La 'Chiesa divisa': la difficile vicenda del vescovo Jin e dei cattolici di Shanghai
Un nuovo libro in uscita dello storico Paul Mariani ripercorre la vita della comunità cattolica di Shanghai negli anni in cui a guidarla fu il presule gesuita ordinato "illegittimamente" nel 1985, figura complessa che cercò a suo modo di mantenere un equilibrio tra Pechino e Roma negli anni della rinascita del cattolicesimo nel dopo Mao. Una lettura interessante non solo sulla Chiesa in Cina di ieri, ma anche rispetto a quanto sta accadendo oggi.
Milano (AsiaNews) – È uscito in questi giorni, presso la Harvard University Press, La Chiesa in Cina divisa. Il vescovo Luigi Jin e la rinascita cattolica dopo Mao (China’s Church Divided. Bishop Louis Jin and the Post-Mao Catholic Revival), un nuovo libro dello storico gesuita Paul P. Mariani.
È uno studio imponente e importante, che racconta una vicenda umana, ecclesiale e politica che ha un immediato riflesso sull’attualità della Chiesa in China, e di Shanghai in particolare. In effetti, la prima cosa da notare e chiarire è proprio questa: anche se il nome della città non appare nel titolo del libro, la storia narrata riguarda la Chiesa di Shanghai, una delle più antiche, solide e influenti comunità cattoliche della Cina.
L’autore (che, come menzionato appartiene alla Compagnia di Gesù) descrive non soltanto una vicenda cinese e collocata nella città di Shanghai: è anche una vicenda in buona parte gesuitica. La chiesa di Shanghai è stata fondata e conseguentemente profondamente segnata, seppur non esclusivamente, dai missionari gesuiti. Nel 2011 Mariani aveva pubblicato Chiesa militante: il vescovo Kung e la resistenza cattolica nella Shanghai comunista (Church Militant: Bishop Kung and Catholic Resistance in Communist Shanghai). L’autore è dunque impegnato da molti anni a studiare il cattolicesimo di Shanghai, una vicenda di fondamentale interesse nel complicato sviluppo della Chiesa cinese dalla liberazione (ovvero dall’ascesa al potere del partito comunista, 1 ottobre 1949) ad oggi.
Con questo nuovo volume, Mariani prosegue la narrazione della vicenda cattolica di Shanghai, vicenda drammatica, segnata da persecuzioni, resistenze ed eroismi, da compromessi e forse persino da tradimenti.
Il vescovo Ignatius Kung Pinmei (creato cardinale prima in pectore nel 1979 e poi pubblicamente nel 1991) rappresenta la sofferenza e la resistenza ad oltranza. Il vescovo Louis Jin rappresenta la stagione della collaborazione con le autorità comuniste, del compromesso e del tentativo di navigare tra due poteri, quello politico di Pechino e religioso di Roma, che reclamavano entrambi lealtà totale.
Ma il libro non è solo la narrazione di Kung e Jin: ci sono numerosi altri protagonisti a partire dal protagonismo della stessa comunità cattolica di Shanghai (anche prima dell’ascesa del vescovo Jin) alla cui vicenda l’autore dedica quasi metà delle oltre 300 fitte pagine del libro. La Chiesa cattolica di Shanghai, per quanto divisa come dichiarato fin dal titolo, è un soggetto storico capace di distinguersi, persino sopravvivere, in lunghi decenni nonostante una dittatura che ambiva all’appiattimento e alla distruzione di ogni differenza.
Oltre a Jin nel libro sono menzionati decine di credenti, uomini e donne, laici e religiosi, la cui vita è stata devastata o persino distrutta dalla rivoluzione comunista. Il libro di Mariani restituisce loro memoria e dignità, e di questo tributo va reso merito all’autore, che si è guardato bene dal giustificare (come pure si fa in tanti quartieri) la persecuzione anti-cattolica.
Dopo anni di detenzione e di privazione della libertà, all’inizio degli anni Ottanta il gesuita Jin aveva accettato di collaborare con il vescovo ‘patriottico’ di Shanghai Zhang Jiashu, nonostante che tra i due, che si conoscevano da sempre, non ci fosse mai stata alcuna simpatia. Jin aveva dato prova di straordinarie capacità manageriali, di relazioni, e di muoversi con destrezza in campi minati già da rettore del nuovo e per molti anni fiorente seminario di Sheshan. Il libro entra in una narrazione piuttosto dettagliata a partire dal 1985, quando il gesuita Louis Jin viene ‘illegittimamente’ consacrato vescovo. Mariani descrive la vita di Jin, soprattutto per quanto riguarda i suoi viaggi internazionali e gli incontri con ospiti stranieri, quasi giorno per giorno, con dettagli che soddisfano chi questa vicenda già la conosce abbastanza per non perdersi dentro tra i numerosi nomi e riferimenti. E chi scrive, avendo (per quanto saltuariamente) frequentato Shanghai per circa 20 anni, ha apprezzato il dettagliato resoconto di tante vicende, riconoscendo fatti, persone e luoghi.
Ma non è un libro solo per specialisti. Credo che chiunque ami o anche solo si interessi della Chiesa di Cina, troverà estremamente avvincente questa storia, fatta di missionari, gesuiti, laici coraggiosi e resistenti, vescovi e cardinali, importanti esponenti politici cinesi e internazionali, luoghi fortemente significativi, come il santuario di Sheshan.
La figura di Louis Jin, protagonista principale ma non unico del libro, emerge nelle sue qualità di uomo di Chiesa e di relazioni politiche. Chi ha conosciuto personalmente il vescovo Jin, e chi scrive questa recensione è uno di loro, non può non ricordare le sue spiccate qualità intellettuali, la vastissima conoscenza di persone in tutto il mondo, l’ottima conoscenza di numerose lingue e i modi gentili e coinvolgenti verso gli ospiti.
