19/09/2022, 15.35
HONG KONG-CINA
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Media Hong Kong: rinviato di due giorni il processo al card. Zen

Doveva aprirsi oggi per chiudersi il 23 settembre. La giudice titolare ha contratto il Covid-19. Il porporato accusato assieme a cinque personalità democratiche di aver gestito un fondo umanitario non registrato. Caduta l’originaria accusa di minaccia alla sicurezza nazionale. Rischiano al massimo pena pecuniaria. Esperti: imputazione “ammorbidita” per timore di reazioni internazionali.

Hong Kong (AsiaNews) – Rinviato di due giorni il processo al card. Joseph Zen Ze-kiun e a cinque importanti esponenti del fronte democratico. Doveva aprirsi oggi alla Corte di West Kowloon, ma la giudice titolare del procedimento, Ada Yim Shun-yee, ha contratto il Covid-19. Lo riportano diversi media cittadini, tra cui il Sing Tao Daily.

Il verdetto era atteso il 23 settembre e ora potrebbe slittare di un paio di giorni: la procura accusa gli imputati di non aver registrato in modo corretto un fondo umanitario di cui erano amministratori fiduciari.

L’11 maggio la polizia aveva arrestato il vescovo emerito della città e gli altri accusati con la più grave accusa di “collusione” con forze straniere, in violazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nell’estate 2020 per silenziare il movimento pro-democrazia. Senza l’incriminazione per minacce alla sicurezza nazionale, gli imputati rischiano al massimo una pena pecuniaria di 1.750 dollari.

Oltre al 90enne porporato, alla sbarra ci saranno la nota avvocata Margaret Ng, la cantante-attivista Denise Ho, l’ex deputato cittadino Cyd Ho, l’accademico Hui Po-keung e l’attivista Sze Ching-wee. Cyd Ho è già in carcere per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. Per la stessa accusa sono in prigione diverse personalità democratiche, tra cui il magnate cattolico dei media Jimmy Lai.

Fino alla sua chiusura nell’ottobre scorso, il Fondo 612 ha assistito migliaia di manifestanti filo-democratici coinvolti nelle proteste del 2019. Gli imputati si sono dichiarati non colpevoli: secondo i loro difensori, l’organizzazione benefica non aveva l’obbligo di registrarsi in base alla Societies Ordinance. La difesa chiede anche che nell’interpretazione dell’ordinanza si tenga conto del diritto dei cittadini ad associarsi sancito dalla mini-Costituzione locale (Basic Law): un aspetto che dirà qualcosa sul livello di libertà ancora esistente nell’ex colonia britannica.

Analisti osservano che con ogni probabilità le autorità hanno cambiato (e “ammorbidito”) il capo d’accusa per timore di una reazione internazionale. Sulla vicenda, rientrando in volo il 16 settembre dal viaggio apostolico in Kazakistan, papa Francesco ha detto di non voler “qualificare la Cina come antidemocratica”, data la sua complessità: “Si è vero che ci sono cose che a noi sembrano non essere democratiche. Il card. Zen andrà a giudizio in questi giorni. E lui dice quello che sente, e si vede che ci sono delle limitazioni lì. Ma più che qualificare io cerco di appoggiare la via del dialogo”.

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