16/08/2006, 00.00
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Nunzio in Israele: Tutti speriamo che il tunnel della violenza finisca

Oltre 2 mila persone hanno partecipato alla messa per la pace a Nazareth. La vicinanza del papa sottolineata da mons. Sabbah, che invita Israele a percorrere una "nuova via della pace".

Gerusalemme (AsiaNews) – La messa per la pace, voluta da Benedetto XVI in Libano  e in Israele, a Nazareth, è stata "piena di fede e di sapore ecumenico". Lo ha dichiarato ad AsiaNews il delegato apostolico di Israele e Palestina, mons. Antonio Franco. Raggiunto per telefono, mons. Franco ha spiegato che la celebrazione tenutasi ieri nella basilica dell'Annunciazione a Nazareth, ha radunato oltre 2 mila persone. Hanno concelebrato tutti i vescovi della Terra Santa. Ad assistere, insieme a rappresentanti anglicani, ortodossi, copti, vi erano anche personalità musulmane e un rappresentante del Ministero israeliano degli interni.

"In tutti – ha ricordato mons. Franco - c'era ancora il ricordo dei bambini uccisi durante i bombardamenti delle scorse settimane, proprio a Nazareth. Ma c'era anche un'atmosfera di gioia perché la messa è coincisa con l'inizio del cessate-il-fuoco. Tutti sperano che sia l'inizio della fine di questo tunnel di violenze".

Durante la messa, celebrata in lingua araba e presieduta dal patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah, il delegato apostolico ha sottolineato la vicinanza del papa a tutte le vittime del conflitto. "Durante tutto il mese di conflitto – ha detto mons. Franco ad AsiaNews – il papa non ha mai smesso di invitare alla pace, facendo almeno 2 interventi ogni settimana per sollecitare la comunità internazionale a lavorare per la pace".

Nell'omelia tenuta da mons. Sabbah, il patriarca ha ricordato la "voce sincera, ostinata, forte, chiara, senza equivoci" del pontefice che richiamava a riconoscere il diritto di tutti: dei libanesi alla sovranità e integrità del paese; degli israeliani alla sicurezza; dei palestinesi a una patria libera e sovrana".

"In questi giorni – ha continuato mons. Sabbah – la guerra ci ha toccato in modo diretto nelle nostre famiglie, nelle nostre case e conventi". "Di fronte alla morte e alle distruzioni, noi arabi israeliani, qui in Israele, diciamo: Israeliani, noi desideriamo per voi la sicurezza e la tranquillità… Noi vi amiamo dell'amore con cui Dio vi ama, ma vi diciamo che la distruzione e la morte causata a Gaza e in Libano non è la via della pace… Voi fate le guerre – dite e il mondo lo dice con voi – che voi avete il diritto di difendervi. Ma invece di difendervi, voi vi esponete a ancor più ostilità e insicurezza. La vostra vera vittoria è questa: mettere fine all'occupazione che imponete al popolo palestinese… Le vie prese finora no  conducevano alla pace. Occorre prendere ormai delle nuove vie per giungere alla pace e alla sicurezza per voi e per tutta la regione".

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