21/08/2025, 10.27
LIBANO - VATICANO
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Card. Raï: papa Leone in Libano ‘entro fine anno’, attesa per l’ufficialità

di Fady Noun

Il patriarca maronita ha detto che il pontefice è atteso “entro dicembre”. Una visita che potrebbe rientrare nel viaggio a Nicea, nel solco di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Dalla Santa Sede non vi sono informazioni ufficiali. Prevale un approccio improntato alla prudenza per le tensioni nel sud - un morto oggi - e la controversia sulla resa delle armi di Hezbollah.

Beirut (AsiaNews) - Appena emersa ieri, la notizia ha subito sollevato una vasta eco tanto nel Paese dei cedri quanto in Italia e negli ambienti vaticani: secondo il patriarca maronita card. Beshara Raï, il pontefice è atteso in Libano “da qui al mese di dicembre”, in quella che sarebbe la sua prima visita fuori dai confini nazionali dopo la sua elezione. “Stiamo aspettando che il Vaticano annunci la data esatta della visita” ha aggiunto il capo della Chiesa maronita, davanti alle telecamere del canale televisivo Al-Arabiya. Sul sito internet libanese della catena Mtv il giornalista Dany Haddad ha persino precisato - citando molto vagamente ambienti presidenziali e patriarcali - che Leone XIV arriverebbe in Libano il 30 novembre per una visita di tre giorni.

In un quadro di voci e notizie che si rincorrono, al momento non è giunta ancora alcuna conferma della notizia da parte della Santa Sede. In Libano, fonti ecclesiastiche contattate da AsiaNews ricordano che una visita del papa era già in preparazione sotto il pontificato di Francesco, ma che era stata rinviata per motivi legati sia alla salute del pontefice argentino che alla situazione interna instabile del Libano.

Secondo una fonte ben informata vicina alla sede patriarcale, il protocollo richiede che le visite di un papa all’estero siano annunciate contemporaneamente dalla Santa Sede, dalla Chiesa locale e dalla presidenza della Repubblica del Paese visitato. Di contro, la notizia non può venire anticipata in maniera autonoma e indipendente da una sola di queste istituzioni. Ecco perché, prosegue la fonte, fino a che non viene fatto questo triplice annuncio, “l’esistenza dei preparativi è tutto ciò che si può dire riguardo a una visita del Santo Padre in Libano”.

Prudenza

Negli ambienti giornalistici si ritiene che la Santa Sede non abbia ancora annunciato la visita, né fornito date e dettagli al riguardo, per una questione di “prudenza”. Negli ambienti vaticani, infatti, vogliono prima assicurarsi il livello di sicurezza indispensabile al suo buon svolgimento, in una fase delicata della vita del Paese dei cedri: un quadro attuale segnato dal proseguimento dei raid israeliani contro obiettivi di Hezbollah, in particolare nel Libano meridionale che hanno provocato un morto in queste ore; e, al tempo stesso, per il rifiuto energico del partito filo-iraniano di disarmarsi, in conformità con una decisione presa dal Consiglio dei ministri del 5 e 7 agosto e secondo le direttive previste dalla risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un rifiuto che si accompagna alla minaccia di ricorrere alla piazza e, insinuandolo, alle armi.

In ogni caso anche se l’informazione fosse confermata il Libano non sarebbe comunque la prima destinazione del viaggio di Leone XIV fuori dall’Italia, perché la prima tappa dovrebbe essere con tutta probabilità Nicea (l’attuale Iznik, in Turchia), nell’ambito delle celebrazioni previste per il 1700° anniversario del Concilio ecumenico (325-2025). Se avrà luogo, la visita avverrà in occasione della festa di Sant’Andrea (il prossimo 30 novembre), come preludio alla successiva tappa in Libano. Tuttavia, la Turchia “attende ancora con impazienza la conferma della presenza del Santo Padre”, come precisa la fonte citata sopra.

Unità e dialogo interreligioso

Le due visite, se confermate, si inseriscono innanzitutto nel quadro di una stessa aspirazione fondamentale: quella del ripristino dell’unità tra cattolici e ortodossi. Un’unità la cui importanza è riconosciuto come urgente dai patriarchi orientali e dai fedeli del Medio oriente, alla luce degli sconvolgimenti che hanno segnato la regione dall’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti (2003) e dall’esodo di massa dei cristiani dal Paese arabo e, oggi, dalla vicina Siria.

Per il Libano in particolare, la visita di Leone XIV dovrebbe capitalizzare i progressi compiuti in materia di dialogo interreligioso dai suoi tre predecessori: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Progressi che, da Abu Dhabi a Najaf, passando per Il Cairo, Ramallah, Gerusalemme e persino il Bahrein, hanno permesso di instaurare relazioni umane e teologiche significative tra la Chiesa cattolica e l’islam, al fine di dissociare la fede dalla violenza e di proteggere il più possibile le religioni da qualsiasi strumentalizzazione politica: uno sforzo che ha portato, tra i suoi grandi risultati, alla dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza umana, la pace mondiale e la convivenza (2019), firmata da papa Francesco e Ahmad el-Tayeb, grande imam dell’università di Al-Azhar (Il Cairo); l’altro è stata la visita di Francesco all’ayatollah Ali al-Sistani (2021) a Najaf (Iraq), autorità suprema degli sciiti nel mondo e le cui opinioni sono in profondo contrasto con lo sciismo militante difeso dalla Repubblica islamica dell’Iran e dalla guida suprema Ali Khamenei.   

La presenza di papa Leone in Libano avrà anche aspetti pastorali, evangelici e sociali che riguardano i rapporti tra le forze politiche cristiane, l’attenzione alle fasce svantaggiate, l’esaltazione della vita monastica e la visita ai “luoghi santi” libanesi: la valle sacra della Kadisha, cuore della vita monastica maronita, Harissa, Annaya e altri grandi santuari. Una messa all’aperto sarà il momento culminante della visita.

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