08/10/2025, 11.20
LIBANO - VATICANO
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Pace e dialogo interreligioso: la gioia del Libano per il viaggio di Leone XIV

di Fady Noun

Ad AsiaNews Marwan Sehnaoui, presidente dell’Ordine di Malta in Libano, definisce “significativa” la scelta di un Paese che vuole tornare a essere modello di pluralismo. Nel programma vi sarà anche un incontro sul dialogo islamo-cristiano. Da Aoun (cristiano) allo sciita Berry, la gioia di istituzioni e autorità per l’annuncio, che porta a compimento il “voto” del predecessore Francesco. 

Beirut (AsiaNews) - Un viaggio apostolico caratterizzato da eventi e appuntamenti tradizionali che contraddistinguono ogni visita all’estero di un pontefice, con un programma serrato: incontri come da protocollo e discorsi alla presenza di autorità civili e religiose, che si terrà presso la presidenza della Repubblica; un meeting con i giovani e i movimenti apostolici, previsto nel grande cortile esterno della sede patriarcale maronita di Bkerké; una messa solenne all’aperto, il cui luogo non è stato ancora scelto; un summit incentrato sul dialogo islamo-cristiano e un altro di carattere interreligioso. Secondo fonti della nunziatura apostolica a Beirut contattate da AsiaNews sono alcuni degli eventi che contraddistinguono la visita di papa Leone XIV in (Turchia e) Libano dal 27 novembre al 2 dicembre. Tuttavia, per un figlio di Sant’Agostino scelto come successore di Pietro e ai vertici della Chiesa cattolica, non è da escludere anche “una visita al convento di San Marone, sulla tomba di San Charbel”.

La Santa Sede ha confermato ieri, con un annuncio ufficiale pubblicato il 7 ottobre alle 13 ora di Beirut, le date della visita di papa Leone XIV in Libano. Questa si svolgerà dal 30 novembre al 2 dicembre, seconda tappa di un viaggio apostolico che lo condurrà prima a Iznik (l’antica Nicea, in Turchia), per il 1700° anniversario del Concilio ecumenico, evento importante della storia della cristianità. Dopo Giovanni Paolo II (1997) e Benedetto XVI (2010), papa Prevost sarà il terzo pontefice a visitare il Paese dei cedri, realizzando finalmente i voti del suo predecessore, Francesco, le cui circostanze e il suo stato di salute, hanno impedito la visita.

Interpellato da AsiaNews Marwan Sehnaoui, presidente dell’Ordine di Malta in Libano, spiega: “Il fatto che il Santo Padre scelga il Libano come primo Paese da visitare è significativo: dice che il Libano, che Giovanni Paolo II ha considerato come un ‘modello di pluralismo’, è al centro del dialogo interreligioso. Questa visita - aggiunge - è un soffio di speranza per la terra santa del Libano e per la sua definizione di ‘Libano-messaggio’ che lo caratterizza”.

Molte personalità, tra cui il presidente e il patriarca maronita, hanno gioito all’annuncio e per la scelta del Libano come primo Paese al di fuori dell’Italia. Mohammad Sammak, segretario generale della commissione nazionale per il dialogo islamo-cristiano e vicino al Mufti della Repubblica, confida ad AsiaNews che il papa “desidera visitare" il Libano, esempio di dialogo fra fedi diverse e modello di convinenza mentre ricorre il 60° anniversario della dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate (28 ottobre 1965). Un documento, prosegue, ancora oggi fondamentale nelle “relazioni della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane”.

“In risposta all'invito di Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica e delle autorità ecclesiastiche libanesi, il Santo Padre effettuerà una visita apostolica in Libano dal 30 novembre al 2 dicembre. Il programma della visita apostolica sarà annunciato a tempo debito” si legge nel messaggio diffuso dall’Agenzia nazionale di informazione (Ani). “In Libano avrò l’opportunità di annunciare nuovamente un messaggio di pace [...] in un Paese che ha sofferto così tanto. Papa Francesco voleva andarci, offrire il suo sostegno al popolo libanese [...] dopo tutto quello che ha sofferto. Cercheremo di portare questo messaggio di pace e speranza” ha dichiarato Leone XIV ieri ai giornalisti a Castel Gandolfo, residenza estiva dei papi vicino a Roma.

La "gioia" di Aoun per il papa

Il presidente Joseph Aoun ha accolto “a nome di tutti i libanesi” l’annuncio della Santa Sede “con fede incrollabile e profonda gratitudine”. “Si tratta di una tappa importante - ha aggiunto - nella storia dei profondi legami che uniscono il Libano alla Santa Sede”. Essa incarna “la costante fiducia che il Vaticano ripone nel ruolo del Libano, come Paese-messaggio”. Dichiarandosi “onorato” di vedere il Libano come prima meta dei viaggi del papa all’estero, per il capo dello Stato non si tratta solo di “una semplice tappa protocollare, ma un momento storico importante. Significa che il Libano, nonostante le sue ferite, rimane presente nel cuore della Chiesa universale e nella coscienza del mondo, che vi rimane come uno spazio di libertà, una terra di convivenza e un messaggio umanitario unico proveniente dal Cielo che interpella la coscienza dell'umanità”. “Tutti i libanesi, cristiani e musulmani, di tutte le confessioni e comunità, si preparano - afferma Aoun - fin da ora ad accogliere il Papa con sincera gioia e un’unità nazionale rara, ma che riflette l’immagine reale del Libano. “Vediamo in questa scelta - conclude - un rinnovato appello alla pace, al consolidamento dell’autentica presenza cristiana in questa regione e alla salvaguardia del modello libanese, necessario al mondo come alla regione”.

Berry: “Visita storica”

Anche il presidente del Parlamento, Nabih Berry, accoglie favore la visita del papa secondo quanto riferito dall’ex ministro Wadih el-Khazen, presidente del Consiglio centrale maronita, con cui si è incontrato ad Aïn el-Tiné. Per il capo del movimento sciita Amal rappresenta “un nuovo barlume di speranza per i libanesi in questi tempi segnati da molteplici crisi e prove” e spera che porti “beneficio, pace e speranza” ad una nazione bisognosa “più che mai” di segni di incoraggiamento per rimanere unita.

Berry ha poi sottolineato che il fatto che il pontefice sarà accolto all’aeroporto internazionale di Beirut dal capo dello Stato, cristiano, dal primo ministro Nawaf Salam, musulmano sunnita, e da lui stesso, personalità sciita. Un fattore che permetterà di “riflettere la vera unità nazionale e la preoccupazione dei libanesi per la continuità e la stabilità del loro Paese”. “Il miglior omaggio che il Libano può rendere al papa durante questa visita sarebbe - conclude Berry - è l’applicazione integrale della risoluzione Onu 1701 [che ha posto fine alla guerra del 2006, ndr] prima del suo arrivo, affinché l’esercito israeliano si ritiri dai territori libanesi ancora occupati nel sud e metta fine alle violazioni quotidiane e ai ripetuti bombardamenti contro civili innocenti”.

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