. A inizio ottobre, intervenendo al summit “Asia centrale – Russia” di Dušanbe, il presidente russo Vladimir Putin ha proclamato con enfasi che la bilancia commerciale di Mosca con i cinque Paesi centrasiatici supera i 45 miliardi di dollari, definendolo “un risultato mica male”, ma aggiungendo subito che con la sola Bielorussia il conto reciproco supera i 50 miliardi, e che quindi “bisogna aumentare le nostre cifre”.
Secondo il giornale britannico Telegraph, nella realtà la Russia sta cedendo questi territori alla Cina a tutti i livelli, considerando che la somma degli affari di Pechino nella regione è il doppio di quelli russi, superando i 90 miliardi di dollari, rovesciando diametralmente a suo favore la situazione rispetto ancora a pochi anni fa e soprattutto durante i tre anni della guerra russa in Ucraina. Non si tratta solo di trasporti e consegne di carichi commerciali: la Cina sta investendo e costruendo molte infrastrutture in tutti questi Paesi, e anche in altri che erano più dipendenti dalla Russia, per poter liberamente commerciare con l’Europa, senza dover dipendere dagli scossoni politici e militari del Cremlino.
Secondo la Rudjak, guardando anche alle relazioni tra Putin e Xi Jinping negli ultimi anni riguardo al tema dell’Asia centrale, “è ormai evidente la concorrenza tra di loro”, anche se questo non ha alcun riflesso sulla stampa cinese, per evitare di complicare ulteriormente i rapporti russo-cinesi. Formalmente Pechino sostiene Mosca anche riguardo alla guerra, e non ha interesse a una sua sconfitta, ma certamente non desidera che recuperi la sua capacità di influire sulle scelte in Asia centrale, visto che “la Cina cerca anzitutto la stabilità”, e l’ultima cosa di cui ha bisogno sono le “guerre regionali”, tanto più in zone confinanti proprio con i propri territori.
La Cina sostiene il commercio in Asia centrale con la convinzione che il miglioramento del livello di vita può allontanare ogni pericolo di conflitto tra gli stessi Paesi, come si è visto in questi anni soprattutto con gli accordi di confine tra Kirghizistan e Tagikistan, e tanto più con la Russia che incombe in particolare sul Kazakistan settentrionale. Non si capisce quindi come definire adeguatamente i rapporti tra Russia e Cina, se si tratta di alleati, partner o concorrenti; gli esperti del settore ricordano anzitutto che tra i due ci sono comunque oltre 4 mila chilometri di confine, quindi anzitutto sono dei “vicini”, tra cui nel passato non sono mancati i conflitti. La Cina deve sempre esercitare un grande controllo e mantenere l’equilibrio nei confronti dei russi, per evitare scossoni molto pericolosi.
Quindi i rapporti tra Putin e Xi sono sempre improntati a manifestare grande rispetto e amicizia, e i cinesi cercheranno sempre di sostenere economicamente i russi, almeno per quanto è necessario a tenerli buoni. Pechino esporta molti articoli in Russia, ma cercando sempre di non incappare nelle sanzioni occidentali, magari aggirandole tramite Paesi terzi. Quindi anche un confronto aperto sul controllo dell’Asia centrale è improbabile secondo Rudjak, e “negli ultimi vent’anni si è cercato di evitarlo in tutti i modi, ma se si risvegliasse l’appetito di Mosca da queste parti, la Cina sosterrebbe nella regione le tecnologie finanziarie e militari”.
Un’altra questione riguarda l’enorme carenza di forza lavoro in Russia, proprio per la sempre più forte pressione nei confronti dei migranti dell’Asia centrale, che potrebbero col tempo essere sostituiti proprio dai cinesi, a cui certamente non manca il personale in esubero, a cominciare dalle regioni estreme orientali. E anche in questo caso la Cina ricomporrebbe a suo favore gli equilibri con la Russia, che è destinata a cedere l’Asia al suo concorrente storico.
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