27/10/2025, 08.50
KAZAKISTAN
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La memoria del Golodomor silenziata ad Astana

di Vladimir Rozanskij

Ha destato polemiche la rimozione da un monumento della parola russa utilizzata per indicare la carestia provocata da Stalin negli anni Trenta con l'abolizione forzata dei piccoli coltivatori privati. Anche nell'attuale Kazakistan, come in Ucraina, la fame uccise milioni di persone. Dietro alla spiegazione formale della "correzione", i delicati equilibri nei rapporti con Mosca.

Astana (AsiaNews) - Uno degli argomenti più discussi in Kazakistan nel mese di ottobre è stata la comunicazione che dal memoriale delle vittime delle repressioni dovute alle collettivizzazioni staliniane ad Astana è stata tolta la scritta “Vittime del Golodomor”, cioè della carestia dovuta all’istituzione forzata dei kolkhoz che hanno escluso dalle attività agricole i coltivatori privati, chiamati con disprezzo kulaki, i “profittatori”. Ora la scritta è stata modificata senza avviso pubblico in “Vittime della fame degli anni 1932-1933”, mettendo il termine golod, “fame”, al posto di Golodomor, “fame procurata” da azioni repressive.

Sulle reti social sono apparse accuse di “flirt con Mosca”, “tradimento dell’idea nazionale” e accuse di pusillanimità nell’evitare il ricordo delle colpe di Stalin e dei russi, chiedendo invece di “chiamare le cose con il proprio nome”. Della tragedia dei primi anni Trenta si è cominciato a parlare solo dopo l’indipendenza proclamata nel 1991, ricordata il 25 ottobre per la dichiarazione di sovranità già approvata nel 1990, mentre nel periodo sovietico il tema era assolutamente un tabù. Il Golodomor è per i kazachi uno dei motivi principali di autocoscienza, nei confronti della lunga dominazione russo-sovietica.

Secondo i dati raccolti dallo storico kazaco Erlan Sajlaubaev, il numero delle vittime del Golodomor raggiunse una cifra tra 1,5 e 2 milioni di persone, mentre l’accademico Myrzataj Žoldasbekov ritiene che il numero reale sia intorno a 2,3 milioni, “quasi la metà della popolazione kazaca di allora”. Le ricerche dell’Istituto di storia del Kazakistan mostrano che oltre alle vittime vi fu la fuga dal Paese di almeno un milione di persone, verso lo Xinjiang cinese, gli altri Paesi dell’Asia centrale, e anche l’Afghanistan e l’Iran. Ancora superiori in quegli anni furono le perdite del Holodomor ucraino, che ridusse la popolazione di quasi 5 milioni di persone.

La spiegazione delle autorità è risultata piuttosto formale, affermando che la correzione era necessaria per mettere ordine tra la scritta in russo e la traduzione in kazaco, ma questo non ha convinto il pubblico, considerato che il termine kazaco Ašaršylyk apposto sul memoriale indica propriamente la “fame di massa”, quindi molto più corrispondente al Golodomor che al semplice golod, e il cambio appare ancor di più come un favore fatto ai russofoni, evitando il termine criminale.

La vera ragione dell’operazione sembra piuttosto riferirsi all’ambito della politica estera, che il Kazakistan propone come “multi-vettoriale” fin dalla sua indipendenza, cercando di bilanciare sempre le relazioni con i principali centri di potere mondiale di Russia, Cina, Occidente e Paesi del mondo musulmano. Il presidente Kasym-Žomart Tokaev aveva condannato esplicitamente l’invasione russa dell’Ucraina, ma in diverse occasioni ha poi compensato questa posizione con aperture alla Russia, cercando di non oltrepassare la “linea rossa” che avrebbe potuto far infuriare Mosca, con conseguenze disastrose per il Kazakistan.

Il termine Holodomor, nella sua variante ucraina, è ormai diventato comune a livello mondiale, e da semplice “carestia di massa” indica esplicitamente il vero e proprio genocidio degli ucraini e dei kazachi operato da Stalin, la cui personalità viene sempre più rivalutata nella Russia di Putin. Decine di Stati, a partire da Usa, Canada e gran parte dell’Europa riconosce ufficialmente il crimine staliniano, e in tempi di “de-nazificazione” bellica dell’Ucraina da parte della Russia, lasciare questo termine è sembrato una circostanza troppo sensibile e non adeguata per la prudente diplomazia kazaca.

A chiedere la rimozione del Golodomor era stata un’organizzazione di sinistra filo-russa del Paese, la “Compagnia dei comunisti kazachi della Krasnaja Yurta” che ricorda le “tende rosse” create dai sovietici negli anni Venti-Trenta come “scuole di marxismo-leninismo”, proprio quando nelle vere yurty, le tende di campagna dei contadini, si stava morendo di fame per il Golodomor. Oggi non viene più imposta l’ideologia, ma si ricorda il destino che potrebbe ripetersi per i nomadi delle steppe, in un mondo dominato dalla guerra.

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