Le vicende del vescovo Jin e della chiesa di Shanghai sono dolorose ed esaltanti, lunghe e complesse, piene di svolte, di rinascite, di speranze e di amare delusioni. Oggi non è da meno. Il vescovo Jin ha vissuto nella sua persona, e da protagonista tante vicende, anche di segno opposto. Non bisogna dimenticare, per esempio, che Jin ha anche sofferto la detenzione prima di accettare di assumere un ruolo pubblico. Un ruolo che lo avrebbe esposto alla severa opposizione della chiesa sotterranea e dei suoi sostenitori nel mondo e ai condizionamenti delle autorità politiche. Inoltre alcune accuse, più o meno gravi, imputate a Jin non possono essere escluse ma neanche affermate con certezza. Nelle dittature dove ogni dissidenza può essere pagata con la prigione o la morte, il filo che distingue la tragica verità e la calunnia non è sempre così chiaramente disegnabile.
Dal libro di Mariani, Jin ne esce per quello che - secondo molti osservatori - è effettivamente stato: una personalità complessa che le circostanze difficili hanno portato ad assumere atteggiamenti e decisioni condannati come tradimento da alcuni; giudicati come ambigui da molti; approvati da altri ancora. Da parte mia condivido la descrizione che ne offre l’autore Mariani. E cerco di dirlo con parole mie: il vescovo Jin è stato un uomo di chiesa di valore che in condizioni ‘normali’ avrebbe facilmente potuto avere una importante e apprezzabile carriera ecclesiastica non solo in patria ma anche nella Chiesa universale. Nel 2006 il vescovo Jin venne legittimato dalla Santa Sede, pur rimanendo il vescovo sotterraneo Joseph Fan Zhongliang l’ordinario di Shanghai.
È probabile che Jin abbia avuto a cuore il bene della Chiesa anche quando ha attuato decisioni in contrasto con le regole ecclesiastiche, o persino anche quando ha creato difficoltà e sofferenze in altre persone. Comprendere le sue scelte però non significa sminuire la dignità e la legittimità di chi, al contrario di lui, anche a Shanghai - a partire dal vescovo sotterraneo Joseph Fan, gesuita e compagno di noviziato di Jin - ha scelto di resistere ad una politica religiosa oppressiva e anti-libertaria. Questo valeva nel tempo di Jin e vale, secondo me, anche ora.
Gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso (gli anni del vescovo Jin) avevano dato l’impressione che la sua ambiguità fosse a fin di bene, e c’erano tanti motivi per sperare che sarebbe stato così. In fin dei conti i suoi ‘padrini’ politici erano a favore di una Cina diversa e sono stati esautorati dopo il massacro di piazza Tiananmen del 1989. Oggi c’è meno ragione di sperare che le cose andranno meglio.
Impressiona rendersi conto che le dinamiche di oppressione e manipolazione attuate nei decenni scorsi contro la comunità cattolica siano ancora oggi in atto a Shanghai e in Cina. Mentre scriviamo, ci sono ancora due vescovi a Shanghai in condizione di non libertà. Mariani ne parla brevemente in quanto non sono il tema del libro. I due vescovi sono dimenticati dai più, considerati un incidente di percorso da obliare. Sono invece due credenti, due vescovi, li ho entrambi conosciuti di persona, che hanno avuto la vita rovinata, annullata, resa inesistente. Uno è il vescovo Joseph Xing Wenzhi, successore designato dallo stesso Jin. Di lui, dal 2011 non si sa (quasi) più niente. Condivido le parole che Mariani gli ha dedicato, denunciando l’intrappolamento di cui è stato vittima da parte delle autorità politiche per aver resistito alle loro imposizioni. Dopo 15 anni il vescovo Xing, scomparso come un fantasma, non ha ancora avuto la possibilità di raccontare la sua versione dei fatti che hanno decretato la sua disgrazia morale, ecclesiale e politica.
Il secondo vescovo è Thaddeus Ma Daqing, esautorato e confinato agli arresti domiciliari la sera stessa della sua ordinazione, il tragico 7 luglio 2012, per aver affermato di volersi disimpegnare dall’Associazione Patriottica. Era un gesto dettato dalla consapevolezza che la sua missione era di dover finalmente riunificare la chiesa divisa di Shanghai. Furono le autorità politiche che, imponendo la presenza di un vescovo illegittimo alla consacrazione di Thaddeus Ma, avevano creato il dissenso di una parte della comunità di Shanghai. Dissenso che Ma aveva cercato di emendare.
I due vescovi, ancora giovani all’epoca della loro disgrazia politica (48 anni il vescovo Xing, 44 anni il vescovo Ma), hanno avuto la vita stritolata da una politica religiosa oppressiva ancora, più che mai, in funzione.
Alla luce della vicenda dei vescovi Xing e Ma, c’è da augurarsi che lo storico Mariani completi una ‘trilogia’ dedicata alla chiesa di Shanghai narrando, appunto, gli ultimi 15 anni, da quando nel 2011 il vescovo Xing fu esautorato, per essere poi sostituto dal vescovo Ma, pure destituito l’anno successivo. Perché la vicenda del cattolicesimo di Shanghai non è una storia a lieto fine. Ringrazio Mariani di aver mostrato sensibilità umana e ecclesiale menzionando nelle ultime pagine le vicende dei due poveri vescovi. E lo ringrazio per l’enorme impegno a raccontare con equilibrio e competenza, una vicenda dolorosa ed esaltante allo stesso tempo.
"LANTERNE ROSSE” È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA CINA.
VUOI RICEVERLA OGNI GIOVEDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK
08/09/2005