27/07/2010, 00.00
CINA
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Nello Yunnan piombo nel sangue di almeno 84 bambini

Nella zona ci sono miniere e fonderie di metalli preziosi e l’inquinamento è diffuso nell’aria e nel terreno. Pechino continua a tuonare contro l’inquinamento, ma sono scarse le iniziative per contenerlo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Più di 80 bambini hanno livelli alti e pericolosi di piombo nel sangue, nella contea di Heqing (Yunnan), per gli scarichi inquinanti delle fonderie locali.

Il governo ha ammesso che esami svolti a luglio sull’intera cittadinanza hanno mostrato che 84 bambini sotto i 14 anni sui 500 controllati hanno il sangue avvelenato dal piombo. Si prevede che il numero sia maggiore, perché gli esami non sono ancora conclusi.

Nella zona ci sono numerose fonderie e miniere di piombo e sono estratti metalli preziosi come argento e oro. Molte piccole fabbriche erano state chiuse negli anni ’90 proprio per il grave inquinamento, ma la recente crescita del prezzo dei metalli preziosi ha spinto molte a riaprire.

Il governo di Heqing dice che ha bonificato oltre 4.300 tonnellate di rifiuti tossici e ha fatto chiudere più di 200 laboratori artigianali illegali che estraggono oro dal minerale usando cyanide, causando fumi e rifiuti tossici. Ma la situazione generale appare compromessa.

L’avvelenamento da piombo procede con lentezza, ma è poi difficile da smaltire e può colpire il sistema nervoso, quello riproduttivo e i polmoni, causando una pressione del sangue elevata e anemia. Nei bambini può fare danni irreversibili al cervello. Secondo dati del ministero per la Protezione ambientale, nel 2009 sono stati accertati oltre 4mila casi di avvelenamento da piombo, tra cui oltre 2mila bambini, molto più vulnerabili.

Da tempo il ministro per l’Ambiente chiede rigide misure contro l’avvelenamento da metalli pesanti, che sta creando vere e proprie sollevazioni popolari. Nell’agosto 2009 ci furono gravi proteste di piazza contro una fonderia che aveva avvelenato con il piombo oltre 600 bambini.

Intanto si aggrava lo scandalo della fabbrica della Zijin Minino Group Co, leader cinese per oro e rame. A luglio oltre 9mila metri cubi di suoi rifiuti tossici liquidi sono finiti nel fiume Ting uccidendo oltre 1.500 tonnellate di pesce e causando un vero disastro ecologico. I residenti hanno denunciato il governo locale di avere protetto la fabbrica, non svolgendo i doverosi controlli e mettendo a tacere precedenti episodi di inquinamento. Infatti la ditta aveva accumulato in una pozza i rifiuti liquidi tossici, che le forti piogge hanno portato fino al fiume. Indagini hanno mostrato che l’ufficio della contea di Shanghang della Commissione per l’Amministrazione e la supervisione sulle strutture aziendali è il principale azionista della società, con il 30% delle quote e che molti dirigenti pubblici hanno posizioni di rilievo nell’azienda. Sin da giugno c’erano stati vari episodi di inquinamento ma le autorità locali li avevano sempre coperti. Non è nemmeno servito alla popolazione scendere in piazza e protestare il 23 giugno dopo che oltre 2 tonnellate di pesce erano morte per inquinamento. Ora i locali rinomati allevamenti ittici sono stati distrutti.

Pechino da tempo ha promesso tolleranza zero contro la corruzione e ai funzionari pubblici è vietato avere quote o interessi in aziende o accettare dalle stesse incarichi nei primi 3 anni da quando vanno in pensione. Ma di fatto ci sono scarsi controlli e sanzioni e spesso le ditte private sono controllate da organismi pubblici. La popolazione è costretta a scendere in piazza per fare valere i propri diritti, altrimenti negati da autorità locali colluse con le aziende.

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