05/02/2007, 00.00
LIBANO
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Leader religiosi cristiani e musulmani uniti nell’appello al dialogo e al rifiuto della violenza

Il patriarca maronita, quello greco-melchita e il vicepresidente del Consiglio superiore sciita hanno chiesto ai leader politici di promuovere pace, tolleranza e accoglienza e fermare l’emigrazione, soprattutto giovanile.
Beirut (AsiaNews) – Di fronte a una crisi politica della quale non si vedono le prospettive, l’invito alla calma e il rifiuto della logica della violenza è il carattere comune degli appelli lanciati ieri dai leader religiosi cristiani e musulmani.
 
Il patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, durante la messa ha duramente criticato coloro che cercano di strumentalizzare le persone per realizzare un loro proprio progetto ed ha continuato ha richiamare i responsabili politici ai loro doveri civici che si fondano sui principi morali perenni: la pace, la tolleranza e l'accoglienza dell'altro. Il patriarca ha rinnovato il suo appello a non risparmiare nessuno sforzo per purificare gli animi e per aiutare la popolazione a restare nella terra dei loro padri. In particolare, egli ha parlato di coloro che arrivano ad avere titoli accademici, ma non riescono a trovare un lavoro compensato sufficientemente, “fatto - ha detto - che costringe molti giovani ad abbandonare il loro Paese per altri che utilizzano le loro competenze”.
Il patriarca Sfeir si è invece congratulato con l'esercito libanese per l’atteggiamento tenuto durante gli ultimi incidenti, esprimendo compiacimento per l'imparzialità mostrata; in tal modo si sono risparmiate al paese nuove divisioni. Egli ha anche indicato ai responsabili politici il comportamento dell’esercito come modello di convivenza, “da prendere ad esempio”.
Anche il vice presidente del Consiglio superiore sciita, cheikh Abdel Amir Kabalan, si è rivolto ai responsabili politici per chiedere di ascoltare la voce delle loro coscienze, che vieta l’uccisone e la violenza. Durante la memoria settimanale di un giovane sciita ucciso durante gli ultimi scontri tra i seguaci del partito di Dio e gli aderenti al movimento "Il futuro" presieduto dal deputato Saad Hariri, ha illustrato la figura del responsabile religioso,che deve essere “imparziale, tollerante, generoso, pacifico e capace di perdonare”. Ai responsabili politici ha chiesto di svolger i loro compiti in modo capace di risparmiare al Paese una nuova ondata di violenza, “che potrebbe costituire la fine della storia di un Paese, che ha portato la civiltà nel mondo, tramite l'alfabeto scoperto dagli antenati fenici”. Egli ha espresso il suo desiderio che riprenda il dialogo inter-libanese, unica via per costruire un migliore futuro per tutti i cittadini del Libano.

Della necessità di riprendere il dialogo ha parlato anche il patriaca greco-metlkita Gregorio III Laham, Durante la cerimonia di presa di possesso del nuovo ausiliare patriarcale mons Abdo Arbach, nella cattedrale della Madonna del Soccorso, nella citta di Zahle, nella Bekaa, ha auspicato la ripresa del dialogo come via necessaria e condizione ‘sine qua non’ per una pace durevole ed una soluzione “nobile e degna della storia del Libano”. Egli ha espresso la sua condanna contro quelle voci che si alzano contro la dignità dell'uomo ed ha chiesto la firma di un accordo tra tutti i politici che proibisca l'uso di minacce e parole che possano ferire le persone e la loro storia personale. A tutti ha rivolto un appello ad unire le forze per cercare di ricostruire il Paese e liberare gli animi dalle angosce e dall’insicurezza. Egli ha infine ribadito la necessità di fermare l'emigrazione verso l'estero che rappresenta “una spada che potrebbe spezzare l'unita della famiglia libanese”.

